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Sorveglianza alle frontiere, droni e militarizzazione del Mediterraneo

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Le frontiere sono essenziali per dividere e invisibilizzare, negare corpi ed identità, cancellare sogni e speranze, annullare i diritti e la cittadinanza. Per delimitare i confini e separare gli uni dagli altri sono indispensabili le guerre e gli eserciti ed è imprescindibile trasferire quotidianamente sempre più risorse finanziarie dal welfare al complesso militare-industriale. Sono necessarie armi tecnologicamente sofisticate, meglio ancora se chirurgiche ed invisibili, che siano in grado di uccidere comunque ed ovunque. Che colpiscano senza che chi le usa possa essere colpito. Dispositivi bellici che occultino crimini, orrori ed errori. Che possano vedere senza essere visti e che possano spiare senza essere spiati. Velivoli, veicoli, imbarcazioni e sottomarini del tutto automatizzati, controllati a distanza, centinaia e migliaia di chilometri lontano.

 

Quella scatenata contro i migranti e le migrazioni è una guerra per la “difesa” delle frontiere, moderna e globale. E ha sempre più bisogno di sistemi di intelligence ed annientamento rapidi ed indolori (per chi li usa), iperautomatizzati per narcotizzare le coscienze e la democrazia degli Stati belligeranti, deresponsabilizzare i carnefici e occultare i corpi e le storie individuali e collettive delle vittime. I droni in mano all’Unione europea, alle sue flotte aeronavali e alle agenzie di “controllo” dei confini terrestri e marittimi, sono l’ultimo atto del progressivo e inarrestabile processo di trasformazione del continente in un’inespugnabile città-fortezza del neoliberismo, degli egoismi, delle ingiustizie e delle disuguaglianze. Non bastava l’orgia di cannoniere e cannoni, fili spinati, videocamere elettroniche, pattuglie superarmate e cani lupo addestrati a mordere e ad odiare. Sono necessari sensori in grado di captare dall’alto, silenziosamente, l’ultimo respiro di chi affoga disperato in mare, di immortalare il volto straziato della madre che invoca il figlio inghiottito dalle onde. L’uso dei droni per sorvegliare le tragedie migranti evidenzia la corrotta tele-necrofilia che alimenta scelte ed azioni degli strateghi della difesa dell’identità bianca. Sono uno dei simboli peggiori del processo di disumanizzazione di un’intera generazione (i matusa-europei), incapace di prendere coscienza della propria inesorabile fine.
 

La guerra ai migranti con i droni d’Israele

Il 20 ottobre 2020, il quotidiano britannico The Guardian ha reso noto che Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (European Border and Coast Guard Agency) ha affidato al colosso aerospaziale Airbus e a due società israeliane il servizio di “sorveglianza aero marittima” con l’utilizzo di droni per intercettare le imbarcazioni di migranti che attraversano il Mediterraneo. Le operazioni dovrebbero prendere il via dai primi mesi del 2021 dopo una serie di prove tecniche che i contractor effettueranno nell’isola greca di Creta. Due i contratti sottoscritti, entrambi del valore di 50 milioni di euro: il primo con il consorzio Airbus – Israel Aerospace Industries (IAI), il secondo con l’azienda privata Elbit Systems Ltd. di Haifa.[1]

La notizia è stata confermata dall’autorevole quotidiano israeliano The Jerusalem Post che ha pure fornito inediti dettagli sull’accordo. In particolare è stato rivelato che Israel Aerospace Industries, la principale holding del complesso militare industriale israeliano, fornirà in leasing un aeromobile a pilotaggio remoto per operazioni a quote intermedie e a lungo raggio MALE RPAS (Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aerial System) classe “Heron”. “L’accordo con l’agenzia Frontex dell’Unione europea ha come fine quello di assicurare il servizio di pattugliamento marittimo e la protezione delle coste”, riportava The Jerusalem Post. “Esso conferma la fiducia nelle performance del drone navale Heron che è già stato testato a Creta nel 2018 e in molte altre operazioni delle forze armate israeliane”.

Le rotte destinate alle attività di volo del velivolo senza pilota saranno individuate all’interno dello spazio aereo europeo in accordo con le agenzie preposte al regolamento del traffico civile. “Poter volare nello spazio europeo civile europeo è un importante passo avanti per il nostro gruppo industriale nonché una prova concreta della capacità del nostro sistema a pilotaggio remoto di spostarsi all’interno delle rotte civili”, ha dichiarato Moshe Levy, general manager per il settore aerospaziale di Israel Aerospace Industries. “Sono certo – ha aggiunto Levy – che questo contratto ci aprirà la porta ad altri mercati in ambito commerciale civile”.[2]

I termini di riferimento e le finalità dei due contratti firmati l’1 ottobre 2020 sono consultabili da qualche settimana nella specifica banca dati dell’Unione Europea. Il primo di essi, classificato con il codice 2020/S 196-473315, ha come primo contractor l’Airbus DS Airborne Solutions GmbH di Brema (Germania), società controllata da Airbus Defence and Space, la divisione aerospaziale militare del gruppo Airbus.La società contrattata dovrà fornire una piattaforma RPAS con le relativeattrezzature di comunicazione, raccolta e trasmissione dati a un portale remoto, la memorizzazione delle missioni, il controllo e l’assistenza da parte degli operatori dei droni con collegamenti radio e via satellite.

“Il servizio sarà fornito in Grecia, e/o in Italia e/o a Maltacon le modalità che saranno previste dall’accordo che sarà definito tra Frontex e il contractor”, specifica Frontex. “Il contratto del valore di 50 milioni di euro IVA esclusa potrà essere affidato a un subappaltatore nella quota del 60%, con la fornitura del sistema a aereo a pilotaggio remoto, dei servizi di telecomunicazione satellitare e delle attrezzature di ricambio, la manutenzione del velivolo e la formazione e l’addestramento del personale di Airbus DS”.

La preferenza del colosso aerospaziale europeo per il drone marittimo “Heron” è stata determinata dalle caratteristiche tecniche del velivolo e dalle performance ottenute durante l’impiego in ambito bellico e nel controllo dell’ordine pubblico da parte delle forze armate e di polizia israeliane. I droni della serie “Heron” sono stati utilizzati principalmente contro la popolazione palestinese. L’organizzazione non governativa statunitense Human Rights Watch in un report del giugno 2009 ha documentato l’utilizzo degli “Heron” durante l’assalto israeliano a Gaza tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 (Operazione Piombo Fuso), con la conseguente uccisione di decine di civili.[3]

Gli “Heron” sono utilizzati anche dall’esercito tedesco in Afghanistan grazie a un contratto di leasing con Airbus che, come abbiamo visto, è il “socio europeo” dell’israeliana IAI. Le prestazioni del drone nello scacchiere afgano hanno però generato in Germania più di una perplessità tra i militari e le forze politiche, dato che ad oggi sono già quattro i velivoli “dispersi” in missione a causa di incidenti tecnici di vario tipo. L’ultimo di essi è accaduto a metà novembre 2020: un “Heron” della Bundeswehr è precipitato in un’area disabitata ad est di Mazar-e-Scharif, durante un tentativo di atterraggio d’emergenza.[4]

Il velivolo senza pilota prodotto da Israel Aerospace Industriespuò volare ininterrottamente per 24 ore a un’altitudine di 35.000 piedi, in tutte le condizioni atmosferiche. Ha un raggio operativo di 1.000 miglia e oltre a svolgere missioni di intelligence e sorveglianza può essere impiegato per lo strike missilistico contro obiettivi terrestri e navali. Airbus ha assicurato che il velivolo preso in leasing non sarà in grado di trasportare armi e che sarà dipinto interamente di bianco con le insegne dell’agenzia Frontex. L’RPAS sarà dotato di sistemi elettro-ottici per le missioni diurne ed infrarossi per scopi notturni; di un radar per il pattugliamento marittimo fornito ancora dall’israeliana IAI e delle apparecchiature di comunicazione e trasmissione delle informazioni in tempo reale. La piattaforma utilizzerà un collegamento diretto per i voli all’interno della linea di visibilità (Line of Sight – LOS) e uno satellitare per i voli oltre la linea di visibilità (Beyond Line of Sight – BLOS), mentre le informazioni raccolte saranno trasmesse al centro di comando e controllo di Frontex e ai centri delle Guardie costiere dei paesi UE.[5]

