InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il derby del bambino morto

Non si tratta solo di una riedizione ma di un vero e proprio aggiornamento a cura diClaudio Dionesalvi e Wu Ming 5.  Tante persone si sono impegnate perché questo libro importante, attualissimo e necessario tornasse a circolare. Tra tutte, qui ringraziamoEmanuela Del Frate.

In questo post vi proponiamo un estratto del primo capitolo, carrellata storica e sociologica sulle tensioni legate al derby Roma – Lazio.

Innanzitutto è tensione. La città non parla d’altro, un esorcismo di massa per acquietare il senso di ansiosa attesa, di speranza e di timore, che il derby porta in sé.
Nei giorni che precedono la partita lo avverti in chiunque, anche se per motivi differenti. Nel popolo dell’Olimpico come in quello di Sky Tv, in chi odia il calcio e sa che ne sarà subissato e in chi semplicemente teme il disordine, il traffico, la violenza. La stampa locale sforna pagine, la forza pubblica flette i muscoli.
Il derby strappa l’anima alla città e la strizza per un lungo istante.

Si dice che questo clima sia frutto della storica mediocrità delle due società, della supremazia cittadina vissuta come unico traguardo possibile in stagioni spesso fallimentari. Alla consueta tensione da derby si andrebbe a sommare l’ansia indotta dall’equivalente di una finale, un’andata-ritorno che può valere un intero campionato.
Pur presentando elementi di verità – la possibilità di raggiungere traguardi extra-cittadini può mitigare in alcuni il tormento – questa lettura “provinciale” cozza però con la storia stessa del calcio romano e delle sue radicate faziosità.

Già dal primo incontro (campo della Rondinella, 8 dicembre 1929, Lazio-Roma 0-1) i dirigenti laziali dovettero infatti portare i loro giocatori in ritiro ai Castelli, «onde non farli condizionare dall’atmosfera caldissima che si respirava nella capitale». Inoltre le autorità, temendo incidenti, tennero il giorno prima della partita un vertice in cui si decise di schierare seicento uomini tra polizia, carabinieri e volontari della milizia.
A suscitare i timori dei gerarchi era di certo il temperamento sanguigno dei popolaniromanisti, che tra parentesi tenne ben lontani dallo stadio i borghesi laziali, ma soprattutto la possibilità che schiamazzi e turbolenze potessero turbare l’immagine – diremmo oggi – della città-vetrina del regime.
Il clima cittadino, insomma, era già allora accesissimo.

Derby Lazio – Roma, 8 dicembre 1929, subito prima della partita.

E già allora la rivalità sociale e culturale, oltre che calcistica, tra le due tifoserie – una radicata nelle enclave borghesi della zona nord e l’altra nei rioni ancora popolari del centro storico, in quelli operai del boom edilizio umbertino e nei ghetti delle estreme periferie – non restava limitata alle consuete forme dello sberleffo quotidiano o domenicale.
Il 24 maggio del 1931, per esempio, in un Lazio-Roma disputato allo stadio Nazionale, la turbolenza del pubblico conquista l’attenzione della stampa:

«L’arbitro ha appena fischiato la fine che vediamo giocatori laziali e romanisti alle prese; accorrono dirigenti a separarli e accorre anche la folla che stazionava sulla pista; la confusione è grande e ad accrescerla sopravviene l’invasione di campo da parte del pubblico. La forza pubblica ha un gran da fare per sgomberare il terreno di gioco e vi riesce solo dopo molti stenti e senza aver potuto impedire molte colluttazioni non precisamente verbali.»

Per la cronaca, a entrambe le società viene squalificato il campo per una giornata: la Lazio perché gioca in casa e la Roma per «le gravi responsabilità della sua tifoseria».
Che intorno al calcio, alle due squadre cittadine, al derby si avverta uno stato di tensione, traspare, sempre nel 1931, anche dalla denuncia di un avvocato sul

«malvezzo che da qualche tempo va dilagando nell’ambiente sportivo della capitale: le telefonate anonime. Insulti triviali contro la Roma o contro la Lazio, spesso raccolti da donne e da bambini in assenza di genitori. Mascalzonate!».

L’utilizzo del telefono, all’epoca ancora socialmente limitato, si tinge nella denuncia del solerte avvocato di tinte teppistiche che cozzano con la conclamata asserzione di un “tifo” come malattia di matrice strettamente
popolare.

