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Per battere i notav ora si passa ai maxirisarcimenti

I tre notav sono stati condannati al risarcimento dei danni che un presidio avrebbe causato a Ltf a Susa nella zona autoporto nel 2010. Sono chiamati a corrispondere 214mila euro a Ltf perché non riuscì a insediare uomini e macchinari per fare dei sondaggi geognostici in quell’area.
Ognuno può verificare la partecipazione di quei giorni e può tirare le sue conclusioni: i tre non possono essere responsabili del blocco dei sondaggi perché è quantomeno assurdo che in tre si possa giungere ad un risultato del genere. C’è molto di più: l’area interessata era una porzione dell’autoporto di Susa (comunale), abbandonata a se stessa e assolutamente improduttiva. Quella sera in cui le forze dell’ordine scesero al presidio con centinaia di notav, presero atto della manifestazione notav in corso e parlarono con i tre condannati, che essendo sindaco e vice sindaco avevano tutta la legittimità di parlare con le forze dell’ordine. C’era anche Perino, come sempre avviene. Quell’atto era chiaro a tutti che era simbolico, scopriremmo negli stessi giorni e in seguito come altri sondaggi vennero compiuti in valle di Susa e nella cintura di Torino con centinaia di uomini delle forze al seguito, con blitz notturni e con l’inganno. La farsa dei sondaggi prosegui per tempo ma Ltf non fece le trivellazioni calendarizzate e ogni sondaggio durò molto meno del previsto creando non pochi dubbi sulla veridicità di quelle azioni lautamente finanziate. Serviva mettere qualche bandierina alla lobby del tav, e in parte ci riuscirono. ( si scontrarono più tardi con la caparbietà dei notav e in un occasione mandarono all’ospedale una signora e un giovani in condizioni loto gravi)
Tornando alla sera incriminata e alla condanna, i tre notav sono stati condannati perché hanno parlato con le forze dell’ordine, così con l’inganno, e a loro hanno imputato il blocco dei lavori , o meglio l’impossibilità di farli. Non entriamo nel merito del processo e della sentenza, lo faremo in seguito, ci limitiamo ad anticipare due anomalie: in decine si sono autodenunciati per quella sera, dicendo io c’ero come loro, e le loro testimonianze e autodenunce non sono state accettate; i terreni in oggetto e la loro valutazione sono frutto di conti gonfiati come avviene sempre nel sistema tav e la cifra del risarcimento non è veritiera.
Detto questo il fatto su cui qui vogliamo porre l’attenzione è un altro: sul quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2010, poco prima dell’inizio della causa, si diceva “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori, potrebbero utilizzare per contenere la protesta”, e questo è puntualmente avvenuto con la condanna. Ltf in una nota di commento alla sentenza oggi ha sostenuto: “Al di là del risarcimento economico la decisione del Tribunale costituisce l’ennesimo riconoscimento da parte della giustizia italiana della legalità e correttezza delle procedure per un’opera prioritaria condivisa da Unione Europea, Italia e Francia”.
Ecco proprio questo è il punto: il maxirisarcimento serve a questo, ad affermare la famosa ragion di stato costi quel che costi. Più semplicemente questa è un’intimidazione vera e propria di chi si rifugia dietro ad espedienti perché incapace di convincere della bontà dell’opera una popolazione intera e buona parte dei cittadini italiani.
Non ci lasceremo intimidire nemmeno da questo, per noi il ragionamento è semplice: chi tocca uno tocca tutti e Alberto, Loredana e Giorgio non saranno soli, ma sostenuti da un popolo intero.
Poi si andrà ad altri giudizi e vedremo se la sentenza sarà legittimata ma di questo ne parleremo nel dettaglio nei prossimi giorni.

 

da: notav.info

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

Alberto Perinonotav

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