InfoAut
Immagine di copertina per il post

Pilastro 2016, ovvero: la «gentriFICazione democratica» che piace al Partito.

 

Era il 4 gennaio 1991, quando in via Casini, al Pilastro, quartiere operaio di Bologna, tre giovani carabinieri caddero sotto i colpi della banda della Uno Bianca, un gruppo di criminali, quasi tutti poliziotti, con simpatie politiche di estrema destra. Le tre vittime si trovavano a pattugliare la zona perché, qualche giorno prima, qualcuno aveva provato a dar fuoco a una scuola dismessa, usata come ricovero da circa trecento extracomunitari. L’omicidio – senza un movente chiaro – divenne subito un caso nazionale, il simbolo più vivido non solo di una vicenda misteriosa, ma anche della fine dell’eccezionalità bolognese, un modello sociale che pure era in crisi, almeno dal 1977. Una fine testimoniata anche, pochi giorni prima, da un’altra efferata strage della stessa banda, quella contro il campo sinti di via Gobetti: una strage gratuita, una strage “no profit” e razzista. Una strage a cui la cittadinanza rispose con indifferenza, perché anche allora, come oggi, rom e sinti non sono nessuno. «Anni e anni di cazzate tipo ‘isola felice’ non han fatto che danni. Bologna è solo il buco del culo del mondo», cantava in quel periodo l’Isola Posse All Star.

 

E il buco del culo di Bologna, allora, era proprio il Pilastro, separato dalla città dalla tangenziale e da un ricco patrimonio di pregiudizi, cliché e paure della Bologna perbene.

 

 

Cliché che durano ancora oggi, e a cui i vecchi residenti si oppongono con orgoglio, come fa Enzo Sgarbi, pensionato, un passato da metalmeccanico, secondo cui il Pilastro è, né più né meno, «il posto più bello di Bologna».

Nel 2016 il quartiere ha compiuto cinquant’anni e l’amministrazione comunale ha organizzato Pilastro 2016, un piano di riqualificazione «multi-dimensionale» – cioè con interventi allo stesso tempo materiali, sociali, culturali ed economici – che punta a rendere compatibile, in una stessa narrazione di successo, tutto il patrimonio storico della zona e la sua rinnovata tensione verso un futuro di sviluppo, investimenti, crescita. Compleanno del Pilastro, il 2016, ma anche scadenza elettorale, con una forte flessione del Partito Democratico nelle periferie.

Inaugurato nel 1966, il quartiere era un simbolo della politica urbanistica del PCI, con molte case popolari per i profughi di ritorno dalla Libia, dopo l’ascesa di Gheddafi, e per gli immigrati meridionali che lavoravano nelle fabbriche del bolognese. «Quando siamo arrivati», racconta Pino Paletta, oggi presidente del centro anziani, «c’erano le buche nelle strade, qui non arrivava nemmeno l’autobus; queste cose ce le siamo conquistate!»

 

Tuttavia, tante cose sono successe da allora: la ristrutturazione economica si è portata via, insieme a tante fabbriche, anche la solidarietà mutualistica dei primi anni, e mentre quella generazione di operai andava in pensione, le prime ondate migratorie dal Maghreb, dall’est Europa e dai Balcani, cambiarono il tessuto sociale del territorio. Era il periodo, per l’appunto, della Uno Bianca. Le nuove generazioni, precarie e disoccupate, vennero man mano escluse dal cosiddetto «buongoverno» (post) comunista e divennero così un corpo separato dai vecchi del quartiere, mentre la stessa classe dirigente cominciò a vedere il Pilastro in funzione di investimenti speculativi, piuttosto che come terreno di inclusione sociale. Già negli anni Ottanta vennero le prime privatizzazioni di case popolari; poi ci fu la costruzione, a nord del quartiere, del gigantesco parco commerciale Meraville, ricco di megastore come Decathlon, Leroy Merlin, MediaWorld e l’immancabile Coop. L’intera struttura volge le spalle al Pilastro per guardare invece la nuova facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e il Centro Agroalimentare CAAB.

