
Il ponte della propaganda: il 9 agosto corteo No Ponte a Messina
Messina. Manca poco alla prossima manifestazione No Ponte. L’appuntamento è il 9 agosto alle 18.00 a Piazza Cairoli. Di seguito l’appello del movimento No Ponte.
da Antudo
Costellata dagli innumerevoli annunci di Salvini e Ciucci è arrivata una nuova estate. Nel 2023 ci avevano già detto che era l’ultima estate, che eravamo alle soglie dell’avvio dei cantieri del ponte sullo Stretto. Sono passati due anni e ancora una volta ci troviamo di fronte ad accordi e cronoprogrammi che alludono alla messa in moto delle ruspe. Noi sappiamo bene, però, che, al di là dell’effettivo inizio dei lavori, le attività di Stretto di Messina Spa ed Eurolink consumano già risorse e rubano futuro, con la complicità di Regione e Comune di Messina lasciando inevasi i bisogni veri che i nostri territori esprimono.
Ancora una volta ci troviamo, d’altronde, di fronte a una estate di passione per l’assenza di acqua nelle nostre abitazioni. Circa metà di quella che passa dalla rete idrica siciliana va perduta, e in tutta la Sicilia, Messina inclusa, le crisi idriche sono all’ordine del giorno. Nonostante ciò, 𝗶 𝘀𝗼𝗹𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗿𝘂𝗯𝗲𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲𝗿𝗼 𝟱 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗹𝗶𝘁𝗿𝗶 𝗱’𝗮𝗰𝗾𝘂𝗮 𝗮𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼, 𝗽𝗮𝗿𝗶 𝗮𝗹 𝟮𝟬% 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝗮𝗯𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗶𝗱𝗿𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗶 𝗠𝗲𝘀𝘀𝗶𝗻𝗮.
Già nella Relazione che accompagnava il DL 35/2023 il ponte sullo Stretto veniva annoverato come opera di interesse strategico. Già in quella occasione, dunque, Salvini & soci avevano provato a collocarlo dentro un contesto europeo che potesse, da un lato, consentire una corsia preferenziale nei meccanismi autorizzativi e, dall’altro, catturare risorse europee da utilizzare ai fini della progettazione e costruzione dell’opera. Di recente il Governo ha con ancora più forza rappresentato 𝗶𝗹 𝗽𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗲 𝗺𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲, 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗼𝗰𝗮𝗻𝗱𝗼𝗹𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗾𝘂𝗮𝗱𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗲𝗴𝗻𝗶 𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲𝗴𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗡𝗮𝘁𝗼 e rendendo la Sicilia, da quasi un secolo occupata dalla presenza di basi militari USA, NATO e italiane, sempre più 𝘂𝗻 𝗮𝘃𝗮𝗺𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗺𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮𝗻𝗲𝗼.
Tale strategia politica e mediatica è stata messa in atto mentre il mondo intero continua la folle corsa verso la guerra e il riarmo. A tutti gli effetti, dunque, il manufatto d’attraversamento e tutte le opere collaterali previste diventano l’ennesima propaganda di una politica militarista che va contrastata. Essere contro la guerra, così, vuole dire essere contro il ponte ed essere contro il ponte significa essere contro la guerra.
𝗖𝗼𝗻 𝗶 𝟭𝟰 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶 𝗱𝗶 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗽𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗲 𝗶 𝟯𝟬 𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮𝗿𝗱𝗶 𝘀𝗽𝗲𝘀𝗶 𝗮𝗻𝗻𝘂𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗮𝗿𝗺𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮, quante delle emergenze strutturali del Sud e delle isole (e non solo) si potrebbero sanare? La siccità, certo. Ma anche ospedali, scuole, autostrade, ferrovie e tanto altro ancora.
𝗘𝗰𝗰𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́, 𝗻𝗲𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗡𝗢 𝗔𝗟 𝗣𝗢𝗡𝗧𝗘, 𝗴𝗿𝗶𝗱𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗳𝗼𝗿𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗩𝗢𝗚𝗟𝗜𝗔𝗠𝗢 𝗟’𝗔𝗖𝗤𝗨𝗔, 𝗡𝗢𝗡 𝗟𝗔 𝗚𝗨𝗘𝗥𝗥𝗔.
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