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Ma quale pacificazione, arrendetevi e portate via le vostre cose!

Ieri il nuovo organismo si è riunito per la prima volta e cosa ha prodotto come documento ufficiale? Una proposta di pacificazione con il movimento notav ben dettagliata in questo documento, che propone, dopo la resa del movimento, di rivedere le richieste di risarcimento comminate ai notav con i processi, ovvero “una revisione delle iniziative giudiziarie intraprese da LTF, per la tutela dei suoi interessi, dei suoi diritti e del personale coinvolto, e, da parte delle Autorità, della presenza delle forze dell’ordine a presidio del cantiere”.

Il documento entra ancora nel merito della proposta di pace: “Riconoscimento del dissenso e della piena legittimità purché espresso nella legalità” e “una nuova fase di condivisione delle ricadute occupazionali possibili e dello sviluppo dei territori attraverso la realizzazione dell’opera”.

Si perché il sistema tav ha il coraggio di imputare ai notav persino i costi (ben gonfiati) della “sicurezza” del cantiere (su questo si veda il dossier Nel cantiere di Virano). Su questo possiamo subito sgombrare il campo, quel cantiere si è insediato con la forza, senza nessun consenso, è nato in quell’area proprio perchè difendibile, oggi è un sito d’interesse strategico e se non ci fosse non ci sarebbe motivo di spesa.

Ma la “Facia ‘d tola” che in questo caso sarebbe più paragonabile al lato B del corpo umano, raggiunge i livelli più alti quando solo ieri un bel pezzo del sistema Tav è caduto sotto i colpi della magistratura, che in piccolo ha svelato come funziona il sistema della grandi opere diretto da diversi soggetti tra cui Incalza (al quale nel 2013 scrisse Ltf per avere 21 milioni di € per la sicurezza).

Fa strano quindi leggere una fantomatica proposta di pacificazione da parte di Telt se i notav sono come li dipinge Virano in conferenza stampa: sconfitti, abbacchiati, prossimi alla pensione visto che ormai è tutto deciso e quasi realizzato.

Balle, le solite balle e raccontate pure male. Non si capirebbe allora perché hanno deciso di non aprire i cantieri a Susa per la stazione internazionale, e fare tutti i lavori dal cantiere della Maddalena, scavando in discesa per poi uscire tra non si sa bene quanti anni a Susa.

Non ci può essere nessuna pacificazione con chi sta distruggendo un territorio e saccheggiando le casse pubbliche in nome di non si sa quale credibilità. Forse quella che rimane dopo gli scandali quotidiani?

La verità è che il terreno frana sotto i piedi, e la paura fa novanta. Siete impresentabili anche se vi vestite bene: il finanziamento europeo non è certo, i costi dell’opera sono previsioni di un veggente, l’utilità di una nuova linea ferroviaria, se mai esistita, sta scomparendo con la crisi.

Un metro di Tav costa 158.712€ sottratti a qualcosa di sicuramente più utile per tutti e il costo della corruzione e dei privilegi che il sistema tav si ritaglia per se e per i propri amici è sempre più impresentabile(tipo 9000€ al mese per spiare i siti notav).

Dopo aver imbastito, a braccetto con la magistratura (che si sta dimostrando quello che è visto che a Torino il problema sono solo i notav mentre appena qualcuno indaga sulle grandi opere scopre la melma), processi, condanne e richieste di risarcimento non ci avete sconfitto ed oggi ci proponete uno sconto. Vergognatevi e sappiate che vi presenteremo il conto un giorno.

La proposta ve la facciamo noi: arrendetevi e vi lasciamo portare via le vostre cose.

 

da notav.info

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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