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Uno sguardo dentro “graffiti, arte o vandalismo?”

Lo speciale in sé, infatti, risulta ben articolato, quantomeno perché tratta il tema dei graffiti in modo ampio, sviluppando diversi aspetti neanche troppo banali. Fornisce a chi lo guarda in modo aperto, basi per sviluppare realmente un senso critico sul tema, anche grazie alla varie interviste ai protagonisti, che cosi oltre ai muri possono sfruttare altri canali per parlare di loro stessi.

Va comunque puntualizzato il fatto che sia stato mandato in onda alle 23, quindi non a un orario in cui casalinghe, padri di famiglia e figlioli si stringono a tavola o di facile fruizione per gli anziani annoiati, soggetti a cui un lavoro del genere sarebbe utile per dare un po’ di cultura e senso critico a chi di questo argomento troppo spesso cerca di parlare con troppi luoghi comuni e pregiudizi.

Mi spingerei quasi a dire che, non si capisce se volontariamente o meno, si fa passare finalmente il fenomeno graffiti come una cosa positiva (su RaiUno!!).

Si percepisce una tinta ironica e leggermente sbeffeggiatrice quando per della vernice sui muri viene intervistato un esperto di terrorismo o quando il commissario di polizia municipale afferma che a Milano sono presenti un migliaio di writer e il giornalista si lascia scappare uno sguardo tipo “Ah però, non sono mica pochi!”. Sembra chiedersi qual è la comunità di cui parla nella sua intervista l’ex assessore alla sicurezza di Milano che avanza anche una sua opinione su cosa sia “il bello”, non si sa bene certificata da quali competenze…
Ugualmente imbarazzante è la risposta di Roversi Monaco quando viene incalzato riguardo alla presenza all’interno della sua mostra di Bologna di un’opera di Blu nonostante le proteste dell’autore. La faccia tosta che riesce a mantenere mentre si arrampica sugli specchi è davvero da premio Oscar.

Però, c’è un però… Viene da chiedersi a questo punto come mai si stiano moltiplicando le iniziative (questo documentario, come anche appunto la mostra bolognese di Roversi Monaco) intese a far passare la street art sotto una luce positiva dopo anni e anni di persecuzioni che continuano tutt’ora.

In particolare è stata la conclusione, sulle note di “The sound of silence” di Simon & Garfunkel e con la scritta su un muro “be free”, che mi ha sollevato queste riflessioni. Il concetto di “libertà” risulta infatti troppo ambivalente: mentre per i writer i muri “liberi” sono una qualsiasi superfice liscia, non occupata da comunicazioni rispettabili, per il capitale sono quelli che esso stesso ha concesso agli artisti in seguito ai vari fallimenti dei tentativi repressivi…. per non parlare di quanto la parola “libero” ci schifi affiancata alla parola “mercato”!!!

La risposta infatti sta nelle parole di Rancy, in questo stesso speciale, quando parla della “pacificazione” tentata attraverso i muri in concessione a cui si può aggiungere anche la “monetizzazione” del fenomeno come attraverso le gallerie artistiche.
Questi sono i processi che si stanno tentando contro questo fenomeno. Le opere della maggior parte dei migliori writer che anche vengono nominati sono infatti basate su contenuti di critica alla società, ma al di là della sostanza, la stessa forma del writing a priori è critica alla società, poiché è riappropiazione di potere.
Fin dalla prima tag di Taki 183 il desiderio era quello di un soggetto invisibile di potenziarsi, sfruttando spazi liberi della metropoli per far emergere il proprio nome. “Liberi” come contrario di “occupati”, in questo caso dal capitale che non avrebbe le forze né fisiche né monetarie di mantenerli tali. I muri, le strade, nella ambivalenza che sottendono, infatti, sono potenzialemente destabilizzanti per il potere poiché sono indispensabili per la produzione e riproduzione della forza lavoro, per la circolazione delle merci, ma al contempo contengono la possibilità di funzionare da bacheca per i soggetti che li vivono e li guardano, da luoghi di espressione, da ricettacoli di contropotere.
E per questo il potere li vorrebbe vuoti e puliti. Il writing è rottura di questo vuoto e silenzio ed è quindi pericoloso aldilà dei contenuti, per se stesso.
Street art nei musei e nelle gallerie? A questo punto capiamo bene perché la controparte auspichi a questo processo… E diventa anche automaticamente inaccettabile la lettura del fenomeno del writing attraverso la categoria “arte”, che distingue tra brutto/bello e quindi tra consentito/non consentito. Non è in questa chiave che il fenomeno graffiti deve essere letto, e troppo spesso anche gli stessi artisti non prendono coscienza di questo fatto o la perdono tra le sirene ammaliatrici della mercificazione delle gallerie o le accuse demonizzanti della criminalizzazione.

Lo speciale dura più di un’ora, di seguito segnalo i punti salienti e il minutaggio in cui i temi principali vengono trattati, nonostante ciò consiglio vivamente di guardarlo per intero, per goderselo e magri venire stimolati a altre riflessioni.

Intrduzione – La controversia sui graffiti. Il dibattito tra vandalismo e arte.

Min. 3.25 – intervento di Dal Lago e Giordano, autori del volume “Graffiti”

Min. 5.20 Storia del graffito – da Taki 183 e i ragazzi del Bronx – la tecnica, gli strumenti, le regole non scritte.

Min. 12.10 I tentativi della repressione

Min. 18.10 La emergency brake e la passione per i treni – Alex Fakso racconta il suo punto di vista fotografico.

Min. 26.00 L’associazione Retake di Milano e la sua collaborazione altalenante col quartiere – il caso di Pao e Linda di Parco Sempione.

Min. 30.35 I We Can All (wca)

Min. 32.45 Storie di writers – Daniele Attia, Luca “Rancy”, Marco Virgillito e Marco “Teatro”

Min. 41.20 Una passione pericolosa – le storie di Naryshev Svyatoslav e di Edoardo “Sirio”, raccontata dalla mamma.

Min. 44.50 Bologna e la street art – i collettivi, Rusty, Dado, i BBS e l’arte nelle gallerie di Roversi Monaco. Le polemiche di Blu.

Min. 51.25 I locali di R.U.S.Co all’ex Zincarificio. La street art come soluzione al degrado.

Min. 55.40 writing e street art, provocazione e dialogo? La cultura Hip Hop, le quattro discipline, sottocultura e mainstream contro o dentro la società. Gli artisti: Kenny Random, Alicè, Andrew Pisacane “Gaia”, Lech e So what, Seth e associazione 999.

Min. 1.05.40 Quel mostro di Banksy

Min. 1.09.05 La periferia di Roma – San Basilio con Mathieu Romeo, Mattia e Grom
La conclusione “commovente”…

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