
Tra il martello e l’incudine
Al corteo del 28 marzo scorso, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare alcuni operai della Stellantis, che ormai da anni attraversa una fase di grave crisi della produzione interna, dovuta sì alla delocalizzazione sfrenata con l’obbiettivo di ridurre le loro spese, a scapito delle tasche di tante persone a cui Stellantis da’ lavoro proprio sul nostro territorio cittadino e metropolitano, ma che ha permesso che Stellantis potesse applicare la cassa integrazione dove la manodopera costa di più.
A proposito del nostro lavoro di inchiesta abbiamo voluto cogliere l’occasione di far loro alcune domande, per cercare di chiarire un po’ la nostra idea sul periodo che stanno vivendo da tempo. Questo perché crediamo fortemente che le misure che vengono applicate sui luoghi di lavoro, si concretizzino ed abbiano delle conseguenze sulle spalle di chi queste decisioni economiche strategiche non le ha prese, scaricando così i costi di questa crisi sulla testa di tanti operai e operaie che ormai sono stanche di non avere delle soluzioni pratiche che siano realmente incisive su questo settore industriale. Soluzioni che siano all’altezza delle esigenze che sempre più in maniera cronica questo sistema fa emergere. E’ inoltre interessante approfondire con loro, adesso che i venti sono sempre più forti, quale sia la loro posizione e quale sia la loro idea rispetto ad un possibile riarmo europeo, visto che potrebbe portare una riconversione industriale del settore dell’automotive verso il bellico, misura anche tanto sponsorizzata come soluzione per fronteggiare all’attuale crisi produttiva, che quindi renderebbe attori produttivi principali gli operai che fino ad oggi con la guerra non hanno avuto niente a che fare.
“Chi siete e come mai siete qui oggi?”
“Siamo operai di Stellantis, in particolare oggi noi presenti allo sciopero veniamo dallo stabilimento di Mirafiori e dalla Mopar di Rivalta, siamo qua a sostegno del rinnovo del Contratto Nazionale dei Metalmeccanici, nonostante noi operai Stellantis siamo ormai fuori dal contratto da parecchi anni. L’adesione allo sciopero da noi in fabbrica è stata molto bassa, stiamo lavorando sulla partecipazione, ma mi pare sia in linea con quella al minimo sindacale del corteo di oggi. Anzi, il problema grosso è che nonostante prima Fiat e poi Stellantis, siano fabbriche di operai metalmeccanici, non venga proprio applicato questo contratto. Quello vigente da noi, chiamato CCSL, è il frutto della divisione sindacale, infatti FIM, UILM, Associazione Capi e Quadri e UGL sono firmatari di quel contratto, mentre la FIOM è l’unica che lo ha rifiutato. Ci aspettavamo dunque che avrebbero dichiarato sciopero non essendo firmatari ed essendo esenti da particolari restrizioni, anche per lottare contro il contratto che ha deciso di rifiutare. Invece da parte loro non c’è stata questa spinta, per cui come lavoratori ci siamo visti costretti, ben volentieri sia chiaro, di rivolgerci alla confederazione dei COBAS, che ha permesso a noi lavoratori Stellantis di scioperare. Questo è anche un motivo per cui lavoratori Stellantis a questo corteo non ce ne sono, perché è stata un’iniziativa portata avanti da lavoratori singoli all’interno degli stabilimenti, che hanno ritenuto necessario dimostrare sostegno nei confronti del contratto nazionale. Come lavoratori abbiamo chiesto più volte ai sindacati interni all’azienda, in primis alla FIOM, ma estesa a chi volesse partecipare, di allargare questo sciopero anche a noi che siamo fuori dal contratto. Non ci è stata data risposta. Per cui ci siamo rivolti ai sindacati di base, ed è la ragione per cui siamo qua oggi.”
“Come vedete questa ultima mossa di Von Der Leyen sul riarmo e qual è la percezione all’interno del mondo della fabbrica?”
