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Sicilia, isola delle armi

Si moltiplicano in Sicilia i cantieri di guerra progettati e ordinati dai generali e dagli ammiragli a capo del Pentagono e della NATO.

di Antonio Mazzeo

Nell’Isola convertita in una piattaforma bellica avanzata del Mediterraneo, sono stati avviati milionari progetti di potenziamento delle due principali infrastrutture militari ospitate, la NRTF – Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi (sede di uno quattro terminali terrestri del MUOS – Mobile User Objective System, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitari della Marina degli Stati Uniti d’America) e la Stazione aeronavale di Sigonella, centro di incommensurabile portata strategica delle forze armate USA, NATO e nazionali.

Per la Naval Radio Transmitter Facility di Niscemi, stazione di radiotrasmissione realizzata all’interno della riserva naturale orientata “Sughereta” nell’ottobre del 1991, il Comando di US Navy ha richiesto alla Regione siciliana il nulla osta per eseguire “lavori di manutenzione straordinaria” che in verità lasciano presupporre ad un suo ampliamento infrastrutturale e delle funzioni e che, comunque, avranno pesanti impatti dal punto di vista ambientale e paesaggistico.

“Per l’installazione dipendente dall’U.S. Naval Air Station Sigonella sono previsti progetti di ripristino delle condizioni di sicurezza del versante meridionale dell’area in cui sono installate alcune antenne per le comunicazioni del MUOS; la rimodulazione dell’intero sistema di regimentazione delle acque meteoriche per risolvere i problemi di erosione superficiale; interventi di ingegneria naturalistica volti a mitigare il dilavamento dei pendii”, si legge nella relazione predisposta da Aecom URS Italia SpA, la società di Milano incaricata dal Genio della Marina Militare statunitense per l’Europa, l’Africa ed il Medio Oriente. Sempre secondo Aecom URS Italia l’area in cui sono state installate le parabole del sistema di telecomunicazione satellitare evidenziano la “scarsa efficienza del sistema di raccolta e smaltimento delle acque piovane”, il “collassamento della sottostante scarpata”, il “danneggiamento dell’impianto di illuminazione che incide sulla terza antenna del MUOS”, a riprova dell’inidoneità idrogeologica del territorio scelto per un sistema che si caratterizza per l’alta pericolosità delle emissioni elettromagnetiche, come avevano inutilmente denunciato gli attivisti e gli scienziati NoMUOS.

Nel cuore della riserva naturale sono previsti lavori di sbancamento su un fronte di circa 157 m per una larghezza di circa 7,50 m; la realizzazione di una recinzione di circa 2,44 m di altezza composta da una rete metallica ed offendicoli con tre linee di filo spinato”; la riparazione delle strade di viabilità interna in terra battuta; il ripristino dell’impianto di illuminazione su pali metallici; la predisposizione di una nuova linea di TV a circuito chiuso; l’inserimento all’interno del piazzale MUOS di un nuovo edificio prefabbricato in struttura metallica di 112 mq ed un’altezza di 3 m, che sarà prevalentemente utilizzato come ufficio di supporto per l’area. “Si stima che si avrà un’eccedenza di materiali da scavo pari a 460 m3; a questi si aggiungeranno circa 90 m3 di materiale proveniente dalla rimozione degli asfalti della rampa di accesso”, si legge ancora nella relazione di Aecom URS Italia. “Al fine di valutare l’impatto acustico potenzialmente generato durante le fasi realizzative dell’intervento (all’incirca 18 settimane), è stata effettuata una valutazione previsionale dei livelli sonori. Quello ricavato per il periodo diurno (6:00-22:00), valutato in corrispondenza della recinzione perimetrale esterna, è pari a 79 decibel”. Un inquinamento sonoro insostenibile per l’avifauna e i mammiferi che ancora vivono o nidificano nella riserva stuprata dalle forze armate USA.

