InfoAut
Immagine di copertina per il post

Yemen: Saleh in fuga. Avanti il prossimo?

Venerdì l’assalto al palazzo, Saleh è stato colpito, Saleh è in fuga. Un fiume di notizie, e una piena di smentite, ma dopo poche ore arriva la conferma ufficiale, il presidente delle Yemen è in viaggio verso l’Arabia Saudita per curare le ferite procurate dall’assalto armato alla presidenza. E in piazza a Sana, dopo mesi e mesi, finalmente arriva il tempo per sorridere, ma giusto qualche istante di festa perchè poi il dubbio si fa largo tra i manifestanti, tra l’opposizione al parlamento, tra i reparti dell’esercito che da un pezzo hanno voltato le spalle al Rais e tra gli universitari in lotta: “Tornerà, non tornerà?”. Incertezze, dubbi, “misteri di palazzo” con cui Saleh ha giocato abilmente per mesi tentando di trascinare il paese dentro la guerra civile altrettanto abilmente disinnescata dal movimento rivoluzionario di una delle società arabe più armate. Le opposizioni parlamentari, poi alcune alte gerarchie dell’esercito, e ancora i paesi del Golfo avevano tentato di costruire le condizioni per la “transizione”, questi ultimi sembravano ad un passo dall’esserci riusciti, incassando dopo giornate di intense trattative anche un comunicato ufficiale del presidente dello Yemen che si dichiarava disposto a lasciare il comando del paese, ma poi, per l’ennesima volta, la smentita, sia diplomatica che militare, facendo salire ancora le tre cifre che aggiornano la statistica dei morti tra i manifestanti uccisi dalla mano di esercito e polizia fedele al rais.

 

Dopo la fuga medica (?) di Saleh arriva puntuale la dichiarazione dell’ex alleato americano, una Clinton abbottonata che pensando “ad una transizione immediata nell’interesse del popolo yemenita” scarica il fedele vassallo del piccolo paese della penisola arabica, regione allo stesso tempo centrale per gli interessi statunitensi nell’area. Il vecchio Rais, al potere da più di 30 anni, aveva giocato giorni fa anche l’ultima carta, quella trita e ritrita del pericolo di AlQuaeda e dei salafiti, tentando di guadagnarsi la legittimità per sterminare gli insorti radunatesi nelle piazze di alcuni paesi nel sud dello Yemen. L’operazione in grande stile aveva raggiunto l’obiettivo militare, uccidendo e incendiando le tende allestite dai manifestanti nelle piazze del cambiamento, ma non aveva raggiunto l’obiettivo politico, visto che la notizia del ritorno del terrorismo alquaedista in Yemen era letteralmente scivolata nella maggior parte dei cestini delle redazioni dei network internazionali. Lo schema della guerra infinita di Bush non funziona più, o difficilmente riesce a costruire quello spazio di legittimità che dall’11 settembre in poi aveva permesso all’occidente e ai suoi vassalli arabi di agire indisturbati per soddisfare gli interessi delle cricche della finanza e delle multinazionali. Riuscire a narrare un corteo di migliaia di donne coperte dalla testa ai piedi dal velo nero sì, ma aperto da decine e decine di gigantografie di Che Guevara come una piazza alquaedista è un impresa difficile anche per la Fox news!

 

