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31 ottobre a Marsala: la Sicilia si mobilita contro le esercitazioni di guerra Nato

Trident juncture 2015 ,così come è stata definita dal Comando Generale dell’Alleanza Atlantica, sarà “la più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda” e interesserà lo spazio aereo e marittimo compreso tra lo Stretto di Gibilterra e il Mediterraneo centrale e i grandi poligoni di guerra di Spagna, Portogallo e Italia, da dove decolleranno cacciabombardieri, grandi velivoli da trasporto e aerei spia per simulare attacchi contro unità navali, sottomarini e target terrestri e testare i nuovi sistemi di distruzione di massa.

All’indomani della scoperta delle esercitazioni belliche targate Nato, si è costituito il Coordinamento provinciale di Trapani contro la guerra e la Nato che, insieme al Coordinamento regionale dei comitati No Muos, ha indetto per il 31 ottobre una manifestazione regionale contro le esercitazioni belliche e la militarizzazione del territorio siciliano e a difesa della salute, dell’ambiente e dell’autodeterminazione dei territori e dei popoli. La mobilitazione del 31 ottobre sarà l’apice di una serie di iniziative di lotta e azioni di protesta e controinformazione nei territori inauguratesi con il partecipatissimo flashmob del 26 settembre a Marsala, e che hanno visto impegnati, nell’ultimo mese, il Coordinamento provinciale e i vari comitati, associazioni, movimenti e attivisti che lo animano. Una composizione sicuramente variegata ed eterogenea che testimonia quanto ampiamente diffusi siano il malcontento e la contrarietà all’esercitazione di guerra Nato nei territori del marsalese e del trapanese.

A partire dalla sensibilità pubblica al tema, anche a livello istituzionale si è mosso qualcosa: oltre alla manifesta contrarietà espressa da qualche carica pubblica nelle amministrazioni locali, il Movimento 5 Stelle si è fatto carico di una serie di interrogazioni rivolte alla ministra della difesa Roberta Pinotti in merito ai danni all’ambiente, alla salute e all’economia locale che comporteranno le esercitazioni belliche e l’utilizzo militare dell’aeroporto di Birgi.

Nessun danno secondo la Ministra. Ma i siciliani ricordano ancora, ad esempio, come le operazioni di bombardamento in Libia del 2011 partite proprio da Trapani Birgi, abbiano causato, con la chiusura dello scalo al traffico passeggeri, la perdita di milioni di euro per gli operatori locali.

Così come tutti possiamo immaginare, quale e di che portata e impatto ambientale possa essere un’operazione di esercitazioni e simulazioni di guerra che mobilita 36.000 soldati, 60 navi e 200 aerei da guerra con capacità nucleare. Se poi pensiamo ai nuovi accordi siglati dall’Italia con la Nato sulle spese militari che prevederanno ben presto un investimento giornaliero non più di 50 milioni di euro, ma di ben 100 (!), certamente da non sottovalutare, è il ruolo strategico/militare che la Sicilia sempre più assume per la Nato nel Mediterraneo. Con la più grande base militare americana del Mediterraneo, Sigonella, e il sistema satellitare Muos, la Sicilia sembra destinata a base operativa Nato nei futuri scenari di guerra, “vera” molto probabilmente, dalle coste del nord Africa a tutto il medioriente; e il quadro geopolitico di questa parte del mondo, al momento, non ci può far certo dormire sonni tranquilli.

Come al solito, è sempre la Sicilia a configurarsi, nelle intenzioni di governi (locali e nazionali) e in linea con un preciso progetto sistemico, come vera e propria terra di conquista ed espropriazione territoriale, e adesso come zona di sperimentazione bellica e parco giochi delle superpotenze Nato per future e probabili guerre coloniali che continueranno a uccidere, distruggere e martoriare popoli e territori. Se la Sicilia è infatti la regione d’Europa con il più alto tasso di disoccupazione, lo sfruttamento e la continua espropriazione di risorse e di capitale sociale, la devastazione ambientale e la militarizzazione la fanno comunque da padrone.

Basti guardare al Muos di Niscemi, alla base di Sigonella piuttosto che alle trivellazioni nel Canale di Sicilia, all’inceneritore della Valle del Mela o ai petrolchimici di Gela, Milazzo e Priolo per registrare un’ accresciuta tendenza coloniale a cui è necessario rispondere con la rabbia di chi sente una spada di Damocle sulla propria testa e su quella dei propri figli, con lotta e mobilitazioni di massa; con un rifiuto senza se e senza ma, che la propria terra venga sfruttata e devastata per gli interessi dei signori della guerra e in nome del profitto.

Lotta, mobilitazioni e movimenti di massa nei territori e a partire da questi, rappresentano per noi la direzione da seguire per riprendere, conquistare e togliere spazi al capitalismo: in quest’ambito la testimonianza arriva dai comitati locali sardi che, opponendosi alla militarizzazione della Sardegna e alle esercitazioni NATO nell’aeroporto di Decimomannu, sono riusciti a determinare, come ha dichiarato il comando militare, “la mancanza delle condizioni per operare con la necessaria serenità” e il conseguente spostamento delle esercitazioni belliche.

