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In Emilia le lotte nelle cooperative della logistica si moltiplicano

Cambiano i nomi dei soggetti implicati ma non cambia la storia. Il subappalto del lavoro del facchinaggio a cooperative che accettano e vincono appalti giocando al ribasso è ormai storia nota.

Com’è storia nota che a farne le spese siano i lavoratori che in questa catena di responsabilità demandate sono quelli che si trovano a subire condizioni di lavoro sempre più inique, salari sempre più impoveriti a fronte di carichi di lavoro sempre maggiori.

Ed è per ottenere il rispetto dei loro diritti che i lavoratori della Geodis hanno iniziato la loro lotta. Insieme a loro alcuni rappresentanti sindacali e parte della Bologna solidale hanno dato vita ad un presidio davanti ai cancelli della ditta imponendo il blocco del passaggio delle merci. I camion non entrano e non escono.

Il flusso delle merci resta in attesa, come in attesa è restato per troppo tempo il rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori.

Turni di 11 -12 ore non retribuiti come straordinari, sottrazioni ingiustificate in buste paga già misere, pagamenti a 60 giorni, inesistenza di un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza(ce n’è uno per gli impiegati, risponde l’azienda).

Ricordiamo che due anni fa alla Geodis perde la vita nel corso di una manovra Mohammed, un lavoratore egiziano a cui ironia della sorte mancavano solo pochi mesi al raggiungimento della pensione. In questa vicenda sono molti i lati oscuri, come fanno notare  alcuni lavoratori che ricordano come il mezzo che guidava il lavoratore prese stranamente fuoco dopo l’incidente mortale e poco prima che arrivassero i carabinieri per gli accertamenti.

I lavoratori tutti coesi richiedono il rispetto dei loro diritti e la garanzia del mantenimento del loro posto di lavoro qualsiasi sia il prossimo, l’ennesimo cambio d’appalto.Le risposte dell’azienda per ora sono le solite : ” Rappresento geodis, sono il responsabile di… ma non ho l’autorità per”.

Tutti “a responsabilità limitata”, nessuno al corrente delle vergognose condizioni di lavoro. L’azienda dà la colpa alla cooperativa, la cooperativa dà la colpa al’azienda.

La verità è che alle aziende conviene appaltare a cooperative a basso costo e le cooperative accettano appalti difficilmente praticabili senza presupporre una condizione di sfruttamento del lavoro.

Non sapere come realmente tutto questo funziona è impossibile per chi fa parte del gioco.

Un’ episodio piuttosto esplicativo a cui assistiamo è l’esortazione del “responsabile dei responsabili” a togliersi di lì, dai cancelli. Qualificandosi uomo di buon senso l’interfaccia dell’azienda afferma come non sia il caso di discutere lì in mezzo alla strada , luogo scadente per il rispetto stesso dei lavoratori, quasi a farne una questione di principio.

Eppure quest’imperativo morale scompare tutti i giorni e tutte le notti quando l’azienda e i suoi responsabili ordinano ai lavoratori di continuare a scaricare e caricare le merci lì in quel luogo squalificante all’ennesima ora di straordinario che non verrà pagata.

La miopia del profitto non stupisce, ma è davanti a quei cancelli che è necessario continuare a porre il proprio sguardo e la propria presenza, solidali con le lotte.

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