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Quattordici atenei d’Italia ai giochi di guerra aeronavali NATO

Più di una settantina tra studenti e docenti accompagnatori di 14 università italiane “arruolati” in Marina per partecipare alla maxi-esercitazione aeronavale “Mare Aperto 2023-1” che ha preso il via giovedì 13 aprile in una vasta aerea del basso Tirreno per concludersi il prossimo 6 maggio.

di Antonio Mazzeo

L’elenco degli atenei è stato reso noto dallo Stato Maggiore della difesa: si tratta delle Università degli Studi di Bari, “Alma Mater” di Bologna, Genova, Statale di Milano, Cattolica del Sacro Cuore di Milano, “Federico II” di Napoli, Sant’Anna di Pisa, “La Sapienza” di Roma, Trieste, della Tuscia, della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali (LUISS) di Roma, dell’Università per Stranieri di Siena, del Politecnico di Milano e della Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) di Milano.

“Studenti e docenti saranno pienamente integrati all’interno degli staff imbarcati, in funzione del loro percorso di studi”, spiega lo Stato Maggiore. “Il loro coinvolgimento è espressione della tradizione che vede la Marina Militare promotrice del progresso di una cultura della difesa e della marittimità che fa della formazione universitaria elemento strategico nel panorama nazionale”.

“Mare Aperto” è il principale ciclo addestrativo della Marina italiana e viene organizzato e condotto due volte all’anno dal Comando in capo della squadra navale (CINCNAV). L’odierna edizione vede impegnate 41 unità navali e sommergibili di 23 nazioni (12 membri NATO e 11 paesi partner), oltre ad aerei ed elicotteri dell’Aviazione Navale, reparti anfibi della Brigata marina “San Marco”, incursori e subacquei del COMSUBIN di La Spezia, mezzi navali e aeromobili del corpo delle Capitanerie di Porto e diversi mezzi e personale dell’Esercito italiano, dell’Aeronautica militare, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di finanza. “Si tratta in totale di circa 6.000 militari coinvolti unitamente a personale civile proveniente da diversi istituti universitari e centri di ricerca come il Ce.S.I. (Centro studi internazionali) e il CESMAR (Centro di geopolitica e strategia marittima), di Confitarma, dell’Assarmatori e del corpo delle infermiere volontarie della Croce rossa italiana”, aggiunge la Difesa.

“Il complesso e articolato scenario addestrativo della Mare Aperto 2023-1 sarà sviluppato nel tradizionale contesto multidimensionale, con il coinvolgimento di assetti aerei e terrestri, delle dimensioni sottomarina, il tutto interconnesso attraverso gli strumenti e le reti offerte dai domini cibernetico e spaziale”, spiega l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis, comandante in capo della squadra navale. “Metteremo alla prova il nostro strumento marittimo per verificarne prontezza, efficienza, proiettabilità, sostenibilità nel lungo periodo, bilanciamento, interoperabilità e capacità di generare effetti multi-dominio a livello strategico, operativo e tattico”.

Nelle due settimane di esercitazione le forze della NATO e dei paesi partner  extra-NATO simuleranno interventi di risposta contro “minacce convenzionali e asimmetriche”, lotta antiaerea, antinave e antisommergibile, raid su siti costieri d’interesse, esercitazioni di sicurezza e interdizione marittima, operazioni di embargo e controllo del traffico mercantile, bonifica dei fondali, prevenzione e contrasto di traffici illeciti, guerra cibernetica (Chironex 23-1).

“In continuità con le precedenti edizioni, anche in questa Mare Aperto si consoliderà la partecipazione di operatori e assetti della Brigata Pozzuolo del Friuli dell’Esercito (veicoli d’assalto anfibio AAV7 e blindo Centauro) che, con la brigata marina San Marco, costituiscono la Capacità Nazionale di Proiezione dal Mare e la partecipazione di diversi velivoli dell’Aeronautica Militare, tra cui aerei CAEW G550, caccia Eurofighter e F-35 nonché assetti per il rifornimento in volo KC767A”, aggiunge lo Stato Maggiore della Difesa. La variante a decollo corto e atterraggio verticale del cacciabombardiere di quinta generazione F35, in dotazione alle forze aeree della Marina e all’Aeronautica italiana, opererà dalla portaerei “Cavour”, congiuntamente ad altri velivoli da guerra dei paesi partecipanti a Mare Aperto.

