Questa mattina all'alba sono state emesse diverse misure cautelari contro giovanissimi e studenti in riferimento ai fatti del 18 febbraio a Torino quando un partecipatissimo corteo studentesco ha portato le proteste contro l'alternanza scuola-lavoro sotto Confindustria dopo la morte di Lorenzo e Giuseppe.
Le mobilitazioni erano nate in risposta alla morte dei due giovani durante uno stage in alternanza scuola-lavoro, a Torino la prima manifestazione era stata duramente repressa da parte della violenta gestione di piazza con il risutato di decine di feriti tra studenti e studentesse. Nei mesi successivi si sono susseguite occupazioni di istituti scolastici e cortei con la rivendicazione chiara di abolire l’alternanza scuola-lavoro e per una scuola più vivibile. Oggi tre studenti sono stati tradotti in carcere, quattro ai domiciliari tra cui una studentessa per il solo fatto di aver parlato al megafono e altri quattro con l’obbligo di firma giornaliero.
La persecuzione giudiziaria nei confronti di chi si oppone al modello di scuola esistente non ha colpito solo a Torino ma anche a Roma ed in altre città del nostro paese. Questo è il modo in cui le istituzioni affrontano ormai da tempo le richieste dei giovani che si trovano un presente devastato ed un futuro incerto a causa di una classe politica ed imprenditoriale che ha messo al primo posto il profitto sopra ogni cosa.
La capacità di movimento, l'autonomia e la forza espressa da studenti e studentesse in occasione delle mobilitazioni di febbraio è stato un segnale importante in mezzo alla rassegnazione ed alla fatica che si vive ogni giorno sulla propria pelle tra la pandemia e l'esplosione della guerra in Ucraina.
Un segnale che vuole essere ad ogni costo silenziato, con un'operazione invocata a gran voce dalla Ministra Lamorgese per provare a spaccare l'unità studentesca e scomporre quella volontà di cambiare le traittorie delle proprie esistenze verso una vita più dignitosa e una formazione che risponda alle esigenze dei giovani finalmente.
Il clima a Torino ormai da anni è sempre più militarizzato e securitario e i temi sociali vengono ridotte costantemente a questioni di ordine pubblico. A tal punto da mandare in carcere e ai domiciliari giovani appena maggiorenni. Ma la rabbia di una generazione non disposta a piegarsi tracima da ogni fessura di questa città asfittica.
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