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Taormina, cariche contro i No G7

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Giardini Naxos, Sicilia. Alle 15 in migliaia, provenienti dalle diverse parti della Sicilia e dal resto del Paese, si sono ritrovati
per rovinare la festa ai sette capi di Stato e di governo di Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Canada e Giappone.

Comitati territoriali, associazioni, student* delle scuole e delle università, sindacati di base,
mamme e bambini hanno raggiunto Giardini Naxos per partecipare alla manifestazione contro il G7.
Dalle 15 di oggi si è rotto il clima surreale che, già dalla vigilia, si respirava nel comune confinante con Taormina: la narrazione di potere, sempre attenta in queste occasioni a far presagire il peggio, ha indotto incertezza agli abitanti di Giardini, che hanno barricato gli esercizi commerciali per timore che questi venissero presi di mira dai manifestanti. Già da settimane, inoltre, il Ministero degli Interni ha dispiegato grandi masse di uomini delle forze dell’ordine, sequestrando, in buona sostanza, Taormina (tutta zona rossa) e parte dei comuni limitrofi. I ripetitivi tentativi della controparte di indebolire giornate di mobilitazione come questa non hanno avuto un grande effetto.
Il corteo, di 5000 partecipanti, è partito alle 16 circa e si è mosso verso piazza Municipio per infrangere i divieti Imposti dalla questura.
Renzi aveva scelto Firenze per ospitare il summit, salvo poi cambiare idea in corso d’opera e optare per Taormina. Allora, attraverso le sue dichiarazioni, sottolineava l’importanza di dare la possibilità ad una terra come la Sicilia, di ospitare il più importante evento di politica internazionale dell’anno. Quale migliore occasione allora per i siciliani (e non solo) di dire ai leader del G7 che non sono i benvenuti. Che nella loro terra non li vogliono.
A Taormina ieri e oggi hanno sfilato i responsabili di scelte politiche volte allo sfruttamento dei territori lontani dai reali interessi di chi i territori li vive. Politiche che hanno significato distruzione e inquinamento da un lato, precarietà, disoccupazione e emigrazione forzata e di massa dall’altro. Il reale motivo per cui hanno scelto la Sicilia e nello specifico Taormina, sta nel fatto che la cittadina siciliana rappresenta l’esempio di luogo predisposto e adattato all’attrazione di investimenti locali ed esteri, al transito di flussi di capitali e di ricchi turisti che a Taormina vengono per le vacanze. La Sicilia inoltre (ma questo è quasi scontato dirlo) per i sette potenti del mondo è il centro nevralgico strategico-militare per le guerre in Medioriente, per la gestione dei flussi migratori, per le tratte commerciali del greggio e del gas.
Dunque a Taormina oggi hanno sfilato coloro che rifiutano con forza questo modello di sviluppo predatorio e criminale.
Interventi al microfono e cori hanno scandito la volontà di esprimere con convinzione la rabbia verso i sette potenti e quello che rappresentano. Una giornata che ha visto protagonisti coloro che lottano contro la realizzazione di basi militari, inceneritori, discariche e raffinerie. Per mettere in discussione la narrazione mainstream riguardo al vertice G7. Per far presente al mondo intero che esiste la possibilità di contrapporre alle decisioni di pochi, prese in nome del dio denaro, un livello di decisionalità dal basso, collettivo, autonomo.
Quel popolo che rivendicava autodeterminazione è stato capace di non farsi intimorire dalle misure poliziesche della prevenzione e del (tentato) terrore e di marciare nella direzione dei divieti imposti dal Ministro Minniti per infrangerli. Perché quando la rinnovata arroganza dello stato rischia di diventare normalità, la scommessa delle soggettività contro, non è perdersi in piagnistei e vittimismi, ma aspettare il momento giusto per dare una risposta adeguata e decisa.
Minniti voleva che tutto filasse liscio, aveva programmato tutto ed aveva gia pronto il comunicato per ringraziare i maniestanti e dire che in Italia era stato garantito il diritto a manifestare. Beh ha fallito alla grande. Più di cinquemila manifestanti, infatti, hanno riempito le strade di Giardini Naxos determinati a sfidare la zona rossa con rabbia e contro le angherie e i soprusi di fogli di via, avvisi orali, perquisizioni che il Ministro dell’Interno ha fatto notificare perla depotenziare e fiaccare là partecipazione.
La risposta radicale e conflittuale delle migliaia di persone che oggi hanno deciso di essere parte di questa scommessa ci da la certezza della delusione provocata a quei pochi che,
dall’alto e chiusi nel palazzo, pensavano di fermare una voglia di riscatto che difficilmente potranno fermare. Questo è solo l’inizio.

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