Vastissima l’area geografica investita dall’esercitazione NATO: si tratta degli spazi marittimi e di quelli aerei soprastanti compresi tra il Mar Adriatico, lo Ionio, il Tirreno, lo Stretto di Sicilia e il Mar di Sardegna, incluse le zone costiere e i territori interni di Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Per ospitare le intense attività di tiro a fuoco e le operazioni di volo di un imprecisato numero di velivoli senza pilota è stato vietato il traffico marittimo e aereo delle zone interessate e dei corridoi di transito appositamente istituiti.

Ma quali saranno i compiti assegnati ai numerosi studenti universitari “arruolati” in Mare Aperto 2023? Qualche dettaglio è ricavabile dai bandi di reclutamento emessi dai rettorati e dai dipartimenti degli atenei coinvolti. L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Gesù di Milano, presente con cinque studenti dei Corsi di laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni internazionali e Giurisprudenza, spiega che essi effettueranno uno stage/tirocinio formativo “a bordo di una nave della Marina Militare” affiancando “i POLAD (Political Advisor) e i LEGAD (Legal Advisor) del Comando in capo della squadra navale in una simulazione di minaccia estera”. Gli studenti – aggiunge la Cattolica di Milano – faranno parte di un “gruppo di studio il cui compito sarà quello di fornire una legittimazione politica e un inquadramento giuridico alle decisioni prese dal CINCNAV durante l’esercitazione”.

Tre gli studenti dell’Università degli Studi della Tuscia inviati a Mare Aperto (provengono dai corsi di laurea in Comunicazione, tecnologie e culture digitali, Scienze politiche e delle relazioni Internazionali, Scienze della politica, della sicurezza internazionale e della comunicazione pubblica, Informazione digitale). “Essi dovranno svolgere attività nell’ambito della Pubblica informazione, intesa come ogni forma di comunicazione che proviene dalla pubblica amministrazione, ad esempio, comunicazione istituzionale, comunicazione sociale, a supporto dei Comandanti dei Gruppi navali che si fronteggeranno nello scenario delineato”, si legge nel bando dell’ateneo laziale. “Queste esercitazioni avranno come teatro il Mediterraneo centrale e vedranno la partecipazione di unità navali e reparti delle Componenti specialistiche anfibia, aerea e subacquea della Marina con il supporto dei comparti dedicati alle telecomunicazioni e alle attività cibernetiche e spaziali”. Incomprensibili le differenze di trattamento riservate agli studenti-consulenti militari: mentre ad esempio la Cattolica del Sacro Cuore di Milano non ha previsto il riconoscimento di crediti formativi universitari (CFU), la “Federico II” di Napoli ne prevede 3 per i due prescelti del Corso di Ingegneria navale.

All’edizione di “Mare Aperto” tenutasi nell’autunno dello scorso anno avevano preso parte 50 studenti di 13 università statali e private. “Sotto la guida e supervisione di personale esperto nelle varie aree – gli studenti universitari sono stati coinvolti negli staff operativi in qualità di consulenti politici e legali e addetti alla pubblica informazione”, ha riferito il ministero della Difesa. “Il loro coinvolgimento nell’esercitazione è fondamentale nel più ampio quadro del rafforzamento dei legami esistenti con gli atenei. Un connubio, strategico e innovativo, tra operatività e cultura della difesa”.

L’impiego di studenti universitari nello svolgimento di attività militari è un fenomeno che si sta sviluppando rapidamente. Nel luglio 2022 tre team composti da iscritti delle università di Budapest, Lubiana e Trieste insieme ad ufficiali austriaci, italiani, sloveni e ungheresi si sono fronteggiati in un “serratissimo wargame” organizzato dal Comando della Brigata Alpina “Julia” di Udine. “Le squadre hanno emulato fazioni, comunità, minoranze, autorità, forze di sicurezza locali e internazionali, agenzie civili e media presenti in una fittizia area di crisi”, annota lo Stato maggiore della difesa. “L’esercitazione ha rappresentato la fase conclusiva di un progetto pilota che vede la  Multinational Land Force e le università partner collaborare nell’attività di analisi dell’ambiente operativo per scopi esercitativi e operativi (…) che consentirà di condurre nuove attività formative e addestrative a favore della forza multinazionale”. Le università italiane pronte alle guerre con le forze di pronto intervento NATO…

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