Come se ciò non fosse abbastanza, all’interno della facility militare sono previsti altri rilevanti progetti infrastrutturali: la riparazione della strada e della recinzione perimetrali; la risistemazione dell’ingresso principale; la riparazione della viabilità interna. “Tali interventi sono tutti oggetto di iter autorizzativo separato dal presente, già completato”, spiega l’azienda lombarda incaricata da US Navy per ampliare la stazione di Niscemi, una delle più importanti al mondo per trasmettere le informazioni d’intelligence e gli ordini per la conduzione delle operazioni di guerra, primi fra tutti quelli destinati ai sottomarini nucleari in immersione e, nel caso del MUOS, agli “utenti mobili” (sistemi missilistici, cacciabombardieri, droni, portaerei e unità navali, mezzi subacquei, reparti terrestri, ecc.).

Alla guerra nucleare transitando dalla Sicilia

Nonostante nessuno ne parli, NAS Sigonella e la base “dipendente” di Niscemi hanno assunto un ruolo chiave nei piani di supremazia nucleare degli Stati Uniti d’America. Dopo aver fatto nel corso degli anni ’80 da base di arrivo, supporto e manutenzione dei missili Cruise con testata atomica installati nel vicino aeroporto di Comiso (Ragusa), nel 2018 è entrata in funzione a Sigonella la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di “pronto allarme” per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. “La Joint Tactical Ground Station è il principale sistema di US Army per integrare ed espandere le capacità di allarme, attenzione e pronta informazione sui Missili Balistici da Teatro (TBM – quelli con gittata compresa tra i 300 e i 3.500 km) ed altri eventi tattici che interessano il teatro operativo”, spiega il Pentagono.

Dal maggio 2001 è operativa nella grande base aeronavale siciliana anche una stazione terrestre del sistema di telecomunicazioni in alta frequenza High Frequency Global Communications System (HFGCS) dell’Aeronautica militare USA. “L’HFGCS è costituito da 14 installazioni militari presenti in territorio USA e all’estero; esso supporta i lanci spaziali, le operazioni e le comunicazioni a lungo raggio delle unità navali, dei pattugliatori marittimi e delle forze terrestri”, spiega l’US Air Force. “Inoltre opera da centro di comando e controllo primario dei velivoli da trasporto dell’Air Mobility Command e degli aerei cisterna per il rifornimento in volo. Gli altri enti che utilizzano il sistema sono l’Agenzia di comunicazioni della Casa Bianca, l’US Navy High Command Network e le agenzie governative USA”.

Il sistema consente la trasmissione ai gruppi di volo dell’Aeronautica degli ordini criptati emanati secondo l’OPLAN 8010-12, il Piano operativo di deterrenza strategica che contempla le opzioni di attacco nucleare su “grande scala” o “limitati”. Le stazioni terrestri dell’HFGCS trasmettono i cosiddetti “EAM” (messaggi di azione di emergenza) e altri tipi di messaggi di rilevanza strategica. Tra gli “EAM” ci sono in particolare i cosiddetti “Skyking” o “Foxtrot Broadcast”, messaggi sensibili che hanno priorità assoluta e che richiedono un’attenzione immediata da parte degli utenti/riceventi (codici di attacco nucleare in primis). Per migliorare l’efficienza e garantire la manutenzione dei terminali inseriti nel sistema HFGCS, poche settimana fa il Dipartimento dell’US Air Force ha firmato un contratto del valore di 177 milioni di dollari con la società Collins Aerospace, controllata dal colosso militare industriale Raytheon Technologies. Entro l’agosto 2028 a Sigonella e nelle altre installazioni “sorelle” saranno potenziate le antenne e le apparecchiature del sistema di telecomunicazioni globali ad alta frequenza.

