InfoAut
Immagine di copertina per il post

L’Europa, uno sguardo logistico

 

 

 

Come nasce l’Unione Europea? Come si arriva ai trattati di Roma?

In linea generale la storiografia e la letteratura attorno al processo di integrazione europea dipingono i trattati di Roma – che hanno dato vita alla Comunità Economica Europea e all’Euratom (la Comunità Europea per l’Energia Atomica) – come la diretta conseguenza di un passaggio letto in una prospettiva di rottura radicale, rappresentato dalla nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, la CECA. Questa nasce il 9 maggio 1950 quando Robert Schuman (ministro degli esteri francese) legge una dichiarazione scritta per lui da Jean Monnet, che annuncia la messa in comune delle risorse carbosiderurgiche anzitutto di Francia e Germania Ovest, e poi di tutti quegli Stati (non comunisti) che avrebbero accettato di cedere una piccola parte di sovranità (e al progetto aderirono subito Belgio, Olanda, Lussemburgo e Italia). Ora, il punto è: di che Europa si trattava? Che Europa nacque? Qual era la “razionalità” che stava alla base dei trattati di Roma? Sostanzialmente nacque un’Europa calata dall’alto, un’Europa delle élites (e non a caso si parla ancora oggi del deficit democratico dell’Unione Europea), non certo un’Europa sociale ma piuttosto uno spazio «funzione dell’egoismo neoliberale» come la descrive Toni Negri. Un’Europa, in effetti, sorta per rispondere a diverse dinamiche che dette un po’ alla rinfusa potremmo elencare come: l’esigenza di creare un’ampia zona continentale di libero scambio; rispondere agli appelli del “grande alleato” americano che aveva chiuso i rubinetti del piano Marshall e verso cui gli Stati dell’Europa Occidentale avevano in qualche modo un debito (economico e) di riconoscenza; contrastare il “grande nemico” sovietico con una compagine economicamente unita; rispondere a esigenze di politica interna agli Stati per respingere le prospettive di vittorie elettorali comuniste e avallare un sostanziale potere monolitico democristiano… più in generale la CECA prima e la CEE poi nacquero per dare sostanza a un progetto che – come scrive Foucault in un suo testo ormai abusato, Nascita della biopolitica – rispondeva ai dettami dell’ordoliberalismo tedesco. L’ordoliberalismo era servito moltissimo al sorgere della

Germania Occidentale, perché aveva permesso di “giustificare” la rinascita di quello Stato attraverso la creazione di uno spazio di libertà economica. La CEE secondo un’opinione diffusa, nasce con le stesse dinamiche e le stesse prospettive: quelle cioè che attraverso la creazione di uno spazio di libertà economica avrebbe poi creato uno spazio politico. Ecco tutto questo è certamente vero, però mi sembra che dal punto di vista storico (e politico) sia più produttivo evitare di leggere questo processo come qualcosa di drasticamente nuovo che si innesta su uno spazio di Stati‐nazione rivolti verso un’inesorabile declino. Mi sembra più opportuno e produttivo inserire la nascita della CECA e della CEE in un ciclo più ampio di sviluppo del liberalismo e del neoliberalismo, che dalla fine dell’Ottocento (e quindi da una fase di primordiale globalizzazione) si diffonde fino ai giorni nostri (alla fase avanzata della globalizzazione) dove la politica (non una politica attenta al sociale o al bene comune…proprio l’idea di politica democratica tout court) perde a poco a poco il suo carattere appunto democratico, e viene svuotata a favore di istanze puramente economiche e finanziarie. E per capire a pieno questo processo di “svuotamento” credo che oggi si riveli molto utile guardare all’integrazione europea con la “lente della logistica”. La logistica negli ultimi anni ha mostrato tutta la sua portata e il suo intreccio con la politica. Le lotte nella logistica sviluppatesi in tutto il pianeta hanno svelato quanto essa non sia soltanto un mero sistema d’organizzazione o gestione, un apparato tecnico. Piuttosto la logistica diventa una “forma di potere” per riprendere il modo in cui la leggono autori come Brett Neilson o Sandro Mezzadra. E mi sembra che essa abbia “agito” anche nel processo di integrazione europea.

 

Cosa intendi quando dici di “guardare al processo di integrazione europea con la lente della logistica”?