Identici l’importo, le condizioni e le finalità operative del secondo contratto di “controllo marittimo anti-migranti” (Frontex/OP/888-2/2019/JL/CG), stipulato da Frontex con Elbit Systems Ltd., società leader nella produzione di droni militari, sistemi informatici, telecomunicazione, comando, controllo e intelligence e per le cyber war.[6]Il velivolo senza pilota impiegato sarà l’“Hermes”, in grado di volare per 36 ore a un’altitudine di 30.000 piedi. Il drone israeliano è stato testato a fine settembre 2020 dall’Agenzia di controllo marittimo e guardiacoste del Regno Unito, svolgendo operazioni di controllo marittimo e di ricerca e salvataggio nelle acque del Galles.

Anche l’“Hermes” è un drone d’attacco ed è stato utilizzato per la prima volta in un conflitto dalle forze armate israeliane durante l’Operazione Margine Protettivo contro Gaza (2014). La versione “900” è più grande e avanzata dell’“Hermes 450” impiegato durante l’assalto israeliano del 2008-2009, ancora una volta contro gli abitanti della Striscia di Gaza. I velivoli senza pilota di Elbit Systems sono stati anche usati in Libano nel 2006, causando la morte di diversi civili, inclusi operatori della Croce Rossa. Un “Hermes” è stato coinvolto nell’uccisione di quattro ragazzi che stavano giocando in una spiaggia a Gaza, il 16 agosto 2014.[7]
 

C’è pure Leonardo-Finmeccanica nell’affaire droni UE/Frontex

Per testare le capacità operative dei droni nella sorveglianza delle frontiere marittime contro le imbarcazioni di migranti provenienti dal continente africano, a fine 2017 l’agenzia Frontex aveva stipulato con l’holding israeliana IAI un altro contratto milionario. IAI, nello specifico,ha fornito un velivolo a pilotaggio remoto MALE (Medium Altitude Long Endurance) per effettuare operazioni di volo della durata di 600 ore in un periodo di sei mesi del 2018. “Le prove di volo avranno luogo in aree del Mar Mediterraneo designate da Frontex in cooperazione con uno o più Stati membri”, riportava il bando di gara. Valore del contratto, 6.447.000 euro, esclusa IVA. Nel contratto identificato con il codice Frontex/OP/800/2017/JL, Frontex prevedeva contestualmente un accordo con il gruppo italiano Leonardo (ex Finmeccanica) per la fornitura di un drone modello “Falco EVO” per la sorveglianza marittima per 300 ore (ancora 180 giorni nel 2018), per l’importo di 2.250.000 euro.[8]

Con un comunicato del 27 settembre 2018, l’ufficio stampa di Frontex di Varsavia (Polonia) ha spiegato che l’utilizzo dei velivoli a pilotaggio remoto per monitorare le frontiere esterne dell’Unione europea aveva preso il via da una settimana circa. “Frontex sta esplorando la capacità di sorveglianza dei droni a media altitudine e lunga persistenzaRPAS e valutando i costi e la loro efficienza”, riportava la nota stampa. “Le attività includono il pattugliamento marittimo, il supporto alle operazioni di ricerca e salvataggio, l’individuazione di imbarcazioni sospettate di svolgere attività criminali come il traffico di droga ed armi e lo scambio d’informazioni con molteplici utenti in tempo reale”. L’Agenzia europea aggiungeva altresì che i test con i droni erano in corso di svolgimento in Grecia in coordinamento con la Guardia costiera e l’Aeronautica militare ellenica, mentre erano prossimi al via in Italia con il supporto della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. “I RPAS testati da Frontex possono trasportare equipaggiamenti come telecamere termiche e radar”, aggiungeva l’Agenzia UE. “Le prove in Grecia e in Italia si completeranno quest’anno. In Portogallo, Frontex sta utilizzando un velivolo senza pilota più piccolo per monitorare l’Oceano Nord Atlantico insieme alla European Maritime Safety Authority (EMSA), alla Guardia nazionale repubblicana, all’Aeronautica e alla Marina militare portoghesi”.[9]

La campagna di volo con i “Falco EVO” prodotti da Leonardo-Finmeccanica ha preso il via il 6 dicembre 2018 dall’aeroporto dell’isola di Lampedusa. “Le operazioni di sorveglianza e ricognizione (Intelligence Surveillance and Reconnaissance – ISR), vengono pianificate dalla Guardia di Finanza con il coordinamento del Ministero dell’Interno”, riferivano i manager dell’holding industriale-militare. “In questo contesto è stato decisivo il supporto di ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, e di ENAV, la società che gestisce il traffico aereo civile in Italia, nonché di AST Aeroservizi, società di gestione dell’aeroporto di Lampedusa. Il Falco EVO, equipaggiato con un sistema ottico all’infrarosso ad alta definizione, un collegamento dati satellitari oltre la linea di vista e una suite avanzata di sensori di bordo che include il radar Gabbiano TS Ultra Light per missioni di lungo raggio diurne e notturne, opera con personale di volo e squadre per la manutenzione di Leonardo”.[10]

Il drone, autorizzato a sorvolare lo spazio aereo civile italiano e maltese, è stato utilizzato in due operazioni militari nel Canale di Sicilia per intercettare imbarcazioni che trasportavano migranti. La prima missione è stata effettuata il 20 giugno 2019 contro un peschereccio da cui erano stati trasferiti su imbarcazioni più piccole 75 migranti, tra cuitre donne e tre minori, poi sbarcati a Lampedusa. La seconda missione, il successivo 26 giugno, ha visto il “Falco EVO” operare per 17 ore e 21 minuti consecutivi, a supporto di un intervento dei militari italiani contro due imbarcazioni che solcavano le acque delle Pelagie.[11]
 

Il miracolo UE della moltiplicazione dei droni

Grazie al prezioso lavoro di documentazione sulle relazioni tra Unione Europea e il complesso militare-industriale israeliano del Coordinamento delle Associazioni pro-Palestina di Bruxelles è stato possibile accertare come l’uso di droni per la guerra ai migranti e alle migrazioni alle frontiere esterne UE sia molto più ampio e articolato. Rispondendo a un’interrogazione dell’europarlamentare Miguel Urbàn Crespo del GUE/NGL sui droni presi in leasing da Elbit Systems (“società accusata di crimini di guerra e violazioni dei diritti umani”[12]), il 30 giugno 2020 la Commissione europea ha ammesso che il Centro di ingegneria e sviluppo prodotti e servizi tecnologici CeiiA di Lisbona (Portogallo) aveva impiegato i velivoli “Hermes 900”, a seguito di un contratto biennale sottoscritto con l’agenzia EMSA dell’importo di 59 milioni di euro.[13]L’“Hermes 900” aveva iniziato ad operare nel giugno 2019 dall’aeroporto di Egilsstaðir in Islanda per monitorare più della metà della Zona Economica Esclusiva (ZEE) islandese.[14]Secondo i manager di Elbit System, il drone per il pattugliamento marittimo e la relativa Stazione terrestre di controllo erano stati appositamente configurati “per consentire un monitoraggio costante di un vasta area marina e costiera e un’effettiva identificazione di attività sospette e potenziali pericoli”.[15]I velivoli israeliani sono stati successivamente impiegati nel Mediterraneo.

