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Diritto allo studio negato a Davide Rosci

Quando alla tv ascolto i politici, i magistrati e gli operatori del settore dire che la detenzione deve tendere alla rieducazione del detenuto mi viene da ridere.

Mi sono fatto un anno di reclusione tra un carcere e un altro e vi posso garantire che in quei luoghi di sofferenza la persona tutto riesce a fare tranne che a redimersi. E come potrebbe essere altrimenti se tu i reclusi li tratti come degli animali?

Non so veramente dove questi figuri trovino il coraggio di farsi belli davanti alle telecamere quando quella volta all’anno viene messa in scena una rappresentazione teatrale o un’iniziativa di facciata simile all’interno di un penitenziario, eppure, dopo la toccata e fuga, il politico di turno non perde tempo nell’affermare: “ho visto un carcere funzionante, un carcere che và incontro ai detenuti e ai loro famigliari”. E ci credo, hai visto quello che il Direttore voleva farti vedere mica è stupido…

Il carcere è l’inferno in terra e bisogna avere il coraggio di dirlo chiaramente così come bisogna che un parlamentare che lo ispezioni abbia l’accuratezza di chiedere quanti tentati omicidi all’anno si verificano, quanti atti autolesionistici avvengono e magari indagare con gli operatori e i detenuti sulle criticità che all’interno di quelle mura si vivono.

Farlo risulterebbe un primo coraggioso passo, ma il lavoro non sarebbe che all’inizio perché se la Corte dei Diritti dell’Uomo ti condanna contestandoti un sistema inumano e degradante questo non è solo riconducibile al sovraffollamento.

Utile sarebbe aumentare il fondo da impiegare nell’assunzione di psicologi, pschiatri e figure preposte così come le risorse da destinare alle attività di reinserimento.

A riguardo delle attività di reinserimento quest’estate rimasi piacevolmente colpito quando alla presenza dei mass-media venne reso noto dal Rettore Luciano D’Amico della futura nascita di un polo Universitario a Castrogno, e ciò grazie alla convenzione tra l’Università di Teramo e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Devo dire che purtroppo ad oggi la cosa è attiva solo sulla carta. Subito mi interessai e feci mandare una mail all’Università per chiedere se anche chi era ai domiciliari rientrasse nel progetto e successivamente venni contattato dalla responsabile della convenzione e la risposta fu affermativa. Ero felicissimo di questa opportunità perché iscrivendomi anche io avrei potuto usufruire di “tutte” le agevolazioni che venivano citate durante la conferenza stampa e quindi avrei potuto ultimare i miei studi iniziati anni addietro conseguendo la laurea Magistrale in Economia Bancaria. Inoltre, aspetto di non poca importanza, avrei potuto anche inoltrare la richiesta di frequentare le lezioni appellandomi al diritto allo studio che, come è noto, è costituzionalmente riconosciuto.

Il sogno però si è infranto e veramente non so più cosa pensare perché oggi, la corte d’Appello di Roma, quella delle assoluzioni del caso Cucchi, a firma di quel giudice che mi ha condannato a 9 anni grazie ad un reato fascista, ha rigettato l’istanza.

E’ veramente scandaloso che mi venga negato il diritto allo studio e questo lo è due volte di più se si pensa che l’art.21 della Costituzione recita a chiare lettere che la detenzione debba tendere al reinserimento del detenuto nella società. E quale miglior mezzo se non quello dello studio per raggiungere tale obbiettivo?

Sono quasi tre anni che mi hanno tolto la libertà grazie ad un reato datato 1930 e sono quasi tre anni che vedo ingiustizie da ogni parte pur non essendo condannato in via definitiva.

Visto che questo a mio avviso è un modo di fare antidemocratico, visto che mi vengono applicate leggi fasciste, visto che da detenuto sono stato trattato peggio di come Mussolini trattava i detenuti politici e visto che mi vengono negati i più elementari dei diritti ho deciso di riconsegnare la mia carta d’identità e chiedere la revoca della cittadinanza italiana al Presidente della Repubblica perché non voglio più essere cittadino di uno stato come il nostro che con i deboli si vendica in maniera spudorata mentre contro i forti lascia che i processi vadano in prescrizione, vedi i 3000 morti del caso Eternin, o peggio ancora che si autoassolva come per l’omicidio Cucchi e il Terremoto dell’Aquila.

A tutto c’è un limite! Altro che la giustizia è uguale per tutti…

 

Davide Rosci

 

da osservatoriorepressione.info

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