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L’operazione Entebbe

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Nella notte tra il 3 e il 4 luglio 1976 ebbe luogo l’operazione Entebbe delle Forze armate israeliane.

Entebbe è il principale aeroporto internazionale dell’Uganda, a circa 35 km dalla capitale Kampala.

La vicenda era iniziata una settimana prima, il 27 giugno, quando un Airbus A300 dell’Air France, in partenza da Atene, proveniente da Tel Aviv e con destinazione Parigi, fu dirottato.

Tra i 248 passeggeri c’erano anche i 4 dirottatori: due palestinesi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e due tedeschi della Revolutionare Zellen (Cella Rivoluzionaria, un’ala della Rote Armee Fraktion). I dirottatori fecero dapprima rotta su Bengasi dove l’aereo rimase fermo 7 ore e venne rifornito in cambio della liberazione di una donna. In seguito l’aereo si diresse in Uganda, ad Entebbe appunto. Il comando si aspettava l’appoggio del dittatore ugandese Idi Amin, che pur avendo preso il potere con l’appoggio delle stesso Israele aveva poi troncato ogni rapporto.

Ad Entebbe si aggiunsero altri due palestinesi al commando. I dirottatori chiedevano la liberazione di 53 prigionieri, 40 dei quali detenuti in Israele e 13 nelle prigioni di Kenya, Francia, Svizzera e Germania.

I dirottatori rilasciarono gran parte degli ostaggi, trattenendo solo i cittadini israeliani, che rimasero rinchiusi nel vecchio terminal dell’aeroporto.

Mentre il governo di Israele, guidato da Rabin, cercava (e otteneva) di spostare l’ultimatum al 4 luglio , i servizi segreti e i militari israeliani pianificavano il blitz, facilitati dal fatto che il terminal aeroportuale era stata costruito da una ditta israeliana che fornì i progetti.

Il 3 luglio da Tel Aviv partirono quattro Hercules C-130, che atterrarono ad Entebbe nella notte, e due Boeing 707, uno dei quali atterrò a Nairobi, l’altro dirigeva l’operazione come centro di comando volante. Erano impegnati nell’operazione più di 100 soldati del reparto speciale e numerosi agenti del Mossad.

In 53 minuti l’assalto fu concluso. Gli israeliani irruppero nell’edificio, urlando agli ostaggi di stare giù. L’avvertimento fu fatto in ebraico e i soldati spararono su tutto ciò che si muoveva, rimasero così uccisi tre dei dirottatori e un passeggero francese che non aveva capito l’ordine. I soldati irruppero poi in una stanza dove si trovavano gli altri tre dirottatori e li freddarono.

I passeggeri furono poi trasportati sugli Hercules. Nella fuga vi fu uno scontro a fuoco con i militari ugandesi: nello scontro morirono 45 militari ugandesi (altre fonti parlano di 20) e il colonnello israeliano Yoni Netanyahu, fratello dell’attuale Primo Ministro israeliano.

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pubblicato il in Storia di Classedi redazioneTag correlati:

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