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Violenti scontri alla ZAD del Testet: la mobilitazione non si ferma

Dalle prime ore del mattino, la zona è stata completamente chiusa e militarizzata dai mezzi della polizia e gli agenti si sono fin da subito atteggiati con arroganza. Gli attivisti hanno provato a rallentare e fermare l’avanzata dei mezzi, erigendo barricate lungo il sentiero. Fin da subito, le forze dell’ordine hanno sparato lacrimogeni e, vedendo la determinazione dei presenti, hanno iniziato a sparare proiettili di gomma, granate stordenti e flash ball. Dieci persone sono rimaste ferite in modo grave. Da lì a poco, alcuni agenti sono riusciti ad avvicinarsi al presidio, tirando calci e lanciando candelotti da distanze ravvicinate. Dopo alcune ore di resistenza, le truppe sono riuscite a sgomberare l’area permettendo l’accesso ai mezzi che hanno iniziato la deforestazione.

Anche se il presidio è stato sequestrato, gli attivisti non sono disposti ad arrendersi davanti all’ennesima ingiustizia e violenza delle truppe mandate a difesa di un progetto inutile: l’inizio dei lavori di sicuro non segna la fine della mobilitazione messa in campo per difendere la foresta di Sivens.  Di fatto, il violento sgombero della ZAD ha attirato l’attenzione dei residenti locali, riaccendendo il dibattito intorno all’utilità del progetto in questione: si tratta di un sistema di dighe che dovrebbe fornire l’acqua a circa venti agricoltori per un totale di 8,4 milioni di euro per la realizzazione. Una cifra che non comprende il costo annuale di manutenzione, oltre a comportare la devastazione totale di 40 ettari di bosco. Il collettivo della ZAD ha presentato più volte varie alternative a questo progetto, il cui studio risale al 1989, studio in realtà fazioso, dato che è stato condotto da una società che si occupa esclusivamente della costruzione di dighe. Dunque la ZAD rilancia la mobilitazione per esigere l’immediato arresto dei lavori.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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