A me sembra che la logistica sia uno strumento utile per inserire anche il processo di integrazione europea, come dicevo, in un ciclo storico più ampio che si può identificare con la storia dello sviluppo del capitalismo e della globalizzazione dopo la seconda rivoluzione industriale di metà ‘800. Detta con una battuta, con la CECA e con la CEE non nasce un’Europa più o meno federale: nasce un’Europa tutt’al più “funzionale”, che a ben guardare risponde a pieno ai dettami di uno spazio logistico. Insomma, con la CECA e la CEE nasce lo “spazio logistico europeo”, in risposta appunto alle esigenze economiche e finanziarie delle élites neoliberali che erano drasticamente distanti da qualsivoglia prospettiva sociale o simile. Ora, mi sembra che per capire i termini di questa affermazione andrebbe chiarito in effetti cosa si intende per “spazio logistico”. Detto in due parole, uno spazio logistico è sostanzialmente un’area o una zona priva di interruzioni fisiche, tecniche o legislative su cui i flussi di merci hanno la possibilità di muoversi liberamente. Detto altrimenti, è uno “spazio liscio” che permette il pieno sviluppo del mercato. Affinché questo spazio liscio sorga devono avvenire in pratica due cose: da un lato la costruzione di una rete infrastrutturale che metta in collegamento i nodi produttivi (o estrattivi, come nel caso dei bacini di carbone) e gli scali di smistamento commerciale (come possono essere i porti); dall’altro lato, un processo di omologazione normativa in modo che i territori coinvolti in quello spazio siano sufficientemente uniformati e accettino i termini economici e legislativi degli accordi. Uno spazio logistico dunque non nasce dall’oggi al domani. La realizzazione di una rete infrastrutturale adeguata e l’accettazione politica degli accordi richiede tempo. E proprio questo è ciò che è accaduto in Europa. Per farla breve, soprattutto con l’avvento sulla scena delle ferrovia dalla fine del XIX secolo, si crea una rete infrastrutturale che buca i confini degli Stati ‐nazione e crea la possibilità che i flussi di merci possano scorrere su tutto il territorio: c’è un’uniformazione degli standard tecnici; si costruiscono ponti o gallerie che superano gli ostacoli naturali (le Alpi, ad esempio); si fabbricano vagoni omologati alle rotaie… si crea insomma uno “spazio infrastrutturale europeo” seguito a poco a poco da un adeguamento normativo. La CECA e la CEE io le vedrei come il punto d’arrivo in questo senso, dove sei Stati assecondano le loro esigenze commerciali creando un grande spazio logistico. Insomma a me sembra che l’idea che vede nei Trattati di Roma l’inizio di una nuova Europa vada di molto ridimensionata, perché in fondo sanciscono solamente la nascita di uno spazio economico più ampio per assecondare le esigenze di un mondo sempre più rivolto a una globalizzazione in salsa statunitense. Non è un caso infatti che i movimenti federali o confederali che si erano fortemente sviluppati tra le file delle resistenze antifasciste durante la seconda guerra mondiale, non solo non abbiano fatto parte di quel processo decisionale e costituente, ma non sono nemmeno menzionati in molti manuali di storia dell’integrazione europea di oggi. Le istanze internazionaliste e sociali che li muoveva non vennero prese mai davvero in considerazione da quelle élites, che preferirono costruire una struttura utile allo sviluppo economico statale, che è in fondo quello che vediamo fare all’UE dell’austerity e del fiscal compact di oggi.

 

Quali sono stati gli sviluppi dopo quei trattati?