Certamente non sarà facile ottenere lo stesso risultato. Noi staremo a vedere, anzi a lottare, certi che la giornata del 31 ottobre possa essere un passaggio iniziale ma determinante, nella massificazione di una mobilitazione che parta dalla contrapposizione alla militarizzazione e alle esercitazioni militari, ma che sappia ricomporre proprio dalla piazza di giorno 31, tutte le mobilitazioni popolari e territoriali dell’Isola, da quella No muos a quella contro l’inceneritore della Valle del Mela. Mobilitazioni che stanno costruendo e articolando una difesa della Sicilia come terra di arte, cultura e natura e che, in prospettiva, potrebbero svilupparsi in un allargamento e in una generalizzazione delle lotte nella direzione dell’opposizione a un modello di sviluppo e di gestione che spreme fino al midollo, sfrutta e devasta vite e territori.

 

A seguire l’appello alla mobilitazione.

 

 

LA SICILIA NON È LABORATORIO DI SPERIMENTAZIONI BELLICHE, LA SICILIA NON È PATTUMIERA D’ITALIA!
DICO NO ALLA NATO PERCHÈ QUI SONO NATO!

La Sicilia, isola più grande del Mediterraneo, ha davvero tanto da offrire a partire dal suo bagaglio storico ,artistico- culturale e sociale. Ben 7 siti siciliani rientrano nel Patrimonio UNESCO e con i suoi 5 parchi e le sue 72 riserve naturali protette avrebbe già tracciata la rotta del proprio destino. Invece la Sicilia è, come ebbe a dire un ex ministro “una portaerei naturale nel cuore del Mediterraneo”. Dal 3 ottobre al 6 novembre lo scalo aereo di Birgi sarà centro nodale Trident Juncture 2015, la più grande esercitazione NATO dalla fine della guerra fredda come è stata definita dallo stesso Comando Generale dell’Alleanza Atlantica. Cacciabombardieri, grandi velivoli da trasporto e aerei spia decolleranno dalle piste di Birgi per simulare attacchi contro unità navali, sottomarini e target terrestri e testare i nuovi sistemi di distruzione di massa. Le esercitazioni a fuoco vere e proprie si eserciteranno dal 21 ottobre al 6 novembre nello spazio aereo e terrestre di Italia, Spagna e Portogallo e nelle acque del Mediterraneo centrale. L’utilizzo della Sicilia per tali finalità la renderanno, in soldoni, laboratorio di sperimentazione bellica USA- Nato violandone la sua vera natura, rendendola luogo in cui si testano tecniche atte alla sopraffazione e all’annientamento dei popoli, al respingimento dei migranti ( vedi Frontex-Triton, con sede a Catania) e non più preziosa perla di natura e cultura. Dati ufficiali rendono noto che l’Italia, facendo parte della Nato, impegna risorse by le” href=”#98350825″> finanziarie pari all’1% del PIL, circa 20 miliardi di euro annui e secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata al 2% del PIL, cioè circa 40 miliardi di euro all’anno. Un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese e alle tante e gravi emergenze sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva come ricordano le guerre in Iraq, Jugoslavia, in Afghanistan, in Libia e le azioni di destabilizzazione in Ucraina, in alleanza con forze fasciste locali, ed in Siria. Noi siciliani, nello specifico, già ben conosciamo gli effetti del processo di militarizzazione della nostra terra portato avanti negli anni da USA e NATO: il Muos di Niscemi (sistema di antenne ad elevatissima potenza elettromagnetica della Marina Militare Americana), la base di Sigonella, capitale mondiale dei micidiali droni (aerei senza pilota),gli impianti di radio telecomunicazione, le installazioni radar e le postazioni per le guerre elettroniche presenti a Lampedusa, il radar della135^ Squadriglia dell’Aeronautica militare di contrada Perino a Marsala hanno avuto effetti devastanti sulla salute della gente e sull’ambiente. Incremento del rischio di insorgenza di tumori,inquinamento acustico, fenomeni di estinzione animale e vegetale, malformazioni fetali. Il movimento No Muos ad esempio, che va avanti a Niscemi da anni, ci ha insegnato che solo la lotta e la partecipazione in prima persona possono fermare i signori della guerra. Davanti a tutto questo e guardando alla nostra regione come a un bene prezioso da salvaguardare non possiamo che opporci alle esercitazioni militari che si terranno nell’area di Birgi, alla presenza della Nato nei nostri territori e alle sue strategie di guerra votando e promuovendo tutti i necessari processi finalizzati alla pace, alla salvaguardia del territori, all’incolumità della gente. 

-CONTRO LE ESERCITAZIONI NATO A BIRGI
-CONTRO LA GUERRA
-CONTRO LE DEVASTAZIONI AMBIENTALI
– IN DIFESA DELLA SALUTE
-PER LA SMILITARIZZAZIONE DELLA SICILIA

Coordinamento provincia di Trapani contro la guerra e la Nato Coordinamento regionale dei comitati No Muos

CONTATTI PULLMAN:
Elio, Palermo 091349192
Nadia, Palermo 3280672980
Alfonso, Catania 3803266160
Fabrizio, Catania 3498271482
Fabio, Niscemi 3297882938
Giulia, Messina 3738721139
Andrea , Gela 3270987994
Sabrina, Trapani 3280241005

Per info e contatti manifestazione Chiara 3284179665

 

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