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15N: l’assedio continua!

 

Tantissime città italiane hanno visto cortei determinati e rabbiosi che hanno ovunque riportato la radicalità dell’assedio, dei blocchi e delle occupazioni. Una giovane composizione meticcia che nelle sane pratiche del conflitto sociale e della riappropriazione diretta si sta formando alla trasformazione antagonista del proprio presente sempre più impoverito dall’austerity.

Continua a delinearsi e prendere una variegata e al contempo univoca forma un moto autonomo nei territori che di scadenza in scadenza, di lotta in lotta, continua ad ampliare uno spazio politico antagonista con una propria autonoma temporalità. Dai conflitti nei luoghi di lavoro alle case occupate, dalle scuole ai territori in lotta contro le devastazioni, inizia ad imporsi con chiarezza la possibilità di una netta discontinuità nel panorama della crisi.

Ancora una volta è un metodo politico che pone davanti a tutto il protagonismo delle lotte, gli interessi dei soggetti sociali in conflitto, a segnare una traiettoria ricca di desideri e passioni incomprimibili dalle catene dell’immiserimento sociale. Sempre più la nettezza nell’individuare controparti istituzionali alle quali imporre rivendicazioni non mediabili marca il segno di un’irrappresentabilità che potenzia i movimenti.

Un altro passo in avanti oggi, in attesa della marcia No Tav e dell’assedio al vertice Letta-Hollande, delle giornate di lotta sull’abitare del 29 e del 30 e del dicembre di mobilitazione sul reddito. Un passo in avanti che mostra come le differenti soggettività sociali convergano attorno ad una questione fondamentale: chi decide sulle risorse pubbliche? La traduzione politica che le lotte stanno praticando dello slogan romano “Una sola grande opera: casa e reddito per tutt*” inizia ad assumere con evidenza questa postura, che nel porre la domanda prende già la rincorsa per la conquista a spinta dei diritti sociali.

Gli studenti che oggi hanno assediato province, regioni e ministeri chiedendo la gratuità dei trasporti e dell’accesso alla cultura e che i fondi devono essere investiti nell’edilizia scolastica stanno sostanzialmente ponendo la stessa richiesta degli occupanti di case e della Val Susa in lotta. Che a decidere sull’utilizzo delle risorse pubbliche non siano più le dinamiche di un sistema corrotto.

Continuare su questa rotta dunque: approfondire la separazione dal quadro istituzionale; potenziare nella contaminazione e nell’incontro le lotte; avanzare metro dopo metro senza paura; costruire nei territori i motori antagonisti verso nuove accelerazioni.

¡adelante!

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