“CeiiA ha gestito due operazioni: per la Guardia costiera islandese per 119 giorni, dal 24 aprile al 20 agosto 2019, quando 62 voli sono stati effettuati sul mare nella parte orientale dell’Isola; per Frontex a sostegno della Guardia costiera ellenica con 34 giorni operativi, dal 2 dicembre 2019 al 4 gennaio 2020, effettuando 18 voli da Creta sul Mar Ionio”, ha rispostola Commissaria UE per l’Industria e la ricerca Adina Ioana Valean a un’interrogazione dell’europarlamentare Özlem Demirel del GUE/NGL (25 giugno 2020).

Uno degli “Hermes 900” impiegati daCeiiA è precipitato per un guasto tecnico l’8 gennaio 2020 durante il decollo dalla pista aerea di Tympaki a Creta. A seguito dell’incidente le operazioni di sorveglianza e intelligence nelle acque greche sarebbero state sospese.[16]“L’operazione con Ceiia in Grecia è stata fermata”, ha dichiarato ancora Adina Ioana Valean. “Attualmente l’European Maritime Safety Agency non sta svolgendo altre operazioni di sorveglianza marittima con questo sistema, né ci si sono altre operazioni in preparazione in questa fase. Il velivolo sta effettuando dei test dopo essere stato riparato e l’indagine sulle cause dell’incidente non è stata ancora completata”.[17]Ciò non ha comunque impedito che lo scorso mese di ottobre Elbit Systems e l’“Hermes 900” venissero prescelti da Frontex per pattugliare il Mediterraneo nei prossimi due anni.

Il “multiuso” dei droni per operazioni di controllo in ambito europeo era stato confermato il 19 settembre 2019 in un draft dell’allora Commissaria UE ai trasporti Violeta Bulc. “Come parte della cooperazione europea in funzione di guardia costiera, l’European Maritime Safety Agency (EMSA), l’European Fisheries Control Agency (EFCA) e l’European Border and Coast Guard Agency hanno istituito servizi comuni di informazione e sorveglianza marittima anche con l’uso di sistemi aerei a pilotaggio remoto”, scriveva Violeta Bulc. “Ciò ha consentito di assicurare una capacità addizionale di sorveglianza marittima alle autorità nazionali per monitorare l’inquinamento del mare e la sicurezza della navigazione, individuare imbarcazioni in difficoltà, misurare le emissioni navali, identificare e tracciare le unità navali coinvolte in attività illegali, ecc.. EMSA, in accordo con EFCA ed EBCGA ha assunto la guida dei servizi RPAS e attualmente ha otto contratti per l’uso di differenti sistemi a pilotaggio remoto per scopi differenti. EMSA non acquista i RPAS, ma sottoscrive contratti con le società che operano in questo settore”. Sempre secondo l’ex Commissaria Ue, nel biennio 2018-19, EMSA ha coordinato operazioni con droni in Portogallo, Spagna, Danimarca, Grecia, Croazia, Italia e Islanda.[18]

Alla data del 10 ottobre 2019 i contratti firmati dall’European Maritime Safety Agency per svolgere le operazioni RPAS erano dieci, di cui tre ancora in corso e con dichiarate finalità di “sorveglianza marittima generale”: con la società portoghese CeiiA (droni “Hermes-900” di Elbit Systems); con il consorzio “React” costituito dalla società aerospaziale portoghese Tekever e da CLS, una controllata dell’agenzia spaziale francese (drone “AR5 Evolution” di Tekever); con l’azienda di elettronica militare austriaca Schiebel (UAV Campcopter “S100”). Per operare con sistemi a pilotaggio remoto nel 2020, l’agenzia per la sicurezza marittima aveva invece già ricevuto richieste formali da parte di otto Stati membri UE: Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna.[19]
 

E il Falco torna a spiccare il volo dalla Sicilia

Per “estendere” la sorveglianza delle frontiere marittime esterne fino a 560 chilometri dalle coste siciliane e “prevenire, contrastare ed analizzare il fenomeno dell’immigrazione clandestina” nel Mediterraneo centrale, anche la Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere del Ministero dell’Interno ha deciso di affidarsi ai velivoli senza pilota. Il 22 ottobre 2020 il periodico Altraeconomia ha rivelato che le autorità italiane di pubblica sicurezza hanno noleggiato un drone MALE prodotto da Leonardo S.p.A. al costo di 8,8 milioni di euro. Il velivolo – anche in questo caso si tratterebbe del modello “Falco EVO” sperimentato con Frontex a Lampedusa gli anni scorsi – sarà impiegato in un periodo di dodici mesi con possibilità di estensione a diciotto, per 1.200-1.800 ore di volo.

“Il Viminale si è mosso al fine di incrementare il patrimonio di conoscenze in capo al Centro nazionale di coordinamento del Sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (NCC/EUROSUR) sotto l’egida dell’agenzia Frontex”, riporta Altraeconomia. “Come riconosciuto dallo stesso ministero, il noleggio di un drone a pilotaggio remoto alla cifra di 5mila euro per un’ora di volo costituisce una innovazione di rilievo. L’appalto, finanziato sino al giugno 2022 con le risorse del Fondo sicurezza interna 2014-2020 (ISF), risponde all’ossessione del controllo e della sorveglianza e segue alla sostanziale eliminazione di un sistema istituzionale di ricerca e soccorso in mare.”[20]

Secondo il capitolato tecnico della gara per la fornitura del velivolo a pilotaggio remoto, i servizi forniti da Leonardo S.p.A. consisteranno nell’effettuazione di missioni di sorveglianza marittima in volo, nel trasferimento delle informazioni e dei dati acquisiti al Centro di Coordinamento Nazionale “per il successivo utilizzo e l’eventuale distribuzione a referenti istituzionali predeterminati”, nonché nell’erogazione di corsi di formazione a quattro piloti, due della Polizia di Stato e due del Corpo della Guardia di Finanza, per il controllo dell’UAV dalla stazione terrestre.

Il pacchetto fornito da Leonardo comprende l’equipaggiamento tecnico (RPAS di tipo Medium Altitude Long Endurance, stazione di controllo a terra, sensori, ecc.) e il supporto tecnico-logistico necessario. La sorveglianza aeromarittima sarà svolta di giorno e di notte, “con un’autonomia di almeno 12 ore, non rilevabile visivamente o acusticamente ad almeno 6.000 piedi di quota e in grado di identificare oggetti di due metri di grandezza a una distanza di quattro chilometri”. Il drone opererà da un aeroporto che sarà definito nelle prossime settimane dal Ministero tra quello di Trapani-Birgi, Lampedusa o Ragusa-Comiso.

Saranno svolti in particolare la “sorveglianza di aree predefinite alla ricerca di punti specifici”, la “rilevazione, identificazione, tracciamento e monitoraggio degli oggetti di interesse”, la “correlazione tra le tracce”, l’“immediata fornitura all’operatore tattico del contenuto dell’analisi” e delle immagini e dei video raccolte dai sensori di bordo al Centro di Coordinamento Nazionale e al Sistema Europeo di Sorveglianza delle Frontiere (NCC/EUROSUR). “Il NCC/EUROUR rappresenta ai sensi del regolamento UE 1052/2013 il naturale nodo di scambio delle informazioni anche di livello EU Restricted tra i Paesi Membri e l’Agenzia Frontex”, riporta il Dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno. “Esso è il luogo deputato a ricevere tutte le informazioni inerenti al fenomeno migratorio, tra cui quelle relative agli eventi di ricerca e soccorso in mare che hanno origine anche dal traffico e dalla tratta di esseri umani, al fine di poter coordinare il sistema nazionale di sorveglianza delle frontiere”.[21]
 

Gli artigli del Predator

Un contributo al monitoraggio delle acque del Mediterraneo e all’intercettazione delle imbarcazioni con migranti in rotta verso le coste dell’Italia meridionale è stato fornito a partire del marzo 2014 dall’Aeronautica militare con il rischieramento nella grande aerostazione di Sigonella di alcuni velivoli a pilotaggio remoto RQ-1 “Predator” provenienti dalla base di Amendola (Foggia). Per gestire le attività di questi droni prodotti dal colosso statunitense General Atomics, il 10 luglio 2017 è stato pure attivato nella base siciliana il 61° Gruppo Volo AMI. Dal punto di vista operativo i velivoli si interfacciano con le unità aeree e navali delle forze armate nazionali e NATO e con quelle assegnate alle missioni militari UE nel Mediterraneo (attualmente EUNavFor Med Irini, in passato Sophia), nonché con i droni d’intelligence e sorveglianza terrestre AGS della NATO (il comando alleato istituito anch’esso a NAS Sigonella ha più volte ribadito la disponibilità a impiegare il sistema AGS anche per il contrasto dell’immigrazione clandestina e dei traffici di esseri umani).

