InfoAut
Immagine di copertina per il post

Testimonianze operaie al tempo del Coronavirus

||||

Diffondiamo alcune testimonianze operaie che danno bene l’idea di cosa sta succedendo nelle fabbriche e nei posti di lavoro del nostro paese:

Carmagnola, 14/3

Ciao a tutti.
Sono un operaio del gruppo FCA, lavoro in una fonderia a Carmagnola (To) da circa 4 anni.
Come tutti voi sapete in questi giorni non si parla d’altro che di #quarantena, sicurezza e problemi gravi alla nostra sanità a causa del #COVID19 che ormai da più di un mese ha minacciato il nostro paese portandolo quasi alla chiusura totale di tutte le attività lavorative, eccetto ovviamente strutture sanitarie, alimentari e grandi realtà come l’azienda in cui lavoro.
Premetto che da qualche anno a questa parte, le aziende sotto FCA con gli ultimi contratti (tipo tutele crescenti) ha dato la possibilità alle stesse di farci lavorare su turni massacranti con sabati e domeniche pagati come giorni feriali, senza mai avere le spalle coperte dai sindacati che ormai lavorano in maniera palese in accordo con l’azienda.
Ma c’è di peggio, in questi giorni mi trovo costretto nonostante la grande emergenza #CORONAVIRUS a lavorare in un luogo di circa mille persone; a cambiarmi in uno spogliatoio con quattro persone affianco a me in pochi metri di distanza, non rispettando cosi nemmeno la distanza di sicurezza. Per non parlare di guanti e mascherine che non sono mai esistite e gli igienizzanti per mani che anzichè aumentare sono diminuiti.
L’ azienda qualche giorno fa aveva comunicato che avrebbe provveduto a misurare la temperatura corporea ad ogni operaio all’ingresso e regolato il flusso negli spogliatoi (cose che non hanno mai fatto).
Inoltre ieri mattina é stata evacuata l’azienda intera per una “disinfezione” per poi scoprire tramite LA STAMPA che co sono due positivi al virus in uno dei tanti reparti; in tutto questo i capi sono a casa tranquilli.
Detto ciò, secondo l’ultimo comunicato aziendale noi dovremmo rientrare Martedi come se nulla fosse successo? Dove sono i sindacati adesso? Siamo schiavi delle multinazionali in questo momento.

Ringrazio il gruppo del Centro Sociale Askatasuna per rendere pubblico tutto questo.

Un operaio.

Provincia di Torino, 12/3 sempre da Centro Sociale Askatasuna

Ciao a tutti e tutte, fino a Martedi era tutto normale, facevano finta di nulla. Alle 16 sono stati chiusi spogliatoi, mensa, caffè. L’ accesso al magazzino è consentito ad una persona alla volta e qui va ancora “bene” che lo stabilimento è interamente automatizzato e si riescono ad applicare le misure di sicurezza, che comunque sono un palliativo.
Altri lavoratori come noi si trovano in stabilimenti dove ci sono vere e proprie linee di produzione e li è impossibile.
Qui da noi il personale è, come dicevo, stato ridotto ma, da Lunedi, molti hanno deciso di stare a casa. Siamo cresciuti in officina e comprendiamo quei nostri colleghi che con trasferta e ore viaggio fanno quadrare i conti, non li critichiamo…
Qui i paesi (vivo in provincia) sono controllati solo da ieri dalle guardie e ci chiediamo a cosa cazzo servano visto che in giro non c’ è nessuno (il contagio è ovviamente arrivato anche qui nella zona).
Qui, comunque, ci si sta anche organizzando. Una signora che è infermiera a Savigliano lavora ininterrottamente dalle 7 alle 21.00 e ci ha raccontato che ieri è scoppiato un mezzo casino perché lavorano senza protezione (non bastano per tutti gli ospedalieri).
Qui va bene che non siamo in città e stiamo cercando, nei nostri paesi, di darci una mano.

Un saluto a tutti i lavoratori, un abbraccio solidale e complice, a chi non può stare a casa perché non ha un tetto sulla testa.

Un lavoratore metalmeccanico.

 

Pisa, 13/3 da Riscatto

 

“Evitiamo di ammalarci”. Sciopero totale degli operai Piaggio e Ceva

Sono dieci giorni che in fabbrica la tensione è a mille. Che nella pentola a pressione l’acqua ribolle”. La molla è stata la proclamazione ufficiale dello stato di “pandemia” causata dall’espansione del coronavirus e il discorso di Conte che annunciava il nuovo decreto “ritoccato” da Confindustria sulla chiusura dei negozi, ma non delle fabbriche. Migliaia di donne e uomini, rinchiusi a forza sulle linee di montaggio o tra i corridoi dei magazzini industriali di Pontedera, hanno rifiutato questo piano governativo.