Ed ecco che il Comune, nel 2004, aumenta la superficie urbanizzabile della zona del CAAB (chiamata Aree Annesse Sud) e poi, nel 2010, la rivende a Idea Fimit, una società di gestione del risparmio (SGR) che opera soprattutto nelle privatizzazioni del patrimonio immobiliare pubblico. In mezzo, nel 2008, spunta l’Accordo Territoriale della zona, il cui principio guida è il mix sociale: «si conta di ‘alleggerire’ il Pilastro dei suoi tanti alloggi ERP (da sostituire con edilizia a canone convenzionato), distribuendoli anche nella zona di nuova costruzione insieme ad altri tipi di residenza». Concetto ribadito da Patrizia Gabellini, assessora all’Urbanistica della prima giunta Merola, a conferma che il comune di Bologna – alle prese con un’emergenza abitativa senza precedenti –  giudica evidentemente prioritaria un’ulteriore cementificazione e la vendita di patrimonio residenziale pubblico.

 

 

In tutto questo spunta, nel 2013, il F.I.Co (Fabbrica Italiana Contadina), frutto del renzianissimo duo Farinetti & Segré (il primo patron di Eataly, il secondo presidente, nel corso degli ultimi anni, più o meno di tutto quel che c’è a Bologna in ambito alimentare, dalla Facoltà di Agraria al CAAB, dal Last Minute Market allo stesso F.I.Co). Il progetto si configura come una gigantesca «Disneyland del cibo» ed è allo stesso tempo una Grande Opera e un Grande Evento. Destinato a partire il 1° novembre 2015, il giorno dopo la fine dell’Expo di Milano, il progetto è stato continuamente rimandato (oggi si parla di estate 2017). L’investimento iniziale è di 45 milioni, provenienti da Coop, Granarolo, Manutencoop, Emil Banca e coop «bianche», Ascom, Confcooperative, banca IMI (gruppo Intesa-S.Paolo), Carimonte (Unicredit) e fondazione Carisbo. Nel dicembre 2015, il gruzzolo è salito a 141 milioni, con un’ingente quota (14 milioni) versata da Enpam, il fondo pensione dei medici, perché, come spiega il presidente Alberto Oliveti, «i nostri soldi, che rappresentano le pensioni di medici e odontoiatri, devono essere investiti in un progetto remunerativo, e F.I.Co. lo sarà, grazie alla sua parte commerciale». A questi finanziamenti, si aggiunge una dote non indifferente del pubblico, visto che Comune e Regione hanno già conferito al progetto la gigantesca struttura dell’ormai ex-CAAB, valutata 55 milioni di euro.

Questo nuovo Parco Agroalimentare farà da traino, tra le altre cose, alla cementificazione di 85.000 metri quadri di terreni incolti (le già citate Aree Annesse Sud) e coltivati a grano (un’area limitrofa chiamata Pioppe). L’obiettivo dichiarato è quello di attirare milioni di visitatori ogni anno, in una grande vetrina del cibo di lusso, coerente con la nuova immagine di «Bologna city of food», città-bomboniera ad uso e consumo di turisti e buongustai.

Parco commerciale Meraville, parco Agroalimentare F.I.Co. Il tutto a soli due chilometri dal Pilastro, ma già un altro mondo rispetto alla realtà sociale del quartiere. Ed è proprio qui che si inserisce il progetto di riqualificazione Pilastro 2016.
Insieme ad opere letteralmente di facciata – come la riverniciatura di una decina di edifici ERP – il piano prevede interventi materiali – come marciapiedi, illuminazioni, piste ciclabili – e socio-culturali. Questi ultimi sono stati sviluppati attraverso molti cantieri tematici, con il coinvolgimento di associazioni e servizi locali, ma con la gestione effettiva nelle mani di due cooperative affiliate a Lega Coop. La prima è Camelot, cooperativa “rossa” del terzo settore, egemone nel ferrarese ma new entry nel capoluogo emiliano, a lungo chiacchierata in tempi recenti per aver vinto bandi senza gara nel progetto Sprar (accoglienza di richiedenti asilo): bandi per i quali l’Autorità nazionale anticorruzione ha predisposto la revoca nell’agosto scorso. Camelot si occuperebbe degli aspetti di integrazione sociale di Pilastro 2016. Il secondo attore è Open Group  noto ai bolognesi perché da una paio d’anni  gestisce anche l’emittente Radio Città del Capo:  al «team di storytelling» della cooperativa è affidata la narrazione del progetto, tramite la creazione di un blog di «cittadini-giornalisti affiancati da professionisti».

