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“La generazione Bataclan deve restare al Bataclan”

Ieri più di 5’000 persone si sono date appuntamento per far sentire la propria voce durante la COP21 nonostante la manifestazione fosse stata vietata in nome dello stato di emergenza post-attentati.  Il governo francese aveva intimato ai cittadini di restarsene a casa propria, martellando a mezzo stampa di black-bloc e altri esseri mitologici. Ma anche, più prosaicamente, mettendo preventivamente agli arresti domiciliari diversi attivisti anti-cop21 grazie allo strapotere concesso alla polizia dallo stato di emergenza. Non ha funzionato, quindi, la strategia della paura del presidente con l’elmetto, François Hollande.

Dopo il concentramento i manifestanti partono in corteo ma vengono immediatamente caricati. Cominciano tre ore di follia in cui la polizia in assetto di guerra cerca di disperdere i manifestanti a colpi di lacrimogeni e granate stordenti. Qualcuno cerca di difendersi per tenere lontani gli uomini armati dal corteo con i propri corpi, vola qualche oggetto sugli scudi degli agenti ma il bilancio è pesante, si parla ormai di 317 fermi di polizia in tutto tra manifestanti, curiosi e giovani col look un po’ sbagliato.

Questo è ciò che successo, nonostante ciò che raccontano i media francesi (ripresi a pappagallo al di qua delle Alpi), mostrandoci bene che la propaganda in tempo di guerra non ammette pericolose deviazioni dalla versione ufficiale.

A due settimane dagli attentati ci viene mostrato in maniera didascalica cosa c’è dietro la pomposa retorica sulla democrazia sotto attacco con cui si sono riempiti la bocca i potenti del mondo: per difendere la “libertà dell’occidente” niente di meglio che manganellare chi viola il divieto di manifestare in tempo di guerra.

“L’Occidente è sotto attacco perché la nostra libertà fa paura” titolava a qualche giorno dagli attentati Ezio Mauro, il direttore di Repubblica.
Come dargli torto?
Quanto fa paura una società in cui l’unica libertà difesa è quello di consumare – con la birretta al bar elevata a gesto di resistenza contro i terroristi – mentre la polizia arresta indiscriminatamente centinaia di persone sparando lacrimogeni sulla folla? La vostra libertà è l’economia che gira e i manganelli sulle teste dei dissidenti.
Oggi i media nostrani continuano a dare il peggio di sé. “Oltraggio alle vittime” gridano i giornali, scandalizzati più dalla sorte delle candele del memoriale a Place de la République che dallo scricchiolare delle loro benamate libertà democratiche sotto legge marziale. “Parigi ostaggio dei violenti” ripetono in coro i TG, senza nemmeno rendersi conto dell’indecenza di tali iperboli in una città dove solo qualche giorno fa uomini armati hanno davvero sequestrato e ucciso centinaia di persone.

Libération, il giornale che meglio rappresenta la parabola di una certa sinistra post-sessantottina, all’indomani degli attentati titolava “generazione Bataclan”. Un’espressione fortunata, immediatamente ripresa nel discorso presidenziale di Hollande perché è proprio questo è il ruolo edulcorato a cui la politica vuole relegare chi oggi ha tra i 20 e i 35 anni. Quella delle vittime. E quella dei consumatori.
Quando la generazione Bataclan esce dalla terrazza del bistrot, partono le manganellate democratiche a difesa dei valori dell’occidente

Vive la république!

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