Mentre Saleh è in ospedale a Riyahd, in Yemen va avanti lo scontro che a questo punto si concentra sulla transizione. Le opposizioni parlamentari hanno dato fiducia al presidente ad interim, ma la spessa rete di clientele annodata sulla famiglia di Saleh sembra essere disposta a resistere fino alla fine terrorizzata dalla possibilità dell’apertura di inchieste e dossier che potrebbero svelare l’innominabile ed aprire per molti la strada verso l’ergastolo. Il campus di Sana e le piazze del cambiamento sono in continua agitazione. Gli universitari e le universitarie yemeniti sono stati tra i primi a rispondere all’appello lanciato dalla piazza tunisina e da gennaio con una straordinaria tenacia non hanno mai smesso di far rimbombare in tutto lo Yemen lo slogan del movimento: ”irhal”, go out, vai via! E oggi questo slogan si grida ancora più forte quasi come a voler prevenire un possibile ritorno del rais… ma poi se ci si volta verso l’ingresso del campus di Sana, basta leggere il grande striscione che è stato appeso dal movimento studentesco: “Ben Ali, Mubarak, Saleh… avanti il prossimo!” per capire che forse una dura transizione si è aperta anche in Yemen, e il movimento può iniziare a far tremare sul serio il prossimo tiranno.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

maghrebyemen

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: Per la difesa dei propri territori i popoli creano l’Assemblea Maya per l’Autonomia

Città del Messico / Comunità di diversi popoli maya hanno concordato di creare e di organizzarsi nell’Assemblea Maya per l’Autonomia e nel Consiglio Maya per l’Autonomia, per rafforzare le lotte locali a difesa del territorio contro l’attività mineraria, la turistificazione, l’agroindustria e le altre forme di saccheggio nella Penisola dello Yucatán. L’accordo di unirsi nell’Assemblea per […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il Giappone oggi ad 80 anni dalle bombe nucleari USA su Hiroshima e Nagasaki

Nella puntata odierna andiamo in Giappone, facendo il punto sulla politica domestica del Paese nipponico e sugli scenari internazionali del quadrante asiatico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“I popoli sostengono la causa palestinese. Potenti e governi voltano le spalle”. Corrispondenza dalla Cisgiordania occupata

Il ministro israeliano della Difesa Katz ha dichiarato oggi, mercoledì 16 aprile 2025, che “Israele non ha alcuna intenzione di permettere l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armarsi per salvare il capitalismo finanziario! La lezione di Rosa Luxemburg, Kalecki, Baran e Sweezy

Per quanto grande sia una Nazione, se ama la guerra perirà; per quanto pacifico sia il mondo, se dimentica la guerra sarà in pericolo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Dati trapelati rivelano una massiccia campagna israeliana per la rimozione di post pro-Palestina da Facebook e Instagram

Una repressione radicale dei post su Instagram e Facebook critici nei confronti di Israele, o anche solo vagamente a sostegno dei palestinesi, è stata orchestrata direttamente dal governo israeliano

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

NATO incontra Palantir: un’analisi critica del sistema di guerra basato su IA della NATO

È notizia di oggi che il 25 marzo 2025, la NATO ha finalizzato l’acquisizione del Maven Smart System NATO (MSS NATO), una piattaforma di guerra basata su intelligenza artificiale integrata sviluppata in collaborazione con Palantir Technologies. Acclamato come un passo avanti nelle capacità decisionali operative, il MSS NATO rappresenta l’ennesimo esempio dell’integrazione dell’IA nella sfera […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”: la diretta dalla manifestazione nazionale di Milano

“Fermiamo la macchina bellica. Palestina libera!”. Decine di migliaia di persone – circa 50mila per le realtà organizzatrici – sabato 12 aprile a Milano per la manifestazione nazionale per la Palestina, sottoposta a 77 anni di occupazione e a un anno e mezzo di genocidio per mano dello Stato israeliano. La piattaforma rivendicativa ribadisce le motivazioni della giornata di lotta: “NO al genocidio […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Come gli europei vanno incontro all’era complessa

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Pierluigi Fagan sulla congiuntura europea. Fagan parteciperà al dibattito di sabato 12 aprile alle 16 dal titolo “Scenari della guerra globale“. L’articolo è apparso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“No alla prima fabbrica di armi per REARM Europe”: comunicato stampa della “Rete Mamme da Nord a Sud”