Tanta retorica partecipativa è in linea con i principi di sussidiarietà su cui Bologna ha sviluppato politiche d’avanguardia: lavoro gratuito (o al limite tramite voucher) per i soggetti coinvolti, semplici tirocini per molti operatori sociali delle cooperative, sviluppo di un forte senso di comunità e di appartenenza, senza però una reale condivisione delle scelte. Lo confermano le testimonianze di alcuni operatori, ma soprattutto la stessa Ilaria Daolio, responsabile tecnica dell’intero progetto: «sul tema lavoro si è già cominciato, per ora si utilizzano i voucher. La logica però deve essere imprenditoriale. Ai ragazzi diciamo: il lavoro ve lo dovete costruire».

Nonostante l’eccesso di neo-lingua social, alcuni progetti rappresentano davvero elementi di interesse: è il caso, ad esempio, della creazione di un’arena per spettacoli, con il coinvolgimento dell’associazione Laminarie, che dovrebbe portare avanti laboratori teatrali con ragazzi segnalati dai servizi sociali.

Ma qual è il vero obiettivo di Pilastro 2016? «Quello di riconnettere il quartiere ai territori limitrofi, soprattutto verso nord-est e verso il Cuneo agricolo di pianura», sostiene la Daolio. Tradotto: unire il Pilastro alle Aree Annesse Sud, i cui progetti di cementificazione e di edilizia commerciale residenziale privata sono ormai parte integrante del sistema-F.I.Co. Lo rivela l’elenco dei soci di Mastro Pilastro, associazione appena costituita e colonna portante di Pilastro 2016: Comune e Quartiere San Donato, Acer (l’agenzia regionale per la residenza pubblica), Caab, Emilbanca, Fondazione Unipolis (di Unipol), dipartimento di Agraria, parco Meraville e, ovviamente, Coop.

Non per nulla, gli interessi di Mastro Pilastro coincidono spesso con quelli di F.I.Co. E’ il caso dell’opaca vicenda che ha portato allo sgombero coatto di una casa e di un terreno di sei ettari in via Fantoni, proprio di fronte all’ex-CAAB. Fin dal 1989, quella cascina – di proprietà comunale – era stata assegnata in comodato d’uso gratuito all’associazione Aquila, che si occupa di recupero animali. Nel casolare vivevano i due soci della Onlus, la figlia e una famiglia di rom da loro ospitata. Così racconta la vicenda Giuliano Bianchi, presidente dell’associazione: «Per molti anni il Comune ha manifestato totale disinteresse per quel terreno fino a che, nel 2013 (anno del lancio di F.I.Co., ndr), ha cominciato a chiedere conto di alcune fatture. Poi c’è stata l’escalation: nel 2014 l’Enpa (Ente Protezione Animali, ndr) ha sequestrato le voliere di cattura dei piccioni che noi avevamo piazzato all’Ipercoop. Poi l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ndr) affermò che le nostre gabbie a trappola erano le uniche che funzionavano sul territorio, per cui l’Enpa fu costretta a dissequestrarle». A questo punto il Comune avrebbe accusato l’associazione di maltrattamento di animali: «per avvalorare questa tesi sono venuti un paio di mattine alle sei a fare controlli nella stalla: ci hanno dato una multa perché la stalla era sporca, ma è normale che a quell’ora lo sia. Ci hanno poi dato 30 giorni di tempo per fare lavori che non ci potevamo permettere, e che erano pure inutili, come sostituire tutte le gabbie, che tra l’altro erano a norma». Si arriva così all’ordine di sgombero: «ci hanno dato 60 giorni per portare via tutto, ma noi non avevamo un posto dove mettere la roba e gli animali». Lo sgombero è così avvenuto il 9 settembre 2015, con 40 poliziotti che hanno portato via animali e beni che Bianchi stima in 25.000 euro. La famiglia è stata poi trasferita al residence Galaxy, messo a disposizione poco dopo, per risolvere l’emergenza abitativa causata dallo sgombero dell’Ex Telecom, nel quartiere Bolognina. Dei rom ospiti non si è saputo nulla. Passano pochi mesi, e il Comune concede in comodato d’uso il terreno a Mastro Pilastro, quindi a Coop, Unipol, Meraville, Caab, cioè di fatto a F.I.Co. L’obiettivo sembra essere farne una stalla, un campo coltivabile e una mostra di prodotti che sia parte del nuovo Parco Agroalimentare; tuttavia, anche in questo caso i lavori stentano a decollare, così che lo stabile abbandonato è oggetto di saccheggi, furti e danneggiamenti.

