InfoAut
Immagine di copertina per il post

L’UNICO DEBITO CHE RICONOSCIAMO È QUELLO CHE AVETE NEI NOSTRI CONFRONTI! DOVETE RENDERCI QUANTO CI AVETE SOTTRATTO!

 

“CE LO CHIEDE L’EUROPA!” NAPOLITANO, BERLUSCONI, MONTI, LETTA, RENZI NON SANNO DIRE ALTRO. Anche chi sbraita contro L’Unione e l’Euro, come il leghista SALVINI, poi siede comondamente nel Parlamento Europeo. I LORO INTERESSI NON SONO I NOSTRI! LA VOSTRA EUROPA NON CI PIACE, NON FA PER NOI! Ancora meno ci piace la VOSTRA IDEA DI PAESE!

Un milione di famiglie, che voi ora chiamate indigenti, non hanno entrate dirette da lavoro e sopravvivono senza avere alla fine del mese un solo euro. Il 43% dei giovani sono inattivi, hanno finito il loro ciclo di studio; si sono diplomati, laureati (a volte hanno fatto anche dottorati di ricerca) ma sono inattivi, emarginati e tenuti fuori dal sistema produttivo e sociale.

Decine di milioni di persone vivono un eterno precariato, con contratti di lavoro di qualche mese all’anno, costretti a essere imprenditori di se stessi, in rapporti di lavoro subordinato, camuffati da partite iva, costretti ad accettare remunerazioni in nero per qualche euro all’ora.

Milioni di piccoli commercianti, di artigiani, di piccoli professionisti stanno rimanendo senza reddito e lavorano più per pagar tasse che per sostenere se stessi; resistono fin che possono, poi chiudono le loro attività sommersi dai debiti, perseguitati da Equitalia; vivono nuove disperazioni e molti di loro sono spinti al suicidio.

La maggioranza degli occupati che hanno tra i cinquanta e i sessant’anni sono estromessi dal ciclo produttivo, condannati ad anni di cassa integrazione, di mobilità e infine rimangono senza lavoro e senza reddito. L’80 per cento degli anziani percepisce il minimo della pensione, senza soldi per alimentarsi adeguatamente e per curarsi. Decine di migliaia di lavoratori stranieri che erano occupati nell’agricoltura, nell’edilizia e nell’industria hanno perso il lavoro e se ne stanno andando dal nostro paese, si spostano in altri stati europei o tornano nei loro paesi d’origine.

Nelle grandi città crescono a dismisura gli sfratti e decine di migliaia di famiglie rimangono senza casa e senza sussidi. Trasporti, sanità istruzione e servizi hanno assunto costi da consumi di lusso che la maggioranza della popolazione è nelle condizioni di non poterne più usufruire. L’unica crescita che si continua a registrare nel nostro paese è l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, dei carburanti, dei tabacchi, delle bollette di luce, gas, acqua, delle tasse sui rifiuti.

Stiamo assistendo ad un grande processo d’impoverimento, di precarizzazione e proletarizzazione che riguarda e colpisce – con modi, forme e tempi differenti – la stragrande maggioranza di chi vive nel nostro paese e nel sud dell’Europa. Per contro, decisioni e legislazioni imposte ad hoc permettono il trasferimento di ingenti ricchezze e di opportunità nelle mani di ristrette èlite che acquistano un’influenza e un potere smisurato.

NON SIAMO UN PAESE POVERO, SIAMO UN PAESE NEL QUALE LA RICCHEZZA è STATA MAL DISTRIBUITA!

QUESTI SONO I RISULTATI DELLE POLITICHE EUROPEE NELLA GESTIONE DELLA CRISI E ORA VORREBBERO UN VOTO PER ACCELLERARE E TERMINARE QUESTI PROCESSI.

È stato rafforzato un sistema sociale che riproduce solo iniquità. Imponendo ricatti e premiando il servilismo, le istituzioni stesse hanno introiettato le logiche mafiose del potere dispotico, della corruzione, dell’assecondare il volere di chi ricopre ruoli di potere. La gestione delle istituzioni si è trasformata in esercizio del potere di lobby che si ripartiscono per scelte politiche profitti, reddito, lavoro, privilegi, impunità lasciando a noi emarginazione, espropriazioni, inquinamento, povertà. La legalità è sempre più strumento di perpetuazione di rapporti di forza che produce contemporaneamente: tutele per le classi agiate e garantite socialmente, repressione e controllo sociale per gli strati sociali emarginati e impoveriti e impunità per le èlite dominanti.