Un anonimo fondo della metà degli anni Trenta, che riporto – per dirla in termini calcistici – in ampia sintesi, sembra confermare l’ansia sociale che già in quei primi anni di dispute circonda il derby. Linguaggio arcaico a parte, potrebbe essere dei nostri giorni:

«Ci viene segnalato da più parti un caso increscioso, avvenuto domenica scorsa a campo Testaccio durante e in fine della partita tra i pulcini della Roma e della Lazio. Una parte del pubblico ha inveito con le più basse e triviali espressioni contro i piccoli azzurri […] Quei ragazzini sarebbero stati fatti bersaglio anche di qualche […] proiettilino a portata di mano. Persino la gentile signora di uno dei più attivi dirigenti laziali è stata svillaneggiata e insultata […] Giunte le cose a un punto simile, è necessario parlare alto e ben chiaro.
È notorio, senza tema di smentita, come nella grande, entusiasta, educata, sportivissima massa di tifosi che segue la Roma si sia da qualche tempo infiltrata una minoranza tumultuosa di mascalzoni, che macchiano con il loro contegno teppistico il buon nome della gloriosa società romana.
Crediamo perciò di gettare un buon seme rivolgendoci ai dirigenti della Roma, invitandoli a intervenire con energia per un’eliminazione severa dalle scalee del Testaccio degli elementi indesiderabili. Essi sono pochi, sempre gli stessi,
e con molta facilità individuabili […] una minoranza fuori della legge che sbava solo livori e provocazioni […] Testaccio deve essere ripulito presto. Non sarà difficile, volendo.»

La realtà del derby romano, oltre i ricordi un po’ bonari della tendenza “Il bel tempo che fu”, sono dunque le continue scazzottate sugli spalti, ma soprattutto il clima di tensione e attesa che coinvolge l’intera città, a cui i giornali contribuiscono da par loro “pompando” a dovere l’avvenimento.
Nei derby del 24 maggio 1931 e del 21 febbraio 1937, ad esempio, ci si inizia a picchiare prima tra giocatori e quindi tra tifosi nel frattempo scesi in campo.
La polizia stenta non poco in entrambe le occasioni a ristabilire il perturbato ordine.

Da quei lontani anni d’anteguerra in tema di derby è cambiato quasi tutto, ovvero quasi niente. Sono scomparse le differenze socio-culturali tra le due tifoserie che continuano imperterrite a odiarsi e disconoscersi, le due società si sono dotate di moderni centri sportivi ma hanno perso la propria casa-stadio; l’odore dell’Olimpico non sarà mai quello di campo Testaccio, ma a controllare la baracca sono sempre le stesse società. Il calcio nel suo insieme è divenuto una fogna, ma non è che l’esterno, il mondo reale, profumi di rosa.
Di nuovo, almeno rispetto ad allora, c’è da un lato la comparsa sugli spalti dello stadio della cultura ultras e dall’altro il ruolo totalitario assunto nel soccer dal sistema televisivo; di antico, ma ormai a livelli di densità e spessore allarmanti, la coltre d’ansia che ammanta l’intera società, e che nelle cento sfaccettature del sistemacalcio trova contemporaneamente impulso e sfogo.
A partire dal 1973 la cultura ultras muta la geografia dello stadio. Dopo una lunga e sempre più violenta serie di scontri, l’11 marzo 1973 i tifosi laziali vengono infatti…[Prosegui la lettura]

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Diritto all’abitare, diritto alla città

Il tema dell’abitare ha assunto una centralità paragonabile al tema lavoro, nella definizione delle gerarchie sociali e dei destini individuali, dentro le metropoli tardocapitaliste.

Immagine di copertina per il post
Culture

XXXIII Festa di Radio Onda d’Urto. 6-23 agosto 2025: tutto il programma!

La Festa di Radio Onda d’Urto si tiene da mercoledì 6 a sabato 23 agosto 2025 in via Serenissima a Brescia! Quella 2025 è un’edizione – la numero XXXIII – speciale perché coincide con i primi 40 anni (1985-2025) di Radio Onda d’Urto!

Immagine di copertina per il post
Culture

Vita e morte di Raffaele Fiore, quando la classe operaia scese in via Fani

Raffaele Fiore ha incarnato l’antropologia ribelle, l’irriducibile insubordinazione di quella nuova classe operaia

Immagine di copertina per il post
Culture

E’ uno sporco lavoro / 2: assassinare i brigatisti non è reato

Andrea Casazza, Gli imprendibili. Storia della colonna simbolo delle Brigate Rosse (nuova edizione), DeriveApprodi, Bologna 2025. di Sandro Moiso, da Carmilla Più volte su Carmillaonline chi qui scrive ha avuto occasione di annotare come siano ormai numerosissime le storie e le testimonianze riguardanti l’esperienza della lotta armata condotta in Italia da formazioni di sinistra di vario genere. […]

Immagine di copertina per il post
Culture

In uscita il manuale di magia No Tav!

È uscito il Manuale di magia No TAV!, firmato da Mariano Tomatis e Spokkio per Eris Edizioni (2025): al tempo stesso una guida illustrata, un piccolo libro di incanti e un fumetto resistente.

