InfoAut
Immagine di copertina per il post

DA CHE PARTE STAI? Per la fine immediata delle 23 misure cautelari contro compagne e compagni di Bologna

Dal 4 giugno 23 persone, attive nei movimenti sociali di Bologna, sono sottoposte a misure cautelari, 13 di loro hanno ricevuto un divieto di dimora, ossia il divieto di poter entrare in città.

Il luogo in cui vivono, lavorano, studiano, fanno attività politica, amano, costruiscono relazioni e mondi.
Un esilio a tempo indeterminato che è stato annunciato e applaudito con gioia da vari pezzi del Governo (dal ministro Salvini a Galeazzo Bignami) e della destra cittadina e regionale. Ai loro occhi, e non solo ai loro, le lotte sociali che queste 23 persone hanno portato avanti, insieme a centinaia e migliaia di altre, sono infatti pericolose. Sono pericolose perché mettono in discussione gli attuali rapporti di potere e di proprietà, le culture dominanti. Di quali lotte stiamo parlando?

Parliamo di lotte per il diritto all’abitare, per il reddito, per la solidarietà internazionale con la Palestina, contro la guerra, per un sapere demilitarizzato. Queste lotte che attraversano e creano movimenti sociali aprono spazi di autonomia e processi di liberazione, e di frequente si trovano dinnanzi controparti che questi spazi provano a chiuderli, questi processi tentano di bloccarli.
Questo genera conflitto, un conflitto sociale che senza paura queste 23 persone, che noi chiamiamo compagne e compagni, accettano di affrontare consapevoli dei costi che ciò comporta. Un conflitto sociale che in questi mesi è stato agito da migliaia di persone a Bologna, dalle riappropriazioni abitative ai cortei per la Palestina, dalle lotte transfemministe a quelle ecologiste.


E’ a questo variegato mondo che queste misure cautelari si rivolgono, non solo alle 23 persone che le stanno subendo. Vogliono spaventare, vogliono metterci paura.
Queste misure cautelari vogliono “dare l’esempio”, far rientrare nei ranghi, non far straripare nuove maree.
Queste misure cautelari fanno venire tanta rabbia.
Al contempo, però, non possono che farci rispondere con un sorriso beffardo, lo stesso sorriso che abbiamo visto fare a Ilaria Salis incatenata nel tribunale di Budapest, lo stesso sorriso che abbiamo visto tante volte sulle labbra di chi è consapevole di quanto costa amare le lotte, di quanto è duro lo scontro, ma che essendo dalla parte giusta della storia non può che guardare con compassione e odio chi prova a fermarci.


Ma allora, chi sono queste 23 persone? Sono forse eroi ed eroine? Certo che no. Persone normali, come tutte noi, con le loro forze e debolezze, ma che hanno scelto da che parte stare. In particolare in un momento storico terribile, in cui la guerra dispiegata si riaffaccia come possibilità concreta del nostro presente. E’ proprio la dimensione della guerra che sta creando il contesto per grosse operazioni repressive come quella di cui stiamo parlando. Il fatto che molti stati occidentali e la NATO di cui l’Italia è parte siano di fatto già in guerra è una realtà ancora non chiarissima alla “opinione pubblica”, ma inviare armi su fronti bellici, navi militari nel mar Rosso, non condannare il genocidio in corso a Gaza da parte del Governo, parlare di rilancio dell’industria bellica e della leva obbligatoria, sono tutte parti di un quadro di congiuntura di guerra in cui siamo dentro.


Il clima bellico restringe spazi di libertà, punta a eliminare il dissenso e l’opposizione sociale, e diffonde una serie di “regimi di guerra” in ogni dimensione sociale, e sposta le risorse dal welfare al warfare.
Le 23 compagne e compagni sono dissidenti interni, e come tali vengono trattati. Per noi, sono dalla parte giusta della storia, e per questo chiediamo che vengano immediatamente ritirate le 23 misure cautelari. In gioco è una questione di giustizia, che non è come spesso ipocritamente si pretende un qualcosa di astratto o di vagamente universale, ma di maledettamente concreto. In questo caso, si tratta di schierarsi. Schierarsi in modo solidale al fianco di chi ha messo in gioco la propria libertà per un’altra visione di società.