Formalmente viviamo in un sistema di diritto fondato sulla rappresentanza democratica delegata, ma sostanzialmente non si può di chiedere ai partiti e ai banchieri, ai sindacati e agli industriali, ai media e ai governanti, alle istituzioni italiane e all’Unione Europea alcune domande fondamentali:

  • Cosa avete fatto, quali interessi avete sostenuto in questi anni di crisi?

  • Chi avete salvato e chi avete sommerso?

Dal 2007, momento d’inizio della crisi, sono cambiati diversi suonatori, ma il direttore d’orchestra e la musica sono rimasti gli stessi. Berlusconi, Monti, Letta e Renzi hanno speso chiacchiere per far credere che la politica era in grado di rigenerare benessere per tutti e che i sacrifici richiesti erano per raggiungere un bene comune. Nei fatti si è poi visto che le loro politiche hanno permesso ai potentati finanziari, politici, burocratici e corporativi di rafforzarsi e arricchirsi mentre alla maggior parte della popolazione si continua solo a far pagare i costi dei dissesti finanziari provocati da chi comanda e governa.

Ad ogni scadenza elettorale fioriscono promesse di elargizioni di reddito ma solo per le fasce sociali già garantite. Così ieri Berlusconi prometteva di non far pagare l’Imu ai proprietari di casa poi il governo delle larghe intese ha cambiato nome al prelievo e sono fiorite le tasse sui servizi indivisibili, sui rifiuti ecc. Ora Renzi promette un bonus elettorale ai lavoratori garantiti e agli imprenditori che sono sempre di meno, promette di cambiare tutto il funzionamento delle istituzioni e dello stato. Contemporaneamente però afferma nei fatti che c’è chi vale di più e chi vale di meno sul mercato elettorale e quindi chi non garantisce un consenso sicuro: i giovani, i disoccupati, i precari, le partite iva, gli indigenti, i pensionati deve attendere e pazientare, si penserà a loro il prossimo giro. Infine ricordano che i sindaci del Pd Marino, Fassino e Catizzone, tanto per fare qualche nome, non tollerano che i territori da loro governati siano conflittuali, mobilitazioni come quelle del 16 ottobre, del 9 dicembre, del 12 aprile devono finire al più presto. Ci pensino questori e magistrati se non vogliono perdere il posto a ripristinare l’ordine sociale. Da quando Renzi è al governo a Roma si sgombrano gli edifici occupati dai senza tetto e si disperdono e si picchiano gli immigrati e i giovani disoccupati che protestano.

Ad ogni stagione viene inventata e proposta una nuova moda dai nomi accattivanti: austerity, spending review, jobs act… ognuna di queste trovate dovrebbe rappresentare la svolta definitiva, giornalisti ed esperti tanto servili quanto ben pagati elargiscono fiumi di parole e di commenti per costruire consenso e accettazione. Politica e media si sostengono solo con la menzogna e l’inganno. Quello che viene detto non è assolutamente quello che si vuol fare.

L’unanimità europeista di istituzioni e governi, di sindacati e finanza, di intellettuali e giornalisti, di industriali e politici è solo un unanimità di lobby garantite che vogliono scaricare i costi della crisi sulle popolazioni e sui territori più deboli e assoggettati. Si tratta di un’unanimità che si ritrova sui profitti da realizzare con le grandi opere inutili come la tav, sul favorire il sistema bancario, la grande distribuzione, la speculazione immobiliare, la cementificazione del territorio, l’inquinamento ambientale nella terra dei fuochi all’Ilva di Taranto, le speculazioni delle case farmaceutiche sulla salute dei cittadini. È un’unanimità che si ritrova sul mantenimento dei privilegi, sullo scambio di coperture e di favori, sul monopolio delle poltrone dei posti di potere.

Gli interessi e non i valori guidano le scelte politiche. Nonostante tutta la disinformazione attuata tutti percepiscono che le scelte dell’europeismo dei politici sono solo a favore e per i ceti dominanti, che non c’è alcun interesse a costruire partecipazione. Gli stessi sindacati sono più attenti a far diventare parlamentari i loro dirigenti, o a spartirsi i fondi europei sulla formazione che a mobilitare i lavoratori, i disoccupati, i precari, i giovani di tutti i paesi europei per l’ottenere, reddito, servizi, abitazioni, bisogni sociali.

Per chi governa è europeo lasciare milioni di giovani senza reddito, è europeo non tutelare le famiglie di chi è morto nell’incendio della Thyssenkrupp, è europeo perseguire per “terrorismo” gli attivisti no tav, è europeo coprire le imprese che inquinano i territori diffondendo veleni che provocano tumori, è europeo privare di luce, gas e residenza chi occupa per bisogno gli stabili di enti pubblici che lasciano vuoti e al degrado il patrimonio pubblico immobiliare.

Tutti hanno paura della partecipazione, del conflitto, della rivendicazione della protesta. Eppure proprio di lotta e di conflitti c’è bisogno per cambiare i rapporti di forza.

Se le istituzioni e i partiti tutelano solo i privilegi per pochi è giusto non avere più fiducia nelle istituzioni perché sono contrapposte e nemiche della maggior parte della popolazione. Ha sempre minor senso pensare di delegare qualcuno a gestire in modo diverso queste istituzioni. Bisogna ricercare e attuare modi e forme per mobilitarsi in modo nuovo e di massa senza ideologie ma nel concreto a partire dal disagio che vivono milioni di persone abbandonate a se stesse senza prospettive. La partecipazione per ottenere soddisfazione dei bisogni, difesa dei territori devastati può creare nuove forme di solidarietà di condivisione di interessi comuni e collettivi che col tempo e la continuità possono generare ricomposizione sociale e nuove forme condivise di comunità.

Quest’anno in molte piazze del primo maggio si contrappongono due realtà antitetiche: una ISTITUZIONALE DEI GARANTITI CHE CERCANO CONSENSI ELETTORALI e un’altra NON GARANTITA E NON RAPPRESENTATA, PORTATRICE DI BISOGNI E ISTANZE SOCIALI ESTESE E FORTI.

Molti di questi non garantiti non perderanno il loro tempo per andare a votare ma il loro peso lo si vedrà nelle astensioni, ma noi faremo di tutto perché fuori dalle istituzioni si possano mobilitare a livello di massa e possano dire la loro attivamente l’11 luglio qui a Torino.

NON PAROLE MA REDDITO, CASE, E DIGNITÀ PER TUTTI!

 

Network Antagonista Torinese

csoa Askatasuna – csa Murazzi – cua – ksa

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Editorialidi redazioneTag correlati:

1 maggio11Lcivediamolundicicrisirenzitorino

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Oltre i Referendum: una sconfitta da capire

Mentre ancora i seggi erano aperti andava in scena il classico psicodramma della “sinistra”. 

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Israele arma l’Isis a Gaza. Alcune riflessioni sulle forme storiche della resistenza

Non si è prestata sufficiente attenzione ad una notizia che sta circolando negli ultimi giorni da diverse fonti: Israele starebbe fornendo armi ad una banda criminale legata all’Isis all’interno della Striscia di Gaza.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Israele, oltre Israele

Ovvero di come dentro la democrazia borghese risieda il seme della barbarie.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Riflessioni critiche sul referendum, per dire 5 SI.

Domenica 8 e lunedì 9 giugno si terranno 5 referendum abrogativi. Quattro quesiti mirano ad abrogare alcune delle norme introdotte con il “Job Act” di Renzi tra il 2014 e il 2016, mentre il quinto Si servirebbe a dimezzare il periodo necessario all’ottenimento della cittadinanza per coloro non nati in Italia da 10 a 5 anni.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

L’invasione della Striscia di Gaza per continuare il genocidio e imporre il controllo biopolitico

Il piano di invasione della Striscia di Gaza annunciato da Benjamin Netanyahu aggiunge orrore ad orrore. Non ci sono sufficienti parole per descrivere quanto disgusto provochi il piano ideato e approvato dal Gabinetto di Guerra israeliano per l’invasione della Striscia di Gaza. Il piano prevede l’occupazione militare del 90% della striscia e rinchiudere l’intera popolazione […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

La lunga frattura – Un contributo al dibattito su guerra e riarmo

In questi mesi la storia corre veloce, in poco tempo alcuni dei capisaldi su cui si è retto l’ordine mondiale definitivamente consolidatosi dopo il crollo del muro di Berlino stanno vivendo profonde tensioni e ristrutturazioni.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sulla morte di Papa Francesco

In un mondo in cui comanda la prevaricazione e l’ipocrisia la morte di Papa Francesco segna un passaggio politico della nostra storia.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

I giovani come pericolo pubblico

Nel giro di pochi giorni abbiamo assistito ad una sequenza che indica un cambio di passo da parte del governo nei confronti della cosiddetta “pubblica sicurezza”. Dopo l’approvazione del “Decreto Sicurezza” con firma in calce del Presidente della Repubblica Mattarella, al netto di risibili modifiche, abbiamo assistito nel giro di tre giorni alle cariche di […]

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Economia di guerra: la riconversione dell’automotive in industria delle armi

Lo accennavamo nel nostro scorso editoriale: il piano ReArm EU va compreso anche alla luce della profonda crisi del capitalismo europeo, ed in particolare di quello industriale che vede il suo cuore in Germania.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Le nostre lacrime, il nostro sangue

Ursula Von der Leyen annuncia il piano ReArm Europe: una cifra monstre di 800 miliardi di euro, senza passare dal voto del Parlamento Europeo. In Italia i presunti “intellettuali” di Repubblica fremono per mettersi l’elmetto (ci vadano loro al fronte).

Immagine di copertina per il post
Culture

Blackout Fest 2025!

Dal 13 al 15 Giugno a Manituana (Torino)
Torna la festa dell’unica radio libera dell’etere torinese, qui il programma da Radio Blackout.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Torino cambia lavoro – Tra deindustrializzazione e riconversione

Gli operai prendono parola: il lavoro cambia, la città si interroga

Immagine di copertina per il post
Intersezionalità

2 Giugno: Torino scende in piazza contro il razzismo!

L’8 e il 9 giugno si terrà un referendum popolare che prevede quattro quesiti sul lavoro e un quesito per ridurre da 10 e 5 anni i prerequisiti di residenza continuativa in Italia per l’ottenimento della cittadinanza.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

L’uso dei reati associativi per contrastare il conflitto sociale: il processo contro il CSOA Askatasuna (1° parte)

Il processo contro 28 militanti del centro sociale Askatasuna e del movimento No Tav, conclusosi il 31 marzo scorso, costituisce il tassello principale di un’articolata strategia volta a contrastare il conflitto sociale a Torino e in Val di Susa

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: cacciati i sionisti dal Campus (per la seconda volta) e boicottata la conferenza di Nathan Greppi al Salone del Libro

La giornata di ieri è stata un’altra occasione per praticare i valori dell’antisionismo e dell’antirazzismo, opponendoci ai provocatori eventi che i sionisti avevano previsto di svolgere in Università e al Salone del Libro.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Sciopero dell’università: contro tagli, precarietà e guerra

Per avere un lavoro stabile nell’università allo stato attuale è richiesto ad ogni lavorator di sopportare tra i 15 e i 20 anni di precarietà lavorativa che costringe ad una vita precaria a 360 gradi.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Vertenza LEAR: tutto fumo, niente arrosto

Gli anni passano, tragedie come queste rimangono però all’ordine del giorno e trasformano il tessuto sociale delle nostre metropoli. Sembra che non si impari mai niente dagli errori commessi nel passato.

Immagine di copertina per il post
Culture

Tonino Miccichè, crucifissu cumu a Cristu!

Senza il libro di Filippo Falcone, Morte di un militante siciliano (1999) probabilmente si sarebbe persa quasi del tutto la memoria. Con la necessità di ricordare viene orgganizzato il festival “Memoria e Utopia per Tonino Miccichè” a Pietraperzia, il 9, 10 e 11 maggio. di Angelo Maddalena, da La bottega del Barbieri Rocco D’Anna poco […]