
Torino cambia lavoro – Tra deindustrializzazione e riconversione
Gli operai prendono parola: il lavoro cambia, la città si interroga
A Torino si apre una nuova fase di trasformazione industriale e non solo. Non siamo ancora difronte a una riconversione bellica vera e propria, ma è evidente che il governo, in linea con le direttive europee, sta ragionando su un rilancio dell’industria attraverso il settore della difesa. In questo scenario, Torino – storicamente città operaia e industriale – è candidata a diventare uno dei nodi centrali di questa strategia.
La presenza di grandi gruppi come la Leonardo, attivi nella produzione di tecnologie militari, e progetti come la Cittadella dell’Aerospazio, già orientati al cosiddetto dual use, spingono sempre più verso una vocazione bellica del territorio.
Il dual use non riguarda ormai solo le fabbriche ma è già in atto su scuole e università, spingendo la formazione e la ricerca verso filiere funzionali all’industria della difesa. In nome dell’innovazione, si formano competenze che rischiano di essere messe al servizio della guerra.
Un altro dato ormai evidente è come la riconversione bellica ha rapidamente preso il posto di quella verde. Dopo anni di promesse sulla transizione ecologica e la sostenibilità industriale, oggi fondi e politiche si orientano verso l’industria della difesa. Dove si parlava di futuro pulito, ora si progettano armamenti. La “transizione” ci sarà, ma nella direzione opposta.
Cambiano gli impianti, aumentano le pressioni produttive, ma per quali finalità? Che lavoro è quello che produce armi? A quale sicurezza contribuisce?
Questa trasformazione coinvolgerà inevitabilmente l’intera città, si ridisegnano le filiere, si orientano le scelte pubbliche, si plasma la formazione, si modifica la ricerca.
Cambia non solo il lavoro cambia Torino
Il dibattito che proponiamo parte da chi questo cambiamento lo vivrà direttamente: gli operai e le operaie delle fabbriche, chiamati ancora una volta a vivere la contraddizione tra un diritto al lavoro sempre più sotto ricatto e il significato sociale di ciò che si produce.
A fare da cornice a tutto questo vi è la tematica relativa al rinnovo del ccnl dei metalmeccanici che si inserisce in un momento di grande trasformazione per l’industria italiana. La chiusura al dialogo rispetto alle proposte di modifica strutturali ed economiche avanzate dai lavoratori ci restituiscono l’altro aspetto della guerra, quello interno che si abbatte contro i diritti sociali. Se da una parte si aumentano gli investimenti sugli armamenti dall’altra su temi centrali quali i salari, il welfare e la salute le risorse vengono dimezzate.
È ancora possibile porre un freno alla deriva bellica? È possibile immaginare alleanze sociali capaci di riconoscersi contro e oltre la guerra?
Per rispondere alle tante domande che ci poniamo e per aprire una riflessione cittadina su questi temi proponiamo un incontro pubblico dove lavoratrici e lavoratori prendono parola.
Le loro voci – troppo spesso ignorate – sono fondamentali per capire cosa sta accadendo davvero.
Il 12 giugno dalle 17.00 presso Palazzo Nuovo insieme agli operai della Lear, di Tubiflex, di Stellantis Mirafiori, Mopar Rivalta e Leonardo discuteremo di questo e di tanto altro con l’importante contributo di Massimo Alberti, giornalista di radio popolare che ci illustrerà l’inchiesta sulla riconversione bellica che ha condotto all’interno del tessuto industriale piemontese.
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