Doveroso segnalare che il 20 novembre 2019 un “Predator” dell’Aeronautica italiana è precipitato in territorio libico. Lincidente ha creato un certo imbarazzo tra le autorità politiche e militari; come rilevato dall’analista Gianandrea Gaiani, “l’Italia non ha spiegato cosa ci faceva un velivolo teleguidato MQ9 Reaper (Predator B) quando è stato abbattuto in volo da un missile dell’Esercito Nazionale Libico, le forze di Haftar, non lontano da Tarhouna, città a una sessantina di chilometri a sud di Tripoli e roccaforte dell’LNA”.[22]

Non ha certo contribuito a chiarire le reali ragioni della missione d’intelligence lo scarno comunicato emesso dal Ministero della Difesa dopo l’abbattimento del “Predator”. “Nella giornata odierna – recita la nota stampa – è stato perso il contatto con un velivolo a pilotaggio remoto dell’Aeronautica Militare, successivamente precipitato sul territorio libico. Il velivolo, che svolgeva una missione a supporto dell’operazione Mare Sicuro, seguiva un piano di volo preventivamente comunicato alle autorità libiche”.[23]Nell’omettere qualsivoglia riferimento alla tipologia del drone impiegato e alle possibili cause dell’incidente, la Difesa ne ha giustificato l’impiego in un’operazione (Mare Sicuro), la cui estensione geografica è però limitata al Mediterraneo centrale e alle acque territoriali libiche a “supporto e di sostegno alla Guardia Costiera e alla Marina Militare libiche nel contrasto ai traffici marittimi illeciti”.[24]

Anche Frontex guarda con attenzione alla possibilità di impiegare i droni statunitensi “Predator” a “difesa” delle frontiere esterne dell’Unione europea. A partire del dicembre 2019 i tecnici di General Atomics Aeronautical Systems Inc. hanno avviato una serie di test di volo con una nuova versione dell’MQ-9, appositamente prefigurata allo svolgimento di operazioni di sorveglianza marittima, presso la base aerea greca di Larissa, in collaborazione con l’Aeronautica militare ellenica.[25]Il nuovo drone, denominato “SeaGuardian” è stato equipaggiato con un sofisticato radar e un sistema di ricezioni dati da unità navali di grandi dimensioni per soddisfare una delle richieste più impellenti di Frontex per il controllo del Mediterraneo.[26]
 

Arriva l’ora dei palloni anti-migranti

Per rafforzare l’automatizzazione e la disumanizzazione dell’odierna guerra ai migranti e alle migrazioni, l’European Border and Coast Guard Agency punta anche all’uso degli aerostati. Dopo una serie di test effettuati dall’isola di Samos nell’Egeo orientale in collaborazione con la Guardia Coste della Grecia, Frontex ha deciso di lanciare entro il 2021 un progetto pilota per valutare l’efficienza e i costi delle piattaforme aerostatiche per il controllo delle frontiere e per “modificare ed ottimizzare le apparecchiature già testate”.[27]E’ stato così pubblicato un bando di gara (codice Frontex/OP/612/2020/JL) per “affittare due aerostati per la sorveglianza marittima e ambientale in vista di un secondo progetto pilota supportato dallo Stato ospite, la Grecia”. Il valore del contratto è di 3.010.000 euro per una durata di dodici mesi, comprensivi del personale tecnico destinato all’esecuzione dei test.[28]

Nel corso delle prove effettuate a Samos, l’aerostato utilizzato da Frontex e dalla Guardia coste greca è stato il Tethered AerostatRadar System (TARS) prodotto negli Stati Uniti d’America dal gruppo Lockheed Martin e dalla società d’ingegneria avanzata ILC Dover, già in funzione con l’U.S. Custom Service contro il traffico illegale di stupefacenti.[29]Fornito di un radar con un raggio di copertura di 200 miglia nautiche, una telecamera termica e un sistema d’identificazioneautomatizzato (Automatic Identification System), il TARS è lungo 35 metri, può volare sino a4.600 m. d’altezza e trasportare un carico di 1.200 kg. I sistemi di telerilevamento normalmente installati a bordo sono l’EL/M-2083 dell’israeliana Elta Systems e il JLENS della statunitense Rytheon. Il primo si basa sul radar utilizzato dalle forze armate d’Israele per il sistema anti-missili balistici con base terrestre “Arrow”, capace di “un pronto impiego per il controllo elettronico attivo e l’individuazione da lunghe distanze di velivoli nemici, specie quando operano a basse altitudini”, come spiega la società costruttrice Israel Aerospace Industries. Il JLENS (Joint Land Attack Cruise Missile Defense Elevated Netted Sensor System), noto anche come “pallone spia”,è stato progettato per intercettare e tracciare imbarcazioni, veicoli terrestri, missili da crociera, aerei con e senza piota, ecc.. E’ dunque inequivocabile che anche gli aerostati sono veri e propri sistemi di morte, che dopo essere stati impiegati in teatri di guerra vengono adesso “convertiti” in strumenti chiave per il controllo delle frontiere contro le “incursioni” di migranti e richiedenti asilo.
 

A.A.A. ricercatori cercasi per ipermilitarizzare le frontiere

L’agenzia Frontex ha intanto deciso di mettere i propri “esperti” a disposizione della Direzione generale per le migrazioni e gli affari interni della Commissione europea per sostenere le attività di ricerca, sperimentazione e sviluppo di tecnologie innovative per il controllo delle frontiere terrestri e marittime. In particolare Frontex sta contribuendo all’implementazione di una parte rilevante dei programmi pluriennali di investimento UE alla ricerca “Horizon 2020” (2014-2020) ed “Horizon Europe” (2021-2027).

L’ultima tranche triennale di “Horizon 2020” relativa al cosiddetto “piano di sicurezza della società” ha destinato 118 milioni di euro per finanziare progetti di ricerca nella Border and External Security. In quest’ambito Frontex “identificherà le attività di ricerca indirizzate a ridurre le lacune e le vulnerabilità nei settori della sorveglianza e della consapevolezza situazionale; della biometrica, della cybersecurity e della disponibilità e scambio delle informazioni; a contribuire allo sviluppo di soluzioni che ne facilitino i test operativi all’interno delle Frontex Joint Operations e in stretta collaborazione con le autorità nazionali; a monitorare i risultati delle ricerche stesse per sostenerne la rilevanza operativa e facilitare il loro assorbimento nel mercato”.[30]

Ampio lo spettro degli strumenti tecnologici oggetto dei programmi “Horizon” sponsorizzati da Frontex e destinati alla sicurezza delle frontiere: innanzitutto le piattaforme a pilotaggio remoto, sia quelle aree, che terrestri e navali; le apparecchiature di rilevamento biometrico e quelle per la verifica tridimensionale-facciale e dell’iride; i sistemi di comando, controllo e intelligence; l’intelligenza artificiale (IA); la robotica; i sistemi integrati per l’identificazione dei traffici di droga, ecc..[31]Con un comunicato stampa dell’11 agosto 2020, Frontex ha pure reso noto i “programmi d’interesse” finanziati con i fondi alla ricerca e all’innovazione di “Horizon 2020”. Essi sono “Andromeda”, “Aresibo”, “BorderSens”, “Compass2020”, “D4Fly”, “Mirror” e “Perceptions”.[32]