Gli sviluppi della CEE vanno esattamente nella direzione da cui essi provengono. E cioè nella direzione di un’attenzione allo sviluppo infrastrutturale e logistico e di un sostanziale disinteresse per le istanze di un’Europa sociale o di un progetto politico di confederazione territoriale, dei popoli, di municipalità, ecc. E questa tendenza non è cambiata negli anni ma s’è piuttosto affinata perfezionando i grandi progetti di collegamenti transnazionali presenti nei vari “Libri Bianchi sui trasporti” pubblicati costantemente a partire soprattutto dai primi anni Novanta. Oltre i libri bianchi, per capire questa tendenza basta guardare un video – che si trova facilmente sul sito dell’UE – che riguarda il piano Junker di investimenti infrastrutturali per lo sviluppo dei trasporti (i progetti che comprendono i vari TAV per capirci). Lì si vede nitidamente la logica che intende creare uno spazio europeo liscio e transnazionale attraverso la costruzione dei famosi TENs (i corridoi infrastrutturali europei): il punto è che sono progetti che guardano in maniera pressoché esclusiva ai flussi di merci e di mercato! Se si osserva la stessa mappa europea con gli occhi di un migrante il risultato sono muri e barriere, altro che spazio liscio. E la tendenza, se si pensa ai vari trumpisti europei come Le Pen, Orbàn ecc.. è un rinculo nazionalista che non promette nulla di buono. L’alternativa a questa Europa non può essere un ritorno ai nazionalismi, eppure sembra quello a cui questa Europa ha condotto. Oggi è difficile leggere nel progetto europeo qualcosa che non sia l’austerity elevata a forma di governo, o qualcosa che vada al di là dei progetti infrastrutturali, per agevolare quello che qualcuno ha definito “l’Europa dei flussi”. Flussi commerciali, flussi finanziari, flussi di capitali o tutt’al più flussi di lavoratori. E questo era un processo che si poteva scorgere già dai Trattati di Roma. Mi sembra interessante ad esempio notare (riprendendo il passaggio di un testo di William Walters e Henrick Haahr, due professori che hanno indagato diciamo il processo di integrazione da una “prospettiva foucaultiana”) come in quei trattati non si parli mai ad esempio della libertà di movimento dei cittadini, ma sempre di categorie economiche e sociali o, concludono gli autori, di categorie definite nella loro capacità di «contribuire al processo economico». Insomma, servirebbe un’Europa sociale, ma il punto è capire se sia davvero possibile un’Europa simile a partire da una base com’è quella dei Trattati di Roma, che a me sembra abbiano sancito soltanto l’ingresso sulla scena internazionale di un’Europa logistica. Quest’Europa ha portato a gestioni sanguinose della crisi economica (basta pensare alla Grecia) e sta continuamente mostrando la sua incapacità di saper gestire il fenomeno dei migranti: assiste immobile alle migliaia di morti che fa ogni anno la rotta del Mediterraneo o fa accordi infami di respingimento come quello con la Turchia di Erdogan. È un’Europa figlia del neoliberalismo dei suoi padri fondatori che puntavano a una pace offerta dal mercato, o meglio, che volevano imporre ai cittadini prospettive economiche (già testate durante le guerre mondiali) le cui degenerazioni (o forse semplicemente le cui conseguenze) hanno portato all’Europa marcia con cui abbiamo a che fare oggi.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Los Angeles, o la fine dell’assimilazione

“Non è nostro compito inventare strategie che potrebbero permettere al Partito dell’Ordine di respingere il diluvio. Il nostro compito è piuttosto quello di individuare quali compiti necessari ci vengono assegnati giorno per giorno, quali forze di creatività, determinazione e solidarietà vengono chiamate in causa, e quali forme di azione appaiono ora ovvie a tutti.”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’autunno braudeliano dell’America

Riprendiamo dal sito Phenomenalword questo interessante contributo sulle antinomie della Trumpeconomics a cura di Di Benjamin Braun (Assistant Professor of Political Economy, LSE), Cédric  Durand (Professor of Political Economy, University of Geneva).  Fazioni del capitale nella seconda amministrazione Trump. Secondo lo storico Fernand  Braudel, il declino egemonico è storicamente accompagnato dalla finanziarizzazione. Di fronte a una […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Una resa dei conti coloniale: come la guerra di Israele contro l’Iran riapre vecchie ferite

Riprendiamo di seguito questo articolo di Soumaya Ghannoushi, apparso su Effimera. Condividiamo in gran parte quanto scritto nel testo e nell’introduzione di Effimera, ci teniamo a sottolineare per quanto riguarda il nostro punto di vista che sicuramente quello del multipolarismo rappresenta un orizzonte del desiderio tra le masse del sud del mondo (ed anche qui […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

TRUMP II: La guerra commerciale si fa globale. 

Riprendiamo e traduciamo il contribuito che i compagni di Chuang hanno dato al neonato progetto editoriale “Heatwave”.  Buona lettura. In questo primo contributo al nuovo progetto Heatwave, rispondiamo alle domande di questo collettivo sull’impatto globale delle ultime ondate di dazi americani. La panoramica completa di questa inchiesta può essere letta sul loro sito web, insieme […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

“I padroni del mondo:come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia”

Venerdì 6 giugno presso il CSOA Askatasuna alle ore 19.30 si terrà insieme all’autore Alessandro Volpi la presentazione del libro “I padroni del mondo: come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia” (Laterza, 2024).  D’accordo con l’autore pubblichiamo l’introduzione del libro. Mappe. Esiste un legame evidente fra l’idea che serva una continua […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il posto di Hamas (e di chi chi seguirà o precede) in Palestina