Schierarsi al fianco delle e dei 23 è stare da una parte contro un’altra. Da una parte chi diffonde guerra, tagli sociali, estrazione di rendita, riproduzione di rapporti patriarcali, razzismo. Dall’altra l’eterogenea galassia delle lotte sociali, delle insubordinazioni, dei movimenti, delle resistenze. Quello che sta succedendo a Gaza, dove decine di migliaia di persone vengono uccise da mesi coi bombardamenti indiscriminati; quello che succede tutti i giorni a migliaia e migliaia di migranti che vengono espulsi e confinati; quello che succede nei nostri territori, e la repressione verso le 23 persone di cui stiamo parlando…

Non sono, ovviamente, la stessa cosa. Ma sono dalla stessa parte, nello stesso mondo, dallo stesso lato della storia.


E tu da che parte stai?


Sosteniamo la campagna per la fine immediata delle misure cautelari!
LIBER3 TUTT3 SUBITO

Per sostenere la campagna e rimanere aggiornat* clicca qui

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Divise & Poteredi redazioneTag correlati:

ASSEDIO DI GAZABolognaguerralotta per la casamisure cautelaripalestina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina, i coloni attaccano volontari internazionali: feriti tre italiani

Un nuovo attacco dei coloni israeliani ha colpito la comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, nella Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Drone assassino israeliano massacra due fratellini palestinesi

Fadi Tamer Abu Assi e Juma Tamer Abu Assi, bambini palestinesi di 10 e 12 anni, sono stati ammazzati da un drone israeliano a est di Khan Yunis (sud della Striscia) mentre raccoglievano legna per il padre ferito.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Sciopero generale e cortei nazionali: di nuovo decine di migliaia in piazza in tutta Italia

La due giorni di mobilitazioni del 28-29 novembre contro la finanziaria di guerra ed il genocidio del popolo palestinese ha nuovamente portato in piazza decine di migliaia di persone da nord a sud.

Immagine di copertina per il post
Culture

Un’Anabasi post-sovietica. Storia del Gruppo Wagner

Gli uomini in mimetica camminano soli o a coppie dentro fitti banchi di nebbia, a malapena si intravedono i campi desolati attorno alla lingua di cemento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Membro della Knesset: Israele sta “importando la guerra di sterminio” da Gaza alla Cisgiordania

Un membro israeliano della Knesset (Parlamento) ha affermato che Tel Aviv sta “importando” la sua “guerra di sterminio” dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Transizioni armate: riflessioni sul rapporto tra guerra, riarmo, natura e territori

Il tema della transizione energetica ed ecologica si lega a doppio filo con la corsa al riarmo e la riconversione al contrario

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Leva-tevi

Germania, Francia ed Italia stanno reintroducendo la leva militare, ad oggi su base volontaria, domani chissà.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

CONTRO I SIGNORI DELLA GUERRA E PADRONI DELLA CITTÀ, BLOCCHIAMO TUTTO!

Oggi, nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, come realtà autorganizzate del movimento milanese abbiamo deciso di bloccare l’ingresso principale della sede dirigenziale di ENI S. p. a. di San Donato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Linee gialle e zone verdi: la divisione di fatto di Gaza

Crescono i timori che il nuovo mosaico di zone diverse di Gaza, separate da una Linea Gialla, possa consolidarsi in una partizione permanente del territorio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Germania è in crisi e vaga nella nebbia

Le ultime notizie dal paese teutonico indicano che la sua crisi economica non si arresta ed entra ormai nel suo quarto anno.