La Rete Mamme da Nord a Sud lancia un appello all’adesione e alla mobilitazione contro la nuova fabbrica di esplosivi nel Lazio e contro la militarizzazione dell’Europa. Le fabbriche di morte finanziate con fondi pubblici dalla Commissione europea rischiano di diventare presto realtà: apprendiamo con sgomento che la ex Simmel Difesa, oggi Knds (gruppo franco-tedesco, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Capitalismo finanziario e economia di guerra

Nella giornata che ha visto grandi dichiarazioni del presidente Trump aprire alla guerra commerciale dei dazi abbiamo approfondito come la ristrutturazione della finanza e gli scenari bellici mondiali siano strettamente connessi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’Italia al comando della nuova missione militare europea ASPIDES per proteggere Israele e il commercio di fonti fossili

E’ sempre più Risiko nell’immensa area marittima compresa tra Bab el-Mandeb, Hormuz, Mar Rosso, golfo di Aden, mar Arabico, golfo di Oman e golfo Persico

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli Houti potrebbero, e vorrebbero, tagliare i cavi internet sottomarini del Mar Rosso?

Circolano voci secondo cui i cavi sottomarini nel Mar Rosso potrebbero essere presi di mira dagli Houthi come mossa di escalation.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il popolo ribelle che abita lo Yemen

Continuare a considerare quegli yemeniti, una minoranza che ha comunque una storia che risale all’VIII secolo, un “gruppo di fanatici ribelli” dal nome buffo sarebbe un imperdonabile errore, oltre che l’ennessima dimostrazione di una presunta arroganza eurocentrica che ha già fatto ridere (e piangere) abbastanza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Logistica di guerra: l’idea di difesa degli USA

I bombardamenti guidati da USA e Gran Bretagna in Yemen contro gli Huthi vengono spacciati dalla Nato come “difensivi”. Ma cosa difendono e per chi?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

USA e Gran Bretagna attaccano lo Yemen. Navi, sottomarini e aerei colpiscono la capitale e le città portuali

Le forze Houthi hanno fatto sapere che i bombardamenti di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno ucciso 5 persone e ferito altre 6. I raid sono stati 73 e hanno colpito 5 regioni dello Yemen controllate dagli Houthi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Logistica di guerra: dopo gli Houti nel Mar Rosso anche la Malesia blocca le navi israeliane

Il primo ministro malese Anwar Ibrahim ha dichiarato che il paese ha deciso di non accettare più navi battenti bandiera israeliana per attraccare nel paese. La dichiarazione afferma che Israele sta commettendo “massacri e brutalità” contro i palestinesi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Yemen: navi cargo attaccate dagli Houthi nel Mar Rosso. Navi della marina militare degli Stati Uniti convergono in zona

Sono ormai numerose le imbarcazioni commerciali in navigazione nel Mar Rosso, che vengono colpite da droni e missili lanciati dallo Yemen dai ribelli Houthi che avevano annunciato di fermare i mercantili diretti in Israele se non cessano i bombardamenti su Gaza.

Immagine di copertina per il post
Culture

La vignetta di Fabu – Carbone

La vignetta di Fabu – Carbone

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

ENI: il massacro in Yemen non ferma il cane a sei zampe.

Negli stessi giorni in cui il Parlamento chiedeva al Governo la proroga della sospensione dell’esportazione di alcuni sistemi d’arma ad Arabia saudita ed Emirati Arabi Uniti per i crimini commessi in Yemen, il colosso energetico ENI – controllato in parte dallo Stato italiano – decideva di espandere la propria presenza in territorio emiratino. A fine […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Yemen: accuse e “colpevoli” nei giochi geopolitici

Pubblichiamo questo articolo che propone un buon quadro delle tensioni geopolitiche avvenute negli ultimi giorni in Medio Oriente. Il conflitto tra la coalizione composta da Arabia Saudita – Israele – USA, schierata contro l’Iran ed i suoi alleati, ha attualmente raggiunto un apice con il recente attacco alla Saudi Aramco. La produzione petrolifera saudita è […]