Qualche precisazione sul ruolo del movimento, all’interno di una più ampia cornice di lotta anticoloniale di Lorenzo Forlani, da lorenzoforlani.substack.com Mi sembra sia arrivato il momento, o forse non ha mai smesso di esserlo. Vogliamo parlare di Hamas? E parliamo di Hamas, una volta per tutte, tentando di scrollarci di dosso paranoie, tensioni mai sopite, […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Note preliminari sul «sistema degli Stati»

È generalmente noto che Karl Marx, nel piano del Capitale, prevedesse una sezione dedicata allo Stato – sezione di cui non scrisse nemmeno una bozza.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’uso dei reati associativi per contrastare il conflitto sociale: il processo contro il CSOA Askatasuna (1° parte)

Il processo contro 28 militanti del centro sociale Askatasuna e del movimento No Tav, conclusosi il 31 marzo scorso, costituisce il tassello principale di un’articolata strategia volta a contrastare il conflitto sociale a Torino e in Val di Susa

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Russia: i segreti della resilienza economica

Abbiamo tradotto il testo di Mylène Gaulard, docente di economia presso Università Pierre Mendes France – Grenoble 2, apparso originariamente su Hors-serie in quanto intende mettere a nudo l’enorme distanza tra la narrazione dominante occidentale (e principalmente europea) sul conflitto in Ucraina e la realtà materiale dei rapporti di forza economici e geopolitici che si stanno ridefinendo su scala globale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Stop Riamo: giornata a Torino contro riarmo, guerra e genocidio in Palestina

Riprendiamo il programma della giornata dal canale telegram @STOPRIARMO, percorso cittadino e territoriale che intende costruire una dimensione ampia di attivazione contro la guerra, contro il piano di riarmo e vuole opporsi al genocidio in Palestina.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Sa – hara – lento: sotto attacco la foresta degli ulivi di Puglia

Sa – hara – lento è una di quelle costruzioni terminologiche di fantasia (putroppo solo dal punto di vista lessicale!) che richiede un piccolo sforzo iniziale per comprenderne il senso. Noi ne siamo subito stati incuriositi e la lettura del documento che alleghiamo, curato e inviatoci dal Coordinamento interprovinciale a tutela dei territori, ci ha appassionato, svelandoci meccanismi e analisi che evidenziano ancora una volta, semmai fosse necessario, come l’intreccio di interessi di mercato non si ponga alcun tipo di scrupolo nel devastare un territorio, la sua cultura e tradizione. 

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Il riscaldamento globale non sta solo aumentando. Sta aumentando più velocemente

Emissioni di gas serra, aumento delle temperature, innalzamento del livello del mare, squilibrio energetico della Terra… un nuovo studio pubblicato da 61 scienziati coinvolti nel lavoro dell’IPCC lancia l’allarme sullo stato dei cambiamenti climatici su scala globale.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

Piacenza: aggressione fascista per “Ripulire la città dagli stranieri”. Manifestazione antifascista mercoledì 2 giugno

A Piacenza, nella notte tra il 25 e il 26 giugno, un gruppo di fascisti di CasaPound e affini ha aggredito alcuni passanti, tra cui diversi minorenni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Smilitarizziamo Sigonella. Contro guerra, riarmo, genocidio

Fermiamo il genocidio del popolo palestinese
Impediamo la terza guerra mondiale ed il riarmo europeo
Smantelliamo le basi Usa-Nato – Smilitarizziamo Sigonella.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Conferenza stampa al Comune di Mazzé verso l’assemblea regionale “Il destino dell’agricoltura e del suolo in Piemonte: tra agri-fotovoltaico e nucleare”

Questa mattina si è tenuta la conferenza stampa di lancio dell’Assemblea Regionale di Confluenza dal titolo “Il destino dell’agricoltura e del suolo in Piemonte: tra agri-fotovoltaico e nucleare” che si terrà al Palaeventi di Mazzé sabato 12 luglio dalle ore 9.30

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Guerra alla guerra

Un appello per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina Facciamo appello a tutti e tutte coloro che sentono la necessità di sviluppare un percorso largo e partecipato contro la guerra, contro il riarmo dell’Europa e il genocidio in Palestina. A tutt coloro che già si mobilitano […]

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Fuoco e ghiaccio: lezioni dalla battaglia di Los Angeles

Traduciamo questo articolo anonimo dal sito ill will. Il testo è del 14 giugno, quindi scritto nei giorni caldi delle rivolte. Ci sembra importante cercare di seguire il dibattito interno al movimento che si sta dando negli Usa, per provare a restituire la complessità delle questioni che esso mette sul tappeto.