Nella primavera 2024 entrerà in funzione a Sigonella anche una nuova Stazione di telecomunicazioni satellitari. “L’infrastruttura nella NAS – Naval Air Station, per cui è stata prevista una spesa di 42 milioni di dollari comprenderà pure una facility per le informazioni sensibili e riservate e consentirà di effettuare comunicazioni – vocali e di dati – più sicure e affidabili alle unità navali, sottomarine, aeree e terrestri di US Navy”, spiega il Pentagono. Imponente anche il costo delle apparecchiature elettroniche e dei sistemi di comando, controllo, comunicazione ed intelligence che saranno installati nella stazione satellitare: 57 milioni di dollari. Il nuovo centro opererà sotto il Comando della U.S. Naval Computer and Telecommunications Station (NCTS) Sicily, che supporta le comunicazioni critiche delle forze armate USA, NATO e delle coalizioni alleate che operano nelle regioni sotto la responsabilità dei comandi di AFRICOM, CENTCOM ed EUCOM. Il nuovo sistema di telecomunicazioni comporterà un aumento del personale statunitense di stanza a Sigonella: dai 3.021 addetti censiti nel settembre 2018 si arriverà entro il prossimo anno a 3.322.

Cento ettari in più per le piste degli aerei tanker

Per la sua posizione geografica la grande base siciliana è stata scelta dal Pentagono e dalla NATO per fare da hub dei grandi velivoli cisterna impiegati per il rifornimento in volo degli assetti aerei diretti verso il continente africano, il Medio oriente e il sud-est asiatico. Lo scorso anno e solo a seguito di una inchiesta della Procura di Catania su un presunto atto corruttivo da parte di un ufficiale dell’Aeronautica italiana si è scoperto che l’Alleanza Atlantica ha finanziato un apposito capitolo di spesa denominato Capability Package 9A1301 Air-to-air refeuelling assets per allungare le piste di Sigonella e consentire i decolli e gli atterraggi degli aerei tanker alleati, e realizzare altresì nuovi depositi di carburante all’interno della base. A tal fine il ministero della Difesa ha avviato l’iter di esproprio di quasi 100 ettari di terreni prossimi alla stazione aeronavale. Anche questo programma avrà un enorme e insostenibile impatto socio-ambientale, specie in termini di inquinamento dell’aria, del suolo e acustico (nelle nuove piste potranno atterrare gli aerei cisterna giganti come i KC-10 “Extender” che trasportano sino a 154 tonnellate di gasolio).

I pericoli dell’hub per la popolazione civile che vive nei pressi di Sigonella si sommeranno a quelli conseguenti alla trasformazione di Sigonella nella capitale mondiale dei droni di guerra USA e NATO. Da otto mesi è pienamente operativo l’AGS – Alliance Ground Surveillance, il sistema avanzato di sorveglianza terrestre e intelligence dell’Alleanza Atlantica basato su cinque grandi velivoli senza pilota RQ-4 “Phoenix” realizzati dal colosso aerospaziale Northrop Grumman dopo l’aggiornamento dei modelli “Global Hawk” nella disponibilità dell’US Air Force, anch’essi presenti da un decennio a Sigonella. Questi nuovi droni sono lunghi 14,5 metri e possono volare in tutte le condizioni ambientali e ininterrottamente per più di 30 ore, fino a 18.280 metri di altezza e a una velocità di 575 km/h. Il loro raggio d’azione è di oltre 16.000 km. e possono trasportare un carico fino a 1.360 kg. Oltre ai segmenti aerei, il sistema AGS è composto dalle stazioni di terra per la pianificazione e il supporto operativo delle missioni. Nel centro di comando e controllo di Sigonella è presente uno staff di 375 tra miliari e civili di 24 paesi NATO, destinato a crescere sino a 600 unità. Nella base funzionerà pure un Centro di formazione e addestramento dei piloti dei droni, degli analisti dei dati d’intelligence, degli operatori dei sensori e del personale addetto alla manutenzione del sistema. Quando sarà pienamente operativo, il Centro ospiterà 22 istruttori che potranno formare sino a 80 allievi l’anno.

