
I detenuti in sciopero del carrello
L’iniziativa si svolge parallelamente al corteo romano indetto da Radicali, da associazioni dei familiari e della società civile.
Ad oggi circa 67 mila detenuti sono imprigionati in 206 penitenziari che, per legge, potrebbero contenerne poco meno di 46 mila. Il sovraffollamento determina una condizione diffusa di invivibilità, spazi ridotti di mobilità dentro le celle, condizioni igieniche precarie, enormi difficoltà quando non l’impossibilità di accedere a cure mediche di base, spazi di socialità ed inserimento in programmi di formazione e lavoro quasi totalmente eliminati. Una situazione che mina nel profondo la dignità di chi è costretto a viverla e che è stata denunciata da numerose associazioni internazionali come violazione dei diritti umani.
Particolarmente grave è la situazione del carcere di Saluzzo, dove da più di due mesi è detenuto Giorgio, uno dei notav arrestati il 26 gennaio scorso. I 12 detenuti ospitati nella sezione isolamento della struttura carceraria stanno portando avanti una campagna di denuncia del regime penitenziario a cui sono sottoposti. Condividono a gruppi di tre celle piccolissime che dispongono di un cortile grande sei metri per due, inagibile per la maggior parte dell’anno a causa delle condizioni metereologiche. Possono usufruire dell’ora d’aria solo individualmente, la socialità è relegata allo spazio angusto dei corridoi, non hanno accesso alle attività ricreative e formative ed hanno grandi difficoltà ad accedere alle cure. Hanno inoltre documentato diversi casi di pestaggi operati dalla polizia penitenziaria. Tutte le persone ospitate nella sezione, nonostante siano sottoposte al regime carcerario tipico del 417bis destinato ai mafiosi, sono solo in attesa di giudizio.
Nonostante le difficoltà di portare avanti campagne di informazione in un sistema di individualizzazione della pena, ad un misto di benefici, punizioni e burocrazia, a cui si aggiungono le difficoltà relazionali dovute allo stretto contatto di diverse etnie, all’interno della struttura si è iniziato un dibattito sulle riforme che il governo Monti sta portando avanti. In particolare si è discusso dell’attacco all’articolo 18 e della riforma del lavoro, è circolato materiale informativo ed è stato prodotto un documento indirizzato al Ministero di Grazia e Giustizia dove si ribadisce la contrarietà dei detenuti a tali riforme e la loro solidarietà alle proteste che in questi giorni si stanno sviluppando in Italia.
Di fronte alla rottura dell’isolamento dal mondo esterno operata dei detenuti, al voler partecipare ad istanze sociali che travalicano la denuncia sul regime carcerario, sono scattati i ricatti e le punizioni.
Per Giorgio che si è fatto portavoce di tali istanze ed ha continuato la sua battaglia per la dignità ed il rispetto come tra i monti della Val di Susa è arrivata subito la minaccia di trasferimento e la censura della posta in entrata ed in uscita.
Lo sciopero della fame di oggi 25 aprile si inserisce in questo percorso di coraggio e lotta che dobbiamo supportare.
Solidarietà ai detenuti in lotta.
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