 

La casa e il terreno di Via Fantoni, dopo lo sgombero di settembre 2015

La casa e il terreno di Via Fantoni, dopo lo sgombero di settembre 2015

 

Gli sgomberi, al di là del caso eclatante, rappresentano a tutti gli effetti l’altra faccia di F.I.Co. – o se vogliamo di Pilastro 2016. Fulvio, del collettivo Social Log, sostiene che proprio negli ultimi anni si sono moltiplicati gli sfratti di case e roulotte in quartiere, e lo testimonia il maggior numero di residenti del Pilastro che si sono rivolti al loro sportello abitativo. E’ la divisione dei compiti della Bologna di oggi: il Comune fa interventi di facciata, di “gentrificazione soft”, mentre prefettura e questura si occupano del lavoro sporco. Il tutto condito da una bella riverniciata di retorica della sicurezza. E in questo senso non stupisce che la vendita da parte del Comune dei terreni agricoli Aree Annesse Sud e Pioppe sia stata scambiata proprio con la promessa di costruire una caserma dei carabinieri al Pilastro.

D’altra parte, se l’arrivo di F.I.Co porterà un ingente afflusso di turisti, non si vorrà mica ospitarli in un quartiere pieno di zingari, balordi e poveracci… I quali, per crudele ironia, sono gli stessi soggetti presi di mira, venticinque anni fa, dalla Uno Bianca.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

TRUMP II: La guerra commerciale si fa globale. 

Riprendiamo e traduciamo il contribuito che i compagni di Chuang hanno dato al neonato progetto editoriale “Heatwave”.  Buona lettura. In questo primo contributo al nuovo progetto Heatwave, rispondiamo alle domande di questo collettivo sull’impatto globale delle ultime ondate di dazi americani. La panoramica completa di questa inchiesta può essere letta sul loro sito web, insieme […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

“I padroni del mondo:come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia”

Venerdì 6 giugno presso il CSOA Askatasuna alle ore 19.30 si terrà insieme all’autore Alessandro Volpi la presentazione del libro “I padroni del mondo: come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia” (Laterza, 2024).  D’accordo con l’autore pubblichiamo l’introduzione del libro. Mappe. Esiste un legame evidente fra l’idea che serva una continua […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il posto di Hamas (e di chi chi seguirà o precede) in Palestina

Qualche precisazione sul ruolo del movimento, all’interno di una più ampia cornice di lotta anticoloniale di Lorenzo Forlani, da lorenzoforlani.substack.com Mi sembra sia arrivato il momento, o forse non ha mai smesso di esserlo. Vogliamo parlare di Hamas? E parliamo di Hamas, una volta per tutte, tentando di scrollarci di dosso paranoie, tensioni mai sopite, […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Note preliminari sul «sistema degli Stati»

È generalmente noto che Karl Marx, nel piano del Capitale, prevedesse una sezione dedicata allo Stato – sezione di cui non scrisse nemmeno una bozza.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’uso dei reati associativi per contrastare il conflitto sociale: il processo contro il CSOA Askatasuna (1° parte)

Il processo contro 28 militanti del centro sociale Askatasuna e del movimento No Tav, conclusosi il 31 marzo scorso, costituisce il tassello principale di un’articolata strategia volta a contrastare il conflitto sociale a Torino e in Val di Susa

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Russia: i segreti della resilienza economica

Abbiamo tradotto il testo di Mylène Gaulard, docente di economia presso Università Pierre Mendes France – Grenoble 2, apparso originariamente su Hors-serie in quanto intende mettere a nudo l’enorme distanza tra la narrazione dominante occidentale (e principalmente europea) sul conflitto in Ucraina e la realtà materiale dei rapporti di forza economici e geopolitici che si stanno ridefinendo su scala globale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump 2.0: una svolta epocale?