Il progetto “Andromeda” (acronimo di An EnhaNceD Common InfoRmatiOn Sharing EnvironMent for BordEr CommanD, Control and CoordinAtion Systems)punta alla realizzazione di un sistema di comando che sovrintenda alle attività di controllo delle frontiere marittime dell’Unione europea e favorisca lo scambio di informazioni tra le marine militari, le Guardia coste e le forze di polizia dei paesi membri UE ed extra-UE. Finanziato con 5 milioni di euro, “Andromeda” è co-promosso dal Ministero della Sicurezza pubblica d’Israele, dai Ministeri della Difesa di Italia, Grecia e Portogallo, da diverse università, importanti centri di ricerca nel settore della cybersecurity e da alcune delle maggiori industrie aerospaziali militari europee (Leonardo-Finmeccanica, Thales Alenia Space Italia, Avio S.p.A., Piaggio Aereo Industries, GMV Aerospace and Defence SA, ecc.), con la collaborazione del Common Information Sharing Environment (CISE), il gruppo operativo delle agenzie EMSA, Frontex, EEAS (European External Action Service), EDA (European Defence Agency) ed European Union Satellite Centre. “Andromeda” ha preso il via il 1° settembre 2019 e si concluderà il 28 febbraio 2021.[33]

Finanziato dall’Unione europea con 7 milioni di euro, “Aresibo” (Augmented Reality Enriched Situation awareness for Border security) ha invece preso il via l’1 maggio 2019 per concludersi il 30 aprile 2022. Il progetto è coordinato dal colosso aerospaziale francese Airbus Defence and Space SAS e vede operare insieme diciannove partner, tra i quali l’IES Solutions – Intelligence for Environment and Security S.r.l. (società di ricerca tecnologica avanzata con sedi a Roma e Catania); il gruppo informatico tedesco Ubimax GMBH; i Ministeri della Difesa di Grecia e Portogallo; la NATO Science and Technology Organization (l’ente dell’Alleanza Atlantica preposto alla ricerca scientifico-tecnologica in campo militare); l’ISIG – Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia; il Protection and Guard Service del Ministero della Difesa della Romania, ecc..[34]

Scopo di “Aresibo” è la realizzazione di un “innovativo” sistema di analisi delle “potenziali minacce” e di pattugliamento e sorveglianza per rispondere alle “emergenze” e concorrere alla “ricerca e salvataggio” e ad ulteriori operazioni pianificate in ambito europeo. “Questo sistema consentirà di acquisire una più accurate conoscenza della situazione, filtrando un enorme quantità di informazioni raccolte da molteplici fonti”, scrivono i proponenti del progetto. “Aresibo tiene in conto l’uso di tutti i tipi di sistemi a pilotaggio remoto in grado di rispondere alle domande operative delle missioni di sicurezza alle frontiere terrestri e marittime. Inoltre ottimizza le funzioni delle piattaforme destinate alla sorveglianza in vista di una loro integrazione nei sistemi di processamento esistenti per interpretare, fondere e correlare un gran numero di dati”.

Mentre “BorderSens” creerà un sistema europeo di rilevamento delle sostanze stupefacenti (fondo UE di  5.504.415euro, durata 1 settembre 2019 – 31 agosto 2023), il progetto “Compass2020” (Coordination Of Maritime assets for Persistent And Systematic Surveillance)è indirizzato “alle sfide rappresentate dall’immigrazione irregolare e al narcotraffico” con l’obiettivo di sperimentare “l’uso combinato e il perfetto coordinamento tra gli assetti con pilota e quelli senza pilota nel conseguire una copertura maggiore, una migliore qualità delle informazioni e tempi di risposta più brevi nel corso delle attività di sorveglianza marittima”.

La soluzione proposta da “Compas2020” è l’utilizzo contestuale di droni aerei e unità subacquee anch’esse automatizzate (UxVs), da schierare a bordo di unità navali e/o in basi terrestri. Le piattaforme saranno supportate da un sistema di comando e controllo centrale e svolgeranno operazioni di sorveglianza “persistente e a lungo raggio” potenziando le funzioni delle Guardia costiere e delle autorità marittime nazionali. Il progetto prevede anche lo sviluppo di nuovi software per accrescere le capacità di analisi dei dati raccolti dai velivoli a pilotaggio remoto. “Compass2020” ha preso il via l’1 maggio 2019 e si concluderà il 30 aprile 2021. Finanziato da “Horizon” con 6 milioni di euro, esso è implementato da quattordici partner, tra cui la Direzione Generale Marittima del Portogallo (ente coordinatore); la società cantieristica francese Naval Group; il gruppo aerospaziale tedesco Airbus Defence and Space GMBH; Eca Robotics (azienda d’ingegneria robotica francese); l’Home Office del Regno Unito (l’equivalente del Ministero dell’Interno italiano) e ancora una volta la NATO Science and Technology Organization.[35]

Il quinto progetto di ricerca in ambito UE sostenuto da Frontex è “D4Fly” (Detecting Document frauD and iDentity on the fly) ed è finalizzato a migliorare la qualità e I’efficacia dei processi di identificazione in tutti i posti di frontiera terrestre, aerea e marittima, fornendo strumenti di controllo più sicuri. Tra questi ultimi i promotori di “D4Fly” elencano le tecnologie biometriche per l’accertamento tridimensionale-facciale, dell’iridee dei somatotipi delle persone; le applicazioni per gli smartphone per la verifica delle immagini termiche e multispettrali dei viaggiatori “per contrastare le manomissioni e individuare le modifiche del volto degli impostori”; nuovi programmi informatici per accertare eventuali falsificazioni di documenti d’identità e passaporti.

“D4Fly” ha preso il via l’1 settembre 2019 e si concluderà il 31 agosto 2022. Il progetto è coordinato da Veridos GMBH, una delle aziende leader a livello mondiale nell’organizzazione e gestione dei controlli di sicurezza, con sede centrale a Berlino e filiali negli Stati Uniti d’America, Canada, Messico, Grecia, Singapore ed Emirati Arabi. Diciotto i partner, tra cui il Ministero della Difesa e quello della Giustizia dei Paesi Bassi; l’Autorità Portuale del Pireo (Grecia); il Servizio nazionale per la protezione delle frontiere della Lituania. Il finanziamento UE è di 7 milioni di euro.[36]

Obiettivo strategico di “Mirror” (Migration-Related Risks caused by misconceptions of Opportunities and Requirement) è quello di sviluppare una piattaforma integrata, una serie di strumenti e una “metodologia sistematica” per “un’analisi completa della percezione dell’Europa e l’individuazione delle discrepanze tra ciò che è percepito dell’Europa stessa e ciò che è invece reale, nonché la creazione di una coscienza dell’impatto che ne deriva e delle minacce generate, incluse quelle ibride”. A tale scopo il progetto analizzerà testi scritti e messaggi veicolati da reti multimediali, social network e altri canali comunicativi, utilizzando nuovi strumenti tecnologici e l’intelligenza artificiale.

Capofila del progetto di ricerca è la “Gottfried Wilhelm Leibniz Universitaet” di Hannover (Germania): tra i tredici partner compaiono, tra gli altri, il Ministero della Difesa tedesco; le forze di Polizia di Malta e Svezia; le Università statali di Vienna e Malta; le italiane Eurix S.r.l. (società di consulenza informatica di Torino), Conoscenza e Innovazione S.r.l.s. (centro di ricerca sociologica e interdisciplinare con sede a Roma)e la Fondazione Agenfor International, “no profit network” sulla sicurezza con sede a Milano e uffici periferici a Padova, Lugano (Svizzera), Tripoli (Libia) e al-Qamashly (Siria).[37]Il finanziamento della Commissione europea è di 5.182.000 euro.