Immagine di copertina per il post
Culture

Alta Felicità 2025: tre giorni di lotta, cultura e partecipazione popolare!

Un’occasione in cui la musica, l’approfondimento politico e la convivialità si intrecciano per dare spazio a pratiche di resistenza, solidarietà e immaginare alternative concrete.

Immagine di copertina per il post
Culture

Leggere la Cina è capire il mondo

Non è semplice, in un periodo di attacco agli atenei e al pensiero non mainstream, trovare studi sulla Cina sottratti al paradigma “noi e loro”.

Immagine di copertina per il post
Culture

«Banditi» per necessità ovvero la Resistenza così come fu

«Una nuova retorica patriottarda o pseudo-liberale non venga ad esaltare la formazione dei purissimi eroi: siamo quel che siamo: […] gli uomini sono uomini»

Immagine di copertina per il post
Culture

Combattere per poter combattere. Storia del pugilato femminile

Nel mondo sportivo attuale la differenza tra ambito maschile e ambito femminile è ancora accentuata sotto molti punti di vista.

Immagine di copertina per il post
Culture

Blackout Fest 2025!

Dal 13 al 15 Giugno a Manituana (Torino)
Torna la festa dell’unica radio libera dell’etere torinese, qui il programma da Radio Blackout.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

In Piemonte è nato il Coordinamento Regionale per la Palestina!

Ripubblichiamo di seguito la piattaforma lanciata da Torino per Gaza e da molte altre realtà che dà avvio al progetto di Coordinamento Regionale piemontese per la Palestina e che chiama a due appuntamenti per le prossime settimane: sono previste iniziative diffuse sul territorio piemontese il 13 settembre e una grande manifestazione regionale a Torino il 20 settembre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Killers are not welcome: Tel Aviv – Olbia: soldati in vacanza, bambini sotto le macerie

Ripubblichiamo il comunicato uscito in seguito all’iniziativa tenutasi all’aeroporto di Olbia ieri durante la quale moltissime persone hanno preso parte a un’iniziativa in solidarietà alla Palestina con l’obiettivo di bloccare l’arrivo dei voli di provenienza Tel Aviv.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina: dal porto di Genova al Lido di Venezia, decine di migliaia di persone in piazza contro il genocidio

Molte decine di migliaia (almeno 50mila) di persone, sabato 30 agosto, hanno partecipato a Genova alla fiaccolata per la Palestina, organizzata per salutare le imbarcazioni in partenza domenica 31 agosto dal porto ligure per prendere parte alla “Global Sumud Flotilla”. 

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Bologna: cariche della polizia contro il picchetto antisfratto a difesa di una famiglia con minori

Manganellate di polizia contro attiviste e attivisti di Plat – Piattaforma di intervento sociale, stamane in occasione di un picchetto antisfratto in via Cherubini a Bologna.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

10 SETTEMBRE: BLOCCARE TUTTO E PRENDERE BENE LA MIRA. UN CONTRIBUTO DAI SOULEVEMENTS DE LA TERRE

I Soulèvements de la terre contribuiranno a «bloccare tutto» contro il piano Bayrou a partire dal 10 settembre. Numerosi comitati locali e i granai dei Soulèvements de la terre hanno iniziato a mettere a disposizione i loro mezzi materiali, reti e savoir-faire. Dedichiamo alla discussione portata avanti all’interno del movimento che si annuncia, qualche riflessione […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Sullo sgombero del Leoncavallo

I “centri sociali” sono luoghi dove persone giovani e meno giovani si riprendono il senso dell’esistenza, si riprendono i loro desideri, non sono (o non dovrebbero essere) ambiti in cui una generazione ripiegata su se stessa cerca consolazione alle proprie sfighe.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Argentina: manifestanti attaccano la carovana elettorale di Javier Milei

Il presidente partecipava a un comizio elettorale nella località di Buenos Aires situata nella terza sezione elettorale dopo lo scandalo che ha scosso il governo per presunti fatti di tangenti e corruzione nell’acquisto di medicinali.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Venezia: sabato 30 agosto corteo per lo stop al genocidio a Gaza

Stop al genocidio, stop alle collaborazioni e alla vendita di armi a Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Haiti: Trump invade la nazione haitiana con mercenari di Erik Prince

Erik Prince, fondatore della compagnia di mercenari privata Blackwater e forte alleato politico di Donald Trump, ha firmato un accordo di 10 anni con il governo di Haiti (sotto tutela degli USA) per combattere le bande criminali che lo stesso regime americano ha promosso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’ancora di salvezza degli Stati Uniti maschera la caduta libera dell’economia israeliana

L’Ufficio Centrale di Statistica israeliano ha riferito che l’economia, già in costante stato di contrazione, si è contratta di un ulteriore 3,5% tra aprile e giugno.