Droni e pattugliatori USA e NATO per cobelligerare in Ucraina

A Sigonella i velivoli senza pilota NATO operano congiuntamente ai droni-spia “Global Hawk” e Broad Area Maritime Surveillance e ai droni killer “Reaper” delle forze armate degli Stati Uniti. Dal 2018 nella base siciliana è in funzione pure l’UAS SATCOM Relay Pads and Facility per le telecomunicazioni via satellite con tutti i droni che le agenzie di spionaggio e il Pentagono schierano in tutto il pianeta. L’infrastruttura di Sigonella consente la trasmissione dei dati necessari ai piani di volo e di attacco dei nuovi sistemi di guerra, operando come stazione gemella del sito tedesco di Ramstein e del grande scalo aereo di Creech (Nevada).

I droni USA e NATO congiuntamente ai pattugliatori multi-missione P-8A “Poseidon” di US Navy (questi ultimi trasferiti a Sigonella a partire dal settembre 2016) hanno assunto un ruolo chiave nelle operazioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione a sostegno del governo dell’Ucraina contro l’invasione russa del 24 febbraio scorso. Sono cioè una specie di occhio e orecchio non poi tanto segreto contro le manovre dell’esercito di Mosca e una sorta di consigliere-guida della controffensiva delle forze armate ucraine che ha già consentito di ottenere sul campo rilevanti “successi” sugli avversari. Droni e “Poseidon” decollano da Sigonella per raggiungere il Mar Nero e sorvolare provocatoriamente i confini con Ucraina, Russia e Bielorussia. Questi velivoli hanno pure moltiplicato gli interventi top secret nel Mediterraneo orientale in prossimità del porto di Tartus, Siria, utilizzato per le soste tecniche della flotta militare russa. In particolare proprio un P-8A di Sigonella è stato protagonista di quella che, per il valore politico-simbolico ma soprattutto per le conseguenze in termini di vite umane, ha rappresentato una delle azioni di guerra più significative e drammatiche del conflitto in Europa orientale: l’affondamento dell’incrociatore russo Moskva a largo di Odessa, mercoledì 13 aprile, presumibilmente dopo essere stato colpito dai militari ucraini con uno o più missili anti-nave. Sono ancora fittissimi i misteri sulle dinamiche e sulle unità protagoniste dell’attacco, così come è ancora ignoto il numero delle vittime. E’ tuttavia certo che l’operazione militare contro la nave ammiraglia russa nel Mar Nero è stata “monitorata” e registrata a poche miglia di distanza da un “Poseidon” di US Navy decollato dalla stazione aeronavale siciliana.

Per ospitare i nuovi pattugliatori a Sigonella sono state ampliate le aree di parcheggio e le piste della base; inoltre è stato realizzato un maxi-hangar con annesso centro di manutenzione del costo di 26,5 milioni di dollari, inaugurato ufficialmente a metà gennaio 2022. “Progettato per ospitare simultaneamente due P-8A Poseidon, l’hangar di 56.000 piedi quadrati offre uno spazio per gli squadroni aerei trasferiti a rotazione e per le operazioni della Commander Task Force 67 (CTF-67) di US Navy”, spiega il Dipartimento della Difesa. La Task Force 67 sovrintende alle operazioni di tutti i pattugliatori marittimi, elicotteri e aerei d’attacco presenti nelle acque del Mediterraneo, del Nord Atlantico, del Baltico e del Mar Nero per “contrastare” i sottomarini e le unità di superficie “nemici”. E per riconfigurare e rinnovare gli spazi riservati al Joint Intelligence Center del Comando CTF-67 (nell’edificio n. 639 di NAS Sigonella), a fine settembre il Naval Facilities Engineering Systems Command (NAVFAC) per l’Europa e l’Africa centrale di stanza a Napoli ha affidato alla società Conti Federal Services (Orlando, Florida) un contratto del valore di 26,9 milioni di dollari. I lavori dovranno essere completati entro l’agosto 2024. L’ennesimo cantiere a stelle e strisce aperto in Sicilia mentre all’orizzonte si fanno sempre più minacciose e reali le nubi di un conflitto planetario globale.

Articolo pubblicato in Scorci. Rivista siciliana di varia umanità, n. 4, dicembre 2022

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