Un programma di studio sociologico-sicuritario similare è “Perceptions”(Understand the Impact of Novel Technologies, Social Media, and Perceptions in Countries Abroad on Migration Flows and the Security of the EU & Provide Validated Counter Approaches, Tools and Practices), finanziato con i fondi di “Horizon 2020” con 4.994.652 euro.

Il programma intende identificare le narrazioni, le immagini e le percezioni sull’Europa che si hanno all’estero e di investigare come esse possano condurre a “problemi” come le false aspettative, le minacce alla sicurezza o anche alla radicalizzazione. “Ma soprattutto si punta a creare toolkit di misure creative e innovative per reagire e anche contrastare questo genere di problemi in considerazione degli aspetti sociali e strutturali”, spiegano i proponenti della ricerca. “Le odierne teorie sulle migrazioni si soffermano sui fattori di spinta e attrazione. I fattori economici, sociali e politici sono certamente elementi centrali che spingono alla migrazione. Altrettanto importante è come i luoghi di arrivo sono immaginati in maniera desiderabile e attrattiva, specialmente se esistono certe false narrazioni che possono influenzare le decisioni sulla migrazione. Grazie a questo progetto si identificheranno le idee sbagliate sull’Unione Europea che si hanno all’estero e quanto ad esse contribuiscano i miti fatti circolare dai social media e dai nuovi network della comunicazione, in modo da sviluppare in ambito UE raccomandazioni di ordine politico e piani d’azione”. Con “Perception” si prevede pure la realizzazione di una piattaforma web indirizzata ai soggetti e gruppi “sensibili” ai processi migratori, in modo da fornire “informazioni rilevanti e facilmente accessibili” per “decostruire le false narrazioni e rafforzare la trasmissione di notizie reali”, riducendone i possibili impatti sul controllo delle frontiere UE.

Al progetto che ha preso il via l’1 settembre 2019 e che si concluderà il 31 agosto 2022, partecipano le forze di polizia di Israele, Grecia e Bulgaria; diverse università (tra esse l’Alma Mater Studiorum di Bologna e “La Sapienza” di Roma); centri studi sulle migrazioni e le politiche sicuritarie; organizzazioni non governative come ad esempio la Caritas di Nicosia (Cipro) e ALDA – Association des Agences de la Democratie Locale, associazione internazionale “consacrata alla promozione dei diritti umani e del buon governo e della partecipazione dei cittadini a livello locale”.Nella lunga lista dei promotori del controverso programma sulle “percezioni dei migranti” compare anche la Fondazione Bruno Kessler di Trento, ente di ricerca della provincia autonoma che opera nel campo scientifico tecnologico e delle scienze umane con particolare attenzione all’Intelligenza Artificiale, all’informatica e alla fisica nucleare.[38]
 

La longa manus libica dell’Europa fortezza

Quello che più inquieta dell’inarrestabile processo di raccolta delle informazioni sui flussi migratori grazie alle nuove tecnologie automatizzate è però l’offerta e cessione d’intelligence da parte di Frontex e delle altre agenzie UE e nazionali, alle forze armate e di polizia di paesi terzi, principalmente della sponda sud mediterranea. Si tratta di comportamenti che hanno avuto una forte accelerazione specie negli ultimi tre-quattro anni e che rispondono principalmente alla strategia di Bruxelles e Varsavia di “condividere” in ambito extra-UE le politiche di contenimento militare delle migrazioni ed esternalizzare azioni ed interventi che violano palesemente il diritto internazionale, le libertà fondamentali e i diritti umani di migranti, rifugiati e richiedenti asilo.

Le modalità e le conseguenze  dell’illecito “trasferimento” di intelligence ai paesi non UE sono state analizzate recentemente da un rapporto di Statewatch, organizzazione non governativa internazionale che dal 1991 svolge un lavoro di monitoraggio sul rispetto delle libertà civili all’interno dell’Unione europea.Statewatch ricorda come le immagini raccolte dai droni di EMSA sono immediatamente valutate dalle Guardia costiera delle nazioni territorialmente responsabili e contestualmente inviate al quartier generale di Frontex ed integrate nel Sistema di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR) per una loro analisi da parte dell’agenzia europea e del network di controllo di tutti gli Stati membri UE che hanno frontiere esterne.

“Tutti i dati sono utilizzati per rilevare e prevenire le migrazioni sin dalla fase iniziale”, spiega la ONG. “Una volta che è prescelta la società contractor, i nuovi droni di Frontex possono volare anche per EUROSUR e in quest’ambito l’agenzia scambia le informazioni raccolte con gli altri utenti europei grazie a un portale remoto. I dati di EUROSUR e dei centri nazionali di controllo delle frontiere costituiscono il cosiddetto Common Pre-frontier Intelligence Picture che consente di estendere l’area d’interesse di Frontex sino al continente africano”. I contratti sottoscritti con le aziende che forniscono i velivoli a pilotaggio remoto prevedono che essi operino nelle acque del Mediterraneo centrale ed orientale in un raggio di 460 km. circa dalle basi di partenza.

“Ciò significa che i droni sono in grado di svolgere il loro lavoro di riconoscimento sino alle aree di pre-frontiera, come ad esempio Tunisia, Libia ed Egitto”, aggiunge Statewatch. “Il nuovo regolamento di Frontex consente all’agenzia di collaborare con i paesi terzi confinanti nello scambio delle informazioni raccolte, solo dopo un accordo formale con le autorità di governo non-UE. Ci sono però le prove che la missione militare europea EUNavFOR MED stia cooperando più ampiamente con la Guardia costiera libica (…) La Libia è inoltre il primo paese terzo ad essere connesso con i sistemi di sorveglianza europea attraverso il Seahorse Mediterranean Network. Le informazioni consegnate alle autorità libiche dovrebbero includere anche quelle raccolte dai droni Predator delle forze armate italiane”.[39]Il Seahorse Mediterranean Network è un programma di cooperazione per “migliorare gli scambi di informazioni nell’area mediterranea”, sottoscritto da sette Stati membri UE (Spagna, Italia, Francia, Malta, Grecia, Cipro e Portogallo) e dai paesi nordafricani nel quadro di EUROSUR. Esso prevede anche una serie d’iniziative di formazione ed addestramento dirette agli operatori africani in materia di sorveglianza marittima. In partnership con la Guardia Civil spagnola, la Guardia di Finanza italiana ha organizzato ed erogato a Gaeta (Latina) un corso formativo in materia di “conduzione di unità navali” per il personale della Guardia Costiera e dei Ministeri della Difesa e dell’Interno del governo di Tripoli (il contributo UE alla GdF è stato di 475.000 euro).[40]

Il coinvolgimento diretto della Libia nelle operazioni UE/Frontex di blocco e respingimento delle imbarcazioni dei migranti è stato “legittimato” nel giugno 2018 dall’incauta e irresponsabile decisione dell’Italia di affidare alle autorità marittime libiche lo svolgimento degli interventi di ricerca, soccorso e salvataggio dei naufraghi nella Regione Marittima Lybia SAR (Search and Rescue). L’identificazione e l’istituzione di questa zona SAR erano state affidate nel 2016 dalla Commissione europea al Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo della Guardia Costiera di Roma (IMRCC).

