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Battisti a Rossano Calabro, continua l’accanimento

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Ennesima violazione dei diritti per Cesare Battisti che si trova in regime di isolamento dove gli hanno tolto il pc che prima, al carcere sardo di Massama dove era recluso in alta sorveglianza, poteva utilizzare per motivi di studio e lavoro. Non solo, gli hanno bloccato tutta la corrispondenza in entrata e in uscita, ad oggi i suoi parenti non hanno avuto la possibilità di effettuare un colloquio e come se non bastasse, sono stati trattenuti diversi pacchi inviati dai familiari quando in precedenza invece erano ammessi.

A segnalare alle autorità competente i diritti violati è l’associazione Yairaiha Onlus. In una missiva l’associazione scrive: «Abbiamo appreso dagli avvocati di Cesare Battisti (Maurizio Nucci, Davide Staccanella e Sollai) che da quando è arrivato nel carcere di Rossano, all’incirca 20 giorni fa, il detenuto è sottoposto ad una serie di misure che vanno a violare il divieto di regresso trattamentale costituzionalmente e convenzionalmente garantito». Prosegue denunciando che «i familiari hanno già fatto ben 2 richieste per poter effettuare colloquio visivo, rispettivamente in data 2 e 9 ottobre ma, ad oggi, non hanno ricevuto alcuna risposta».

Tali restrizioni sembrano dei veri e proprio accanimenti del tutto ingiustificati, nonostante i magistrati di esecuzione, nel rigettare la richiesta dell’avvocato di concedere 30 anni di reclusione, come sottoscritto tra Italia e Brasile, hanno stabilito che Cesare Battisti non deve essere sottoposto a regimi speciali, ma a quello ordinario, dato che i fatti risalgono al 1979. Gli stessi magistrati hanno stabilito che non debba essere sottoposto ad alcun regime differenziato rispetto ai detenuti comuni, eppure il ministero ha deciso, a suo insindacabile giudizio, che Battisti va tenuto in regime di alta sorveglianza.

Oppure, in alternativa, così come è poi accaduto con il trasferimento, di mandarlo al carcere di Rossano insieme agli estremisti islamici.

Anche la comunicazione con gli avvocati viene ostacolata, perché pare che la direzione non autorizzi le chiamate verso i cellulari degli avvocati. «Questo aspetto appare paradossale soprattutto in questo momento di limitazioni di movimento per tutta la popolazione e dal momento che, proprio in questi mesi, la comunicazione nelle carceri si è adeguata ai tempi».

L’associazione Yairaiha ritiene che alcune violazioni della legge penitenziaria siano palesi e vanno a incidere negativamente sui diritti del detenuto. l’associazione si rivolge al Dap e al ministero della Giustizia con una missiva :«Si prega pertanto di voler verificare quanto rappresentato, ognuno per le proprie competenze, al fine di garantire che i diritti del sig. Battisti siano garantiti a Rossano Calabro come a Oristano o in qualsiasi altro istituto penitenziario».

Da ricordare anche che Battisti, 65enne, è affetto da varie patologie, comprese quelle polmonari. Il covid 19, che ha fatto capolino anche al carcere calabrese, è letale per chi ha condizioni preesistenti di determinate malattie.

Resta quindi da capire la necessità di tali misure restrittive che gli stessi magistrati non hanno indicato. Si tratta di una pura vendetta di Stato.

 

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