InfoAut
Immagine di copertina per il post

Offensiva in Cisgiordania: l’eterna guerra dei sionisti a Gerusalemme

Gerusalemme è diventata un secondo fronte nella strategia di controinsurrezione di Israele, spingendo Itamar Ben-Gvir a intensificare l’infinita guerra dello Stato israeliano contro la città e i suoi abitanti.

Fonte: English version
Di Mondoweiss Palestine Bureau – 20 febbraio 2023

Immagine di copertina: Forze di polizia di frontiera con militari della brigata Givati interrogano un ragazzo palestinese che indossa una felpa con l’immagine di un revolver(Foto: Nir Alon- Zuma Press Wire Immagine Apa)

Eventi cruciali (14-20 febbraio)

• Il diciassettenne Mahmoud Ayed è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel campo profughi di Far’aa a Tubas.

• Il 25enne Harun Abu Aram è morto per le ferite riportate nel 2021 quando è stato colpito dalle forze israeliane a Masafer Yatta

• Le forze israeliane impongono punizioni collettive ai palestinesi a Gerusalemme Est, inclusi arresti di massa, chiusure di posti di blocco, molestie e aumento delle demolizioni di case

• I palestinesi a Gerusalemme Est intraprendono una campagna di disobbedienza civile di massa, annunciando uno sciopero generale in diversi quartieri e intensificando gli scontri con le forze israeliane.

• Le forze israeliane si preparano alla demolizione punitiva della casa di due palestinesi a Nablus, accusati di aver sparato e ucciso un soldato israeliano vicino all’insediamento di Shave Shomron nell’ottobre 2022.

• I prigionieri palestinesi si impegnano in campagne di disobbedienza di massa in risposta alla crescente repressione all’interno delle carceri israeliane.

• I coloni israeliani lanciano una serie di attacchi in tutta la Cisgiordania, inclusi Hebron, la Valle del Giordano, Betlemme e altri distretti.

• Almeno 85 palestinesi arrestati durante le incursioni dell’esercito israeliano in Cisgiordania e Gerusalemme Est.

Approfondimento

Itamar Ben-Gvir non demorde. Sebbene non sia riuscito a mantenere la sua promessa del 10 febbraio di lanciare una “Operazione Scudo difensivo 2”, a sua volta ridicolizzata dalle figure dell’opposizione come un vuoto sfoggio retorico, la scorsa settimana ha dichiarato guerra a Gerusalemme Est a seguito di una serie di attacchi contro i coloni israeliani compiuti dai gerosolimitani palestinesi. Nonostante tutte le misure repressive israeliane come parte della “Operazione Frangiflutti”, la strategia anti-insurrezionale israeliana in Cisgiordania non è riuscita a fare ciò che l’operazione si proponeva di ottenere, e ora Gerusalemme è diventata il secondo fronte di Israele, una bestia completamente diversa quando si tratta di sicurezza.

Per prima cosa, Gerusalemme non ha una “infrastruttura di resistenza” organizzata simile a Jenin e Nablus, nessuna organizzazione formale o centralizzata che possa essere efficacemente monitorata, mappata e collegata a una rete più ampia.

Invece, la maggior parte degli attacchi provenienti da Gerusalemme sono stati condotti da “lupi solitari” (a partire dalla “Intifada dei Coltelli” del 2015 a Gerusalemme e in Cisgiordania, e continuando con le successive rivolte popolari negli anni successivi). Spesso sono spontanei, con poca pianificazione preliminare e fanno affidamento su poche o nessuna rete. In altre parole, questi attacchi del “lupo solitario” sono impossibili da prevedere e prevenire, rappresentando un incubo per la sicurezza delle istituzioni israeliane.

Ciò ha significato che a seguito di un attacco, tutti i familiari stretti e i componenti degli stretti ambienti sociali del palestinese accusati dell’attacco vengono arrestati, in parte come forma sanzionatoria di punizione collettiva, e in parte come tentativo casuale e tardivo di raccogliere informazioni dopo il fatto, arrestando chiunque appartenga all’ambiente sociale dell’aggressore per cercare di mappare le loro vite e legami e costruire così un “profilo” dei futuri potenziali aggressori.

Questa politica si è rivelata inutile. Praticamente tutti i giovani di Gerusalemme rientrano in questo “profilo” di una generazione scontenta che vede il nemico per quello