Con il passaggio di consegne tra Roma e Tripoli la Maritime SAR Region si è trasformata in un’immensa riserva di caccia libica delle imbarcazioni dirette verso il sud Italia o la Grecia con a bordo coloro che cercano protezione umanitaria e asilo nella sempre meno accogliente Unione europea.[41]Per la Convenzione delle Nazioni Uniti sul Diritto del Mare, ogni informazione su una reale o sospetta emergenza ad un’imbarcazione navale deve essere inviata al più vicino Centro di coordinamento per la ricerca marittima (MRCC). Così, nonostante la cronica carenza di mezzi e personale e l’assai dubbia volontà libica di assistenza e soccorso marittimo, accade che quando i velivoli a pilotaggio remoto di Frontex individuano imbarcazioni in situazioni di pericolo, le informazioni vengano girate a Tripoli, in quanto “responsabile” delle attività di ricerca nella propria zona SAR, tramite un proprio MRCC. Ciò consente a Frontex di non intervenire per salvare i migranti in pericolo individuati da propri droni, e di lasciare cinicamente alla Libia l’(eventuale) onere d’intervenire.[42]“L’obbligo legale di aiutare un’imbarcazione in difficoltà non si applica a un veicolo aereo senza pilota”, spiega lo studioso Phil McDuff in The Guardian. “Si può aggirare la questione su chi sia responsabile di accogliere i migranti soccorsi, se questi semplicemente non vengono proprio soccorsi (…) Visto l’obbligo di soccorrere le persone che ci chiedono aiuto, la soluzione sembra essere questa: fare in modo di non sentire le loro richieste”.[43]

Ovviamente la Commissione europea ha respinto ogni addebito in merito. L’8 gennaio 2020, Josep Borrell, Alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare ha negato che siano mai state fornite informazioni da Frontex alla Guardia costiera libica nell’ambito delle operazioni di sorveglianza previste dal regolamento UE (n. 656/2014) ed effettuate dagli Stati membri alle loro frontiere esterne in cooperazione con l’Agenzia. “Ciò si è verificato tuttavia nell’ambito dell’Eurosur Fusion Service — Multipurpose Aerial Surveillance (MAS)”, ha ammesso il commissario Borrell. “Durante l’attività di sorveglianza aerea MAS nell’area di pre-frontiera – dal 2017 sino al 20 novembre 2019 -, quando Frontex ha individuato situazioni di pericolo nella regione SAR libica, l’Agenzia informato in 42 casi il Centro di coordinamento delle ricerche dello Stato membro più vicino, EUNavFOR MED così come le autorità libiche”. Josep Borrell ha pure negato lo scambio d’informazioni sulle attività di sorveglianza marittima tra l’(ex) missione militare UE “Sophia” e la Guardia Costiera libica.[44]

Bruxelles ha pure dovuto ammettere di essere cosciente dei pesanti limiti organizzativi di Tripoli nella ricerca e nel soccorso marittimo e della stessa efficienza tecnico-organizzativa del Centro che dovrebbe sovrintendere alle operazioni SAR della marina libica. E’ utile riportare in merito quanto riferito il 20 maggio 2019 dal Commissario UE alle Finanze, Johannes Hahn. Dopo aver rilevato che nel giugno 2017 la Guardia Costiera italiana aveva ricevuto un finanziamento europeo di 1.800.000 euro per predisporre uno studio di fattibilità per assessorare la controparte libica in ambito legale e tecnico per l’attività SAR (operazione Aurora), il Commissario Hahn ha chiarito che lo studio è stato presentato a Bruxelles nel gennaio 2019 con la richiesta di fornire alla Libia sistemi di comando, controllo, telecomunicazione e monitoraggio del traffico marittimo, equipaggiamenti radio e satellitari, nonché il necessario addestramento. La Commissione UE ha successivamente autorizzato l’acquisizione di quanto richiesto dall’Italia grazie al programma denominato “Support to Integrated Border and Migration Management in Libya, first phase” (importo 46 milioni di euro), adottato nell’ambito del fondo d’emergenza per l’Africa.

“La costruzione del Maritime Rescue and Coordination Centre (MRCC) è parte della seconda fase del programma (45 milioni di euro stanziati nel dicembre 2018)”, ha specificato Johannes Hahn. “I negoziati tra la Commissione e il Ministero dell’Interno italiano per la realizzazione dell’MRCC sono in corso. Le procedure per il bando di gara per l’acquisizione delle principali apparecchiature e dei sistemi dell’MRCC saranno lanciate nel corso del 2019 e del 2020”.[45]Dopo un anno e mezzo o due, dunque, dal trasferimento italiano/UE alla Libia del “controllo” di un’ampia e trafficatissima regione SAR nel Mediterraneo centrale.
 

Epilogo in nero

Fioccano intanto sempre più numerose le denunce sugli illegittimi “respingimenti” in nord Africa delle imbarcazioni dei migranti che tentano di attraversare il Canale di Sicilia, grazie alla stretta partnership tra Frontex e la Marina militare di Tripoli. Il 17 giugno 2020 quattro organizzazioni non governative (Alarm Phone, Borderline-Europe, Mediterranea Saving Humans e Sea-Watch) hanno presentato il rapporto Remote control: the EU-Libya collaboration in mass interceptions of migrants in the Central Mediterranean che evidenzia come le azioni intraprese dalle unità di sorveglianza aerea dell’UE, in collaborazione con le autorità libiche, stiano facilitando le intercettazioni e i respingimenti di massa dei migranti. Il rapporto ricostruisce in particolare alcuni eventi di ricerca e salvataggio conclusisi con intercettazioni e respingimenti verso la Libia.[46]

“I mezzi aerei dell’UE sono impiegati per avvistare le imbarcazioni dei migranti e per guidare la cosiddetta Guardia Costiera libica”, scrivono le ONG. “Questa sorveglianza aerea ha portato alla cattura di decine di migliaia di persone e al loro respingimento in zona di guerra libica in operazioni che non sono altro che violazioni dei diritti fondamentali (…) Gli attori UE hanno delegato la responsabilità alle autorità libiche e sono divenute complici nell’intercettazione sistematica e al trasferimento in Libia delle persone che tentano di fuggire. Il ruolo cruciale nella loro individuazione a largo delle coste libiche è giocato dagli aerei spia, il cui impiego è cresciuto negli ultimi mesi”.[47]

“I velivoli UE individuano le imbarcazioni dei migranti e contattano solo le autorità libiche, impedendo de facto che altre navi possano intervenire e sbarcare le persone soccorse in un porto sicuro”, concludono gli estensori del report. “Le autorità europee hanno ulteriormente strumentalizzato la crisi da COVID-19 per normalizzare le pratiche esistenti di non-assistenza in mare e per continuare a violare il principio di non respingimento in mare. In nessuna circostanza la pandemia da COVID-19 può giustificare che i migranti in fuga siano spinti o riportati in Libia”.[48]

Relazione al Convegno Guerre, migrazioni e diritti nel Mediterraneo, organizzato il 20 novembre 2020 dall’Associazione Diritti e Frontiere (ADIF) in collaborazione con l’ANPI (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e il Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università degli Studi di Palermo.
 

[1]J. Jolly , “Airbus to operate drones searching for migrants crossing the Mediterranean”, The Guardian, 20 Oct 2020, https://www.theguardian.com/business/2020/oct/20/airbus-to-operate-drones-searching-for-migrants-crossing-the-mediterranean?fbclid=IwAR3zciiurweyjW5MW20yDL6I64BMQhV_jr7-YmMgckQB0HXKbreFcTjszaU

[2]S. Chemla, “Israeli Aerospace Industries’ Heron UAV to fly for EU”, The Jerusalem Post, October 22, 2020, https://www.jpost.com/israel-news/israeli-aerospace-industries-heron-uav…

[3]Human Rights Watch, Precisely Wrong. Gaza Civilians Killed by Israeli Drone Launched Missiles, New York, June 2009, https://www.hrw.org/sites/default/files/reports/iopt0609webwcover_0.pdf

[4] A. Giansiracusa, “In Afghanistan perso un Heron tedesco”, 21 novembre 2020, https://www.aresdifesa.it/2020/11/21/in-afghanistan-perso-un-heron-tedesco/

[5] “Frontex si rivolge ad Airbus per la sorveglianza aerea marittima con UAS”, Analisi Difesa, 21 ottobre 2020, https://www.analisidifesa.it/2020/10/frontex-si-rivolge-ad-airbus-per-la…

[6] https://ted.europa.eu/udl?uri=TED:NOTICE:473315-2020:TEXT:EN:HTML

[7]Palestinian Grassroots Anti-apartheid Wall Campaign (Stop The Wall)European Coordination of Committees and Associations for Palestine (ECCP), Stop Israeli Killer Drones, February 2020,https://www.stopthewall.org/sites/default/files/StopIsraeliKillerDrones_…

[8]https://ted.europa.eu/udl?uri=TED:NOTICE:10629-2018:TEXT:EN:HTML

[9]Frontex. “Frontex begins testing unmanned aircraft for border surveillance”, 2018-09-27, News Release, https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/frontex-begins-testi…‘s%20external%20borders.&text=The%20RPAS%20being%20tested%20by,including%20thermal%20cameras%20and%20radars.

