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Dopo la Ue un nuovo stop per il Ponte (?)

Dopo il no europeo di alcuni giorni fa

Già da subito però si capisce che la chiusura di questo capitolo non è per nulla all’ordine del giorno ed a più riprese esponenti del governo hanno, in questi ultimi giorni, minimizzato l’incidente parlamentare. D’altronde sarebbe singolare che a sancire la fine del ponte sia un parlamento che vede come più acceso “oppositore” al ponte il partito che ne salvò, col ministro Di Pietro, l’esistenza durante la scorsa legislatura. Infatti l’emendamento (che ha come unico effetto, comunque eludibile, quello di bloccare un trasferimento di 470 milioni di euro, una goccia nel fiume di finanziamenti previsti) non impedirà al governo di continuare sulla sua strada, al “peggio” renderà un po’ più complessi gli iter ma in nessun modo vi è stato, per il governo, un impegno ufficiale a disimpegnarsi dal disastro sociale, tecnico, finanziario ed ecologico che quest’opera incarna.

E così al netto di tutti i giochi di palazzo e delle imboscate parlamentari quello che resta è che l’immenso baraccone che prospera attorno al ponte (con in prima fila l’ANAS di Ciucci) continua ad operare, che i processi di degrado e spoliazione dei territori non si fermano ma al più, e neanche questo è detto, rallentano di ritmo. Particolarmente interessanti le veementi rimostranze delle forze politiche “meridionaliste” (Lombardo ed il suo MPA su tutti) che ne chiariscono una volta di più la natura. Espressione diretta degli interessi finanziari e dei potentati locali che (insieme ad altri certo) si spartiscono e si spartiranno la torta dei finanziamenti per il ponte, quest’ultimi si preoccupano, piuttosto che augurarselo, che un’opera dannosa per il territorio, enormemente dispendiosa e totalmente inutile (tutti gli studi effettuati non hanno mostrato alcun vantaggio reale sul sevizio traghetti) possa non realizzarsi.

Niente di nuovo dunque, già più volte la storia di quest’opera ha conosciuto fasi simili ma sempre le abnormi quantità di denaro in ballo (270 milioni ne sarebbero già stati spesi in progettazione, senza che ancora vi sia uno straccio di progetto esecutivo, ed almeno 8 miliardi se ne dovrebbero impiegare per l’effettiva costruzione) hanno avuto la meglio su ogni altra considerazione. L’unica possibile novità è che, travolta dai rigori della crisi, anche questa vicenda possa conoscere un rallentamento. Una novità che in nessun modo cambia lo scenario generale e di conseguenza rafforza la convinzione che solo un forte movimento No Ponte possa porre un termine a questa lunga e disastrosa vicenda. Che, ancora una volta, solo la lotta paghi.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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