Un confronto sulla percezione che sulle due sponde dell’Atlantico si ha della crisi in corso è importante, ma deve scontare uno choc cognitivo dovuto alla difficoltà di mettere a fuoco una svolta forse epocale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Blackout: è il liberismo bellezza!

Riprendiamo dal sito SinistrainRete questo contributo che ci sembra interessante per arricchire il dibattito a riguardo del recente blackout iberico. I nodi sollevati dall’articolo ci interessano e rimandando a ragionamenti complessivi sulla fase e la crisi energetica, che animano il nostro sito in questi ultimi tempi. Sembra interessante e da approfondire, il ruolo dei mercati finanziari nella gestione delle reti energetiche nazionali e come questo si intersechi con l’utilizzo di fonti rinnovabili, fossili e nucleari.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

György Lukács, Emilio Quadrelli e Lenin: tre eretici dell’ortodossia marxista

György Lukács, Lenin, con un saggio introduttivo di Emilio Quadrelli e una lezione di Mario Tronti, DeriveApprodi, Bologna 2025 di Sandro Moiso, da Carmilla La recente ripubblicazione da parte di DeriveApprodi del testo su Lenin di György Lukács (1885-1971), accompagnato da una corposa introduzione di Emilio Quadrelli (1956-2024) oltre che da un’appendice contenente una lezione di […]

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

2 Giugno: Torino scende in piazza contro il razzismo!

L’8 e il 9 giugno si terrà un referendum popolare che prevede quattro quesiti sul lavoro e un quesito per ridurre da 10 e 5 anni i prerequisiti di residenza continuativa in Italia per l’ottenimento della cittadinanza.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Pescara: colpito col TASER dalla Polizia, giovane ha un malore e muore.

Ennesima vittima degli abusi della polizia che stamattina, a Pescara, ha arrestato un 30enne coinvolto poco prima in una lite stradale. Durante l’arresto gli agenti hanno usato il taser, a loro dire per vincere la resistenza al fermo che sarebbe stata opposta dall’uomo. Condotto nelle celle della questura, il 30enne si è sentito subito male […]

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Infiltrati tra attivisti e partiti: il caso italiano ed europeo

Riprendiamo questo ariticolo di Checchino Antonini da Diogene Notizie, che partendo dal caso italiano del poliziotto infiltrato dentro Potere al popolo ricostruisce alcuni dei maggiori casi degli ultimi anni. Buona lettura!

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

El Salvador: Sei anni di Bukele con poteri ampliati, stato d’emergenza e detenzione degli oppositori

La deriva autoritaria del presidente di El Salvador.

Bukele celebra il suo sesto anno di mandato e il primo dalla sua controversa rielezione, sostenendosi su un regime d’emergenza che accumula denunce per violazioni dei diritti umani e la persecuzione delle voci critiche.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

La collina da tutelare: passeggiata No Gronda Est

Riportiamo un breve resoconto della quarta edizione molto partecipata di “La collina da tutelare”, svoltasi domenica 25 maggio tra le colline intorno ad Airali nel chierese, alla quale Confluenza ha partecipato realizzando un’intervista a Carlo Massucco, storico rappresentante del comitato chierese che si oppone da decenni alla costruzione della tangenziale est, oggi denominata “Gronda” (per aggiornamenti : Terre di nessuno).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Catania: salpata la nave umanitaria della Freedom Flotilla “per rompere l’assedio di Gaza”

In circa una settimana di navigazione, l’imbarcazione umanitaria Madleen della Freedom Flotilla dovrebbe raggiungere le acque basse della Striscia di Gaza.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Quattro giornate di sciopero nel distretto tessile di Prato. Un primo bilancio degli Strikedays

In quattro giorni, scioperi e picchetti in ventotto fabbriche dello sfruttamento e ventiquattro accordi 8×5 già firmati.

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

Per Martina e per tutte le ragazze uccise dalla violenza patriarcale.

Riceviamo e pubblichiamo da Collettivo Universitario Autonomo e Kollettivo Studentesco Autorganizzato (Torino).

Contro la violenza patriarcale sempre più diffusa tra i giovani.