[10] Ufficio Stampa di Leonardo S.p.A., “Al via i voli del drone Falco EVO per missioni di sorveglianza marittima nell’ambito del programma di test di Frontex”, Roma, 6 dicembre 2018, https://www.leonardocompany.com/it/press-release-detail/-/detail/falco-drone-frontex-sensori-guardia-finanza

[11] https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/mediterraneo-il-trucco-della-nave-madre-ecco-come-funziona-la-tratta-dei-migranti-vicino-a-lampedusa_3215907-201902a.shtml

[12] https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2020-001178_EN.html.

[13] https://ted.europa.eu/udl?uri=TED:NOTICE:116450-2018:TEXT:EN:HTML

[14]“Elbit Systems Commenced the Operation of the Maritime UAS Patrol Service to European Union Countries”, New Press, 18.06.2019,https://elbitsystems.com/pr-new/elbit-systems-commenced-the-operation-of…

[15]“Elbit Systems Selected to Provide Maritime UAS to the European Union Maritime Safety Agency”,Nov 01, 2018, http://www.defense-unmanned.com/article/3271/elbit-wins-to-provide-maritime-uas-to-european-union-maritime-safety-agency.html

[16]M. Monroy, “Against Migration: EU drone crashed in Crete”, https://digit.site36.net/2020/01/31/against-migration-eu-drone-crashed-i…

[17]https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2020-000567-ASW_EN.html

[18]https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2019-002454-ASW_EN.pdf

[19]M.Monroy, “North and Baltic Sea: German authority orders EU drone surveillance”, https://digit.site36.net/2020/06/01/north-and-baltic-sea-german-authorit…

[20] D. Facchini, “Un drone per sorvegliare il Mediterraneo e fermare i migranti. Il nuovo appalto del ministero dell’Interno”,Altraeconomia,22 Ottobre 2020.

[21] Ministero dell’Interno – Dipartimento di Pubblica Sicurezza, Gara Europea per la fornitura di un pacchetto completo consistente nel servizio di noleggio di un sistema aeromobile a pilotaggio remoto (S.A.P.R.), comprensivo di correlati servizi di supporto tecnico logistici e addestrativi . Capitolato tecnico, Roma, 2020.

[22] G. Gaiani,“L’imbarazzante caso dei droni italiano e americano abbattuti in Libia”, Analisi Difesa, https://www.analisidifesa.it/2019/11/limbarazzante-caso-dei-droni-italia…

[23] Ministero della Difesa, “Difesa: precipitato velivolo a pilotaggio remoto”, Roma, 20 novembre 2019, https://www.difesa.it/SMD_/Comunicati/Pagine/Difesa_precipitato_velivolo…

[24] Ministero della Difesa, “Operazione Mare Sicuro”, Roma, https://www.difesa.it/OperazioniMilitari/NazionaliInCorso/MareSicuro/Pag…

[25]General Atomics Aeronautical, “European Maritime Flight Demonstrations”, http://www.ga-asi.com/european-maritime-demo/

[26]StateWatch, “Drones for Frontex: unmanned migration control at Europe’s borders”,27 February 2020, https://www.statewatch.org/analyses/2020/drones-for-frontex-unmanned-mig…

[27]Frontex Media Centre,“Frontex to launch maritime surveillance by aerostat pilot project”, News Release, 2020-09-11, https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/frontex-to-launch-ma…

[28]https://etendering.ted.europa.eu/cft/cft-display.html?cftId=7148

[29]“Frontex to Launch Pilot Project for Maritime Surveillance by Aerostat”, September 15, 2020, https://www.schengenvisainfo.com/news/frontex-to-launch-pilot-project-fo…

[30]Frontex, “Frontex to provide border security expertise to European Commission’s research projects”, New Release, Warsaw,2020-02-06, https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/frontex-to-provide-b….

[31]https://frontex.europa.eu/research/eu-research/introduction/

[32]Frontex,“Frontex helping to bring innovation to future border control”, News Release, 2020-08-11, https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/frontex-helping-to-b…‘s%20key%20goals%20are%20to,innovation%20into%20the%20operational%20environment

[33] A. Mazzeo, “Frontex a caccia di migranti grazie ad Israele e al complesso militare-industriale UE”, 17 settembre 2020, http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/09/frontex-caccia-di-migranti….

[34] https://cordis.europa.eu/project/id/833805

[35] https://cordis.europa.eu/project/id/833650.

[36] https://cordis.europa.eu/project/id/833704.

[37] https://cordis.europa.eu/project/id/832921.

[38] A. Mazzeo, “Frontex, Polizia d’Israele e Università europee contro le migrazioni mediterranee”, 22 settembre 2020, http://antoniomazzeoblog.blogspot.com/2020/09/frontex-polizia-disraele-e….

[39]Statewatch, “Drones for Frontex: unmanned migration control at Europe’s borders”, London, 27 February 2020, https://www.statewatch.org/analyses/2020/drones-for-frontex-unmanned-mig…”.

[40]http://www.gdf.gov.it/documenti-e-pubblicazioni/altri-contenuti/sviluppo….

[41] A. Mazzeo, “Le guerre per procura contro i migranti e le migrazioni di Roma, UE e NATO”, 2018, https://www.academia.edu/40797974/Le_guerre_per_procura_contro_i_migranti_e_le_migrazioni_di_Roma_UE_e_NATO.

[42]M. Monroy,“Frontex Aerial Service: Reconnaissance for the so-called Libyan coast guard”, https://digit.site36.net/2020/06/26/frontex-air-service-reconnaissance-f….

[43] P. McDuff,“L’uso dei droni per guardare i migranti che affogano mette a nudo tutta la disumanità delle pratiche di controllo sui confini”, The Guardian, 6 agosto 2019, https://www.meltingpot.org/L-uso-dei-droni-per-guardare-i-migranti-che-affogano-mette.html?fbclid=IwAR2N7cHhSC0CbBUzzDLb8UzhsFPWOfLDwl2a7n4v8lP8jYOUE0nYM_u2Q-s#.XUxCoOMzbIU

[44]https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2019-002654-ASW_EN.html.

[45]https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-8-2019-000190-ASW_EN.html

[46]S. Sanderson, “EU accused of using aerial surveillance to help push migrants back to Libya”, 2020/06/19, https://www.infomigrants.net/en/post/25494/eu-accused-of-using-aerial-su…

[47]https://www.borderline-europe.de/sites/default/files/readingtips/RemoteControl_Report_0620.pdf

[48].“New Report: Aerial collaboration between the EU and Libya facilitates mass interceptions of migrants”, Press Release,June 17, 2020, https://alarmphone.org/en/2020/06/17/new-report-aerial-collaboration-bet…
 

Fonte: Blog di Antonio Mazzeo
 

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pubblicato il in Intersezionalitàdi redazioneTag correlati:

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