“Per me rappresenta il male assoluto, dobbiamo respingerlo con tutte le nostre forze. Peccato che oggi non se ne sia parlato, anzi alcuni dei firmatari che si sono accaparrati il merito di andare contro questa mossa politica, fossero due settimane fa in piazza per l’Europa. Questo rappresenta il loro modo di intendere le manifestazioni. Fanno delle scelte, poi vengono qua dicendo esattamente l’opposto.”
“E’ possibile una riconversione del comparto Stellantis al bellico, per risollevare la situazione di crisi che sta attraversando al momento in Italia?”
“Speriamo proprio di no, la riconversione militare va’ respinta. Per quanto riguarda riconversioni di altri tipi invece bisogna rivolgersi al padronato, è inutile continuare a chiedere fondi pubblici. Bisogna che questi caccino i soldi per iniziare a ragionare su nuove produzioni, ma soprattutto su nuove assunzioni. Siamo tutti abbastanza vecchi, con la maggior parte di noi che inizia a intravedere la pensione. In questo modo anche solo per questione anagrafica la fabbrica va’ a morire.”
Come ben sappiamo la crisi però non si limita a Stellantis e tutte le grandi aziende ed i grandi marchi del settore metalmeccanico, ma questa si riversa estendendo le sue braccia su tutto l’indotto che vi è dietro a questi grandi nomi. La maggior parte delle volte queste aziende più piccole legate a quelle più grandi, hanno commesse di fabbricazione della componentistica necessaria per l’assemblaggio del prodotto finale. Ci pare quindi necessario comprendere come la grande crisi dei Big di questo settore comporti poi una rilevanza importante non solo rispetto ai dipendenti diretti dell’azienda, ma quanto poi risulti essere grave realmente su tutto il tessuto produttivo industriale del nostro territorio.
“Come mai sei qui oggi?”
“Per riprenderci il contratto nazionale. Io lavoro per Magna Elsa a Moncalieri, produciamo fanali posteriori per l’automotive, facciamo parte dell’indotto Stellantis ma non solo. La fabbrica risente fortemente di questa crisi: abbiamo la solidarietà aperta, che vuol dire solamente prendere tempo senza trovare soluzioni valide. Per noi è un brutto segnale, ci viene data solo la possibilità di prolungare questa brutta realtà che andrà poi a concludersi. Siamo circa 400 operai e operaie distribuiti in tre stabilimenti, ma adesso quello di Santena sta venendo assorbito da quello di Moncalieri, mentre quello di Rivoli ha un esubero su 90 persone di 50.”
“Qual è il sentore sul riarmo e sulla possibilità che ci sia una riconversione al bellico?”
“C’è un pessimo sentore, ma non penso sia possibile una riconversione al bellico, al massimo adesso che c’è grande richiesta di batterie elettriche, magari quelle perché no, ma sicuramente non armi.”
A pochi giorni di distanza dello sciopero di 8 ore su tutti i turni, indetto all’interno di Stellantis da FIOM per il giorno 18 Aprile, che vedrà la presenza anche di una manifestazione alla Porta 2 di Mirafiori su corso Tazzoli, ci sembra importante rilanciare su questa importante data per richiedere la ripresa delle trattative per il rinnovo del biennio economico, con l’applicazione delle richieste portate avanti dagli operai, quali “un aumento del salario che superi la sola difesa del potere d’acquisto, per un PDR almeno in parte certo e slegato dalla malattia, e per l’integrazione al reddito in caso di cassa integrazione.” E’ ora che le aziende si assumano la responsabilità delle scelte che ogni giorno fanno seguendo il solo interesse di riempirsi il portafoglio, decidendo coscientemente ogni giorno scaricare i costi della loro crisi, sui loro stessi lavoratori. E’ ora che Stellantis la smetta di andare sempre a rifugiarsi in sovvenzioni statali che svuotano le casse dell’INPS, scaricando per via parallela i costi della crisi così non solo agli stessi operai dell’azienda che verrebbero messi in cassa integrazione, ma di tutti i contribuenti del paese, e paradossalmente derubando i soldi degli stessi operai Stellantis che versano ogni mese le tasse.
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