
A pochi mesi dalle elezioni presidenziali, in programma per giugno 2023, in Turchia la repressione delle forze politiche di opposizione si fa sempre più dura.

Il Partito Comunista Marxista-Leninista (MLKP) Kurdistan ha annunciato che due dei suoi membri, Ahmet Şoreş e Fırat Neval, sono caduti come martiri negli attacchi dello stato turco.

Mentre il conflitto in Ucraina non accenna a fermarsi, si riaccendono sotteranei altri conflitti nei “punti caldi” del globo. Non solo la pace sembra lontana, ma i rischi di un’escalation generalizzata, in particolare alle porte dell’Europa, aumentano.

Il silenzio internazionale si fa scudo del presunto ruolo di mediatore di questo paese nella guerra tra Russia e Ucraina. Nel frattempo, la Turchia viola i trattati, usa armi illegali e colpisce con i droni.

Dal 12 dicembre l’unica strada che collega Artsakh e Armenia è stata occupata dagli azeri, che – nonostante la presenza di truppe russe a controllo del corridoio – impediscono il transito dei beni di prima necessità: cibo, riscaldamento e anche farmaci.

La polizia ha detto di aver catturato l’aggressore e le autorità si sono congratulate con loro perché lo hanno catturato “rapidamente”. Tuttavia, il filmato mostra che l’aggressore è stato neutralizzato dai negozianti e che la polizia è arrivata sulla scena molto tardi.

Dopo l’attacco, centinaia di giovani curdi e solidali si sono radunati attorno al Centro culturale dell’X arrondissement, dando vita a durissimi scontri con la polizia tra sanpietrini, lacrimogeni e cariche.

Gerîla TV ha pubblicato una registrazione video di un’azione contro un campo base turco nel distretto di Zakho. Tre soldati delle forze di occupazione sono stati uccisi a seguito dell’azione all’inizio di novembre.

Il membro del Pkk consegnato a Erdogan. Primo «rimpatrio» per ottenere l’ok della Turchia all’ingresso nella Alleanza Atlantica

Ieri decine di persone, al grido Biji Rojava, hanno bloccato il banco check-in all’Areoporto di Napoli della Turkish Airlines, con uno striscione che riportava la dicitura ”Stop ErdogAn war, defend Rojava” in solidarietà alla resistenza della rivoluzione confederale.