La notizia di qualche giorno fa di un lavoratore di un reparto della grande multinazionale di Pontedera risultato positivo al tampone di Coronavirus ha prodotto la quarantena per una ventina di colleghi… per gli altri 2480 operai invece… qualche mascherina e un pò di gel igienizzante sulle mani. Alla Ceva, grande centro ricambi Piaggio, i 200 operai da lunedì aspettano tutti gli stessi materiali per l’igiene, mascherine, guanti, gel. Le così tanto importanti condizioni di sicurezza valgono per tutti, dice Conte, meno che per gli operai. Così giovedì mattina i RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza) di Ceva e Piaggio chiedono ufficialmente ai responsabili di fare andare a casa gli operai, di chiudere gli stabilimenti, di mettere tutti in sicurezza. In Piaggio attivano la teleconferenza con gli alti vertici di Colaninno… rispondono dopo un’ora.

Per loro è tutto a posto! Le condizioni di sicurezza in fabbrica sono conformi a quanto dichiarato nel decreto di Conte.

Nemmeno il tempo di finire la frase… i delegati di Fiom, Usb, Si Cobas si trovano già a comunicare a una marea montante di operai lo sciopero per l’intera giornata di giovedì e venerdì. Ma questa volta è uno sciopero diverso, anche in Ceva. Vengono fuori tutti, anche i capetti, i capoturno. Solo i dirigenti rimangono barricati nei loro uffici. Tutti hanno paura di ammalarsi, tutti vogliono evitare di contagiare i propri cari. La volontà di continuare a produrre da parte aziendale non conta molto in realtà… il senso comune e l’opinione generale operaia è che il gioco (il lavoro), non vale la candela (la salute). Escono tutti.

Nei corridoi prendono forma le ovvie rivendicazioni “non si fa mica il Pane, facciamo le vespe, non sono beni di prima necessità”. “Guarda là, pensano che siamo scemi, fanno finta di metterci in sicurezza, mettendo le sedie distanti una dall’altra a mensa, cambiando la disposizione dei tavoli, facendo casino coi turni e con le pause.. tutto per continuare a farci lavorare. Ma siamo in catena e i bagni fanno schifo… qui c’è da rimanere a casa”. La contraddizione tra il #restiamoacasa e il “continuiamo a lavorare” è troppo grande. Tra i duecento ragazzi neoassunti dalla Piaggio con le agenzie interinali ce n’è qualcuno, giovanissimo, che racconta dei conflitti familiari. “Il mi babbo mi ha detto, ma cosa fai, hanno trovato uno positivo al coronavirus e continui ad andare a lavoro? Cosi ci ammali tutti!” Gli fa eco un operaio vicino al pensionamento.. “Mia moglie mi tiene fuori casa se continuo a venire in questo focolaio”

Solo a quel punto, con gli operai Ceva e Piaggio già fuori, arriva la disperata presa d’atto della Direzione Aziendale, portata per bocca dei sindacati confederali di Cisl e Uil. “Domani tutti a casa, in permesso retribuito. E fino a lunedì procederemo con una sanificazione straordinaria dei locali… ci vediamo lunedì.” così chiedono di sospendere lo sciopero agli operai. Che puntualmente rifiutano. Lo sciopero rimane attivo. “Da qui a lunedì si vedrà se il governo cambia idea e smette di considerarci carne da macello. Altrimenti rimarremo tutti a casa”! Commentano dal piazzale di Pontedera.

Fa impressione vedere il banale senso di protezione per sè e per la propria famiglia, rimbalzare di fronte alla stupidità di queste Direzioni, interessate solo ai soldi. Questa volta però anche i tradizionali sistemi di controllo e gestione della forza lavoro non funzionano, i sindacati compiacenti con le Aziende sono soli, e inutili. E’ una marea montante che mischia paura, coraggio, senso di responsabilità e la consapevolezza che non sia possibile continuare ad essere letteralmente strizzati sulle catene di montaggio in questa situazione pandemica… Rimbalzano le parole da un video che gira su facebook di un’infermiera “gli ospedali sono pieni, fatelo per noi operatori ospedalieri, operai state a casa per non aumentare il contagio!”. C’è la sensazione di una “conta” tra chi salvare e chi no, tra chi avrà tutte le cure e chi sarà sacrificato.

Per non contribuire al collasso della sanità pubblica, a Pontedera gli operai Piaggio e Ceva decidono di rimanere a casa.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

CORONAVIRUSoperai

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Un appello a difesa del Servizio Sanitario Nazionale.

E’ uscito un appello firmato a nome di quattordici personalità nell’ambito della sanità e della scienza per tutelare il servizio sanitario nazionale, qui è possibile leggerne il contenuto.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Sgomberi al Quarticciolo. In borgata nessuna persona resta sola.

Ieri mattina 3 famiglie della borgata sono state sgomberate da ATER e dalla Prefettura di Roma. Una ragazza incinta, una donna sola con due figli, persone in attesa di una casa popolare da decenni. Persone che abitano in quelle case dal 2002. Persone che pagano la colpa di non potersi permettere una casa. Non veniteci […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Il Fentanyl e la dolorosa condizione umana

Il dilagante consumo di fentanyl negli Stati Uniti rappresenta certamente «un dramma americano», come si legge negli ultimi due anni sui quotidiani

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Quando tagliava l’erba risparmiava i fiori. Le parole della madre di Stefano

Sono rimasta molto colpita dall’enorme affetto che in questi giorni tutti mi hanno dimostrato e voglio ringrazio tutti. Il legame con Stefano era totale, in simbiosi, a lui avevo trasmesso tutto, purtroppo anche le mie allergie, i problemi di tiroide.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Stefanino Milanesi, una vita per la lotta

Uno dei più noti compagni e protagonisti delle lotte comprese tra gli anni Settanta e quelle odierne del popolo NoTav se n’è andato, improvvisamente.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Ciao Ste, che la terra ti sia lieve

Se ne è andato Stefano, compagno, No Tav. Come redazione di InfoAut ci uniamo al ricordo del movimento No Tav ed esprimiamo tutta la nostra vicinanza ed affetto ad Ermelinda, ai compagni ed alle compagne che hanno condiviso le piazze, le strade ed i sentieri di montagna con Stefano.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Giocate, giocate! L’azzardo del Governo

Il gioco d’azzardo nel nostro Paese non conosce crisi e la crescita del gioco online sembra sempre più inarrestabile. 

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Roma: morta a 75 anni Barbara Balzerani

In carcere e poi fuori la Balzerani ha riletto a lungo la storia – personale e collettiva – degli anni ’70 e ’80, attraverso molti incontri pubblici, prese di posizione e soprattutto con numerosi libri.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Milano 2-3 marzo 2024: assemblea nazionale dei movimenti per il diritto all’abitare

La fase economica, sociale e politica che stiamo vivendo racchiude in sé tutte le contraddizioni che il sistema capitalistico porta in seno.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Askatasuna: siamo ancora qua… eh già!!

Prendiamo parola a seguito dell’inizio del percorso di co-progettazione che porterà il pian terreno e il giardino del centro sociale a diventare bene comune.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Addio Pasquale, compagno generoso ed instancabile

Apprendiamo con amarezza che per un malore improvviso è venuto a mancare Pasquale Lojacono.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Cremona: la polizia sgombera la Prosus, occupata da 4 mesi dai lavoratori

I lavoratori dell’azienda di macellazione Prosus di Vescovato, alle porte di Cremona, che dal 16 ottobre 2023 occupavano lo stabilimento sono stati sgomberati questa notte.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Prima Classe e sfruttamento di classe

Il commissariamento dell’azienda Alviero Martini Spa di Milano per sfruttamento lavorativo è l’ennesima occasione per riflettere sulle trasformazioni delle filiere del nostro paese e sulle devastanti condizioni di lavoro che stanno dietro il tanto celebrato “Made in Italy”.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Genova: corteo con i lavoratori Ansaldo che rischiano 7 anni di carcere per blocco stradale

Un grande striscione con scritto “siamo tutti Ansaldo” apre il corteo di oltre mille persone in solidarietà dei 16 lavoratori denunciati durante lo sciopero del 13 ottobre 2022 a difesa dello storico stabilimento genovese, culminato con l’occupazione dell’aeroporto e scontri con le forze dell’ordine.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

GKN: bloccati i licenziamenti dei 185 operai e operaie. Confermato il fine anno di lotta a Campi Bisenzio

Lotte operaie. Nessun licenziamento scatterà il primo gennaio 2024 per i 185 lavoratori e lavoratrici Ex GKN di Campi Bisenzio annunciati da Qf Spa in liquidazione.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Il settore manufatturiero italiano è in recessione: le fabbriche iniziano a licenziare

Le fabbriche italiane hanno cominciato a licenziare i propri dipendenti a causa della recessione manifatturiera in corso cominciata dalla metà dello scorso anno.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Padroni che ammazzano

Si può ancora essere uccisi perché si cerca un lavoro migliore? A quanto pare sì. E’ successo a Chiavari dove Mahmoud Abdalla è stato ucciso a coltellate, fatto a pezzi e gettato nel fiume Entella dai suoi datori di lavoro.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Genova: 17 indagati per le manifestazioni e il blocco dell’aeroporto da parte degli operai dell’Ansaldo, tra di loro i portuali del CALP

“Le manovre della digos e della magistratura non fermeranno un avanguardia di lotta che è presente ovunque, in porto, in città, a livello internazionale. Se la loro risposta è la repressione la nostra è e sarà lotta dura. Solidarietà per tutti gli indagati”

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La fine di un’epoca: l’attivismo sindacale nella Cina dell’inizio del XXI secolo

Abbiamo tradotto questo interessante articolo apparso sul blog Chuang che analizza senza concessioni, ma anche senza cedere alla disillusione i cicli di lotte operaie che hanno avuto luogo in Cina a cavallo dei due primi decenni del 2000.