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Fascisti vintage e fascisti smart

Non si placa il polverone attorno a Fiamma Negrini, la ventenne candidata sindaco per la lista Fasci Italiani del Lavoro nel comune mantovano di Sermide e Felonica ed eletta in consiglio comunale con 343 preferenze, 10,41% dei votanti. Fiamma non si nasconde, “il Fascismo stabilisce l’uguaglianza verace e profonda di tutti gli individui di fronte al Lavoro e di fronte alla Nazione”, scrive sulla pagina facebook della sua lista; dal canto suo il Prefetto di Mantova fa revocare la designazione dei funzionari della settima sottocommissione elettorale responsabile per il comune di Sermide e Felonica che ne avevano autorizzato la candidatura in violazione della legge Mancino.

La vicenda, interpretata da una giovane ragioniera affamata di carrierismo politico, fa sorridere, mentre la polemica imbastita dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che ha presentato le proprie rimostranze per la candidatura della lista con il fascio littorio al Ministero degli Interni rivela l’ipocrisia, nociva e antipopolare, alle fondamenta dell’antifascismo istituzionale. Di simboli, simboletti e nomi più o meno roboanti – come ad esempio quello di Sinistra Italiana, tra gli estensori di un’interrogazione parlamentare sul caso – in tanti amano fregiarsi. È il gioco del mercato della politica e della caccia alle preferenze democratiche, sul quale evidentemente, puntando sul “vintage” nella provincia ingrigita, Fiamma Negrini ha scommesso bene. Non sarà andando a caccia di questo quel simulacro che staneremo i nuovi fascisti. Quelli che si fanno potere politico, gruppo di interessi, squadraccia al soldo del padronato nella guerra di classe e contro i migranti. Una tartaruga funziona meglio di un fascio littorio a riguardo. Delle denunce lamentose in difesa dell’ordine repubblicano che ne tollera l’esistenza quando in forma “smart”, davvero nessuno sa più che farsene. Tenetevi la legge Mancino, lasciateci l’antifascismo. Liberalizzateli, It’s democracy, baby. Scassiamoli, è il nostro compito.

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