
Como, tra i migranti in lotta contro confini, razzismo e pietismo
Partite improvvisate di pallavolo si alternano a chiacchierate sulle proprie rispettive biografie; vaste aree del parco sono coperte dai materassi e dai sacchi a pelo che tanti cittadini e associazioni hanno portato ai migranti, mentre fili tra un albero e un altro formano stendini.
La presenza migrante è visibile ovunque nelle zone circostanti la stazione: oltre che nel parco, nei pressi dei supermercati, sul lungolago, nella zona del mercato nascono riunioni spontanee, si fa il punto della situazione, si cerca di capire nuovi punti deboli nel controllo della frontiera, si ascoltano le parole dei tanti volontari che cercano di aggiornare i migranti rispetto le mosse delle istituzioni.
Parlando con alcuni migranti scopriamo che la grande maggioranza delle persone accampate è reduce da altri tentativi di passare la frontiera: in tanti hanno provato a passare al Brennero, altri si sono scontrati con il blocco di Ventimiglia. Sono respinti come palline di flipper e si trovano ora a Como.
La polizia italiana li ha identificati ma si limita ad osservarli nel loro fare su e giù dai treni che vanno da Como a Chiasso, non impedendo preliminarmente i loro tentativi di passare la frontiera, che è compito lasciato agli svizzeri. Alcuni però tuttora riescono a passare in qualche modo la frontiera, offrendo così la speranza a chi ancora è bloccato in stazione di potercela fare.
I migranti non credono alle parole del sindaco, che è venuto a farsi vedere nel parco ma che non offre e non può offrire come ovvio le soluzioni che I migranti vorrebbero, ovvero l’apertura del confine; né hanno più molta fiducia nei giornalisti che li trattano come animali da baraccone e non riportano in maniera corretta le loro parole. Vittime dell’Europa dei confini, i migranti sono sottoposti sempre più ad un doppio tipo di regime di giudizio da parte dell’opinione pubblica.
Da un lato subiscono il razzismo becero e spinto che si può semplificare nelle posizioni leghiste; esponenti locali hanno lanciato raccolte firme per sgomberare il parco, mentre il presidente della Regione Lombardia Maroni ha dichiarato che i migranti lo sarebbero solo per ragioni economiche, e che quindi andrebbero rimpatriati per via della legge Bossi-Fini una volta allontanati dalla stazione, dove rovinerebbero il primo colpo d’occhio al turista arrivato in città.
Dall’altro i migranti vivono sulle proprie spalle una forma di pietismo che si declina nello iato che si viene a formare tra la solidarietà umana e caritatevole e l’assoluta mancanza di ascolto reale dei bisogni e dei desideri dei migranti. Tra questi ultimi non c’è infatti alcuna emergenza di ordine sanitario, e se c’è più avanti potrebbe esserci sarà la chiusura del confine ad averla provocata; inoltre, essendo agosto non soffrono particolarmente di freddo.
Il desiderio dei migranti è unicamente quello di passare la frontiera, verso la Germania, l’Olanda, la Svezia. Ogni forma di solidarietà e di aiuto è ovviamente ben accetta, ma solo se non si tramuta in una forma più sottile di controllo e in una sovradeterminazione delle loro volontà.
Per questo l’atteggiamento pietista che si tramuta nell’appoggio implicito al trovare una soluzione degna per i migranti sul territorio è in ultima istanza nemico dei migranti, perchè legittima in ultima istanza la probabile futura decisione delle istituzioni di destinare i migranti ad una struttura (ancora da individuare) a gestione Croce Rossa.
Una soluzione che come già sperimentato a Ventimiglia renderebbe i migranti più controllabili e perchè no, passibili di espulsione o allontanamento quelli meno “docili” che volessero continuare a provare a passare il confine. Perchè qui il problema, come scrivevamo, è solamente il confine, e nient’altro.
E proprio Ventimiglia è lo spauracchio più grosso per le istituzioni e per i media: sono bastate una serie di scritte sui muri di Como per far delirare i giornali locali sul rischio “No Borders” che potrebbe radicalizzare la situazione in città, portando alla ripetizione degli scontri della cittadina ligure e soffermandosi come ovvio sulla vicenda dell’agente morto, sulla farsa del braccio metallico e compagnia cantando.
La situazione è comunque molto lontana dall’essere risolta, visto che nelle dichiarazioni delle istituzioni comasche i tempi per lo spostamento dei migranti nella nuova struttura dovrebbero allungarsi fino a settembre, e che è probabile aspettarsi una decisa resistenza al trasferimento da parte di persone che come visto conoscono bene ormai le modalità di repressione hard e soft alle frontiere. Se possibile, invece, la questione rischia di aggravarsi e di allargarsi a tutta l’area del Nord della Lombardia, dato che Milano negli ultimi giorni ha visto un notevole incremento nell’afflusso di migranti.
Milano ha già costruito la sua risposta, attraverso la concessione al Comune della caserma Montello da parte della Ministra della Difesa Pinotti. Quest’ultima, impegnata nella nuova avventura bellica italica in Libia, parla di necessario intervento del governo e di “soluzione dignitosa” che andava trovata per i migranti. La solita faccia come il culo di chi prima bombarda per interessi economici e geopolitici e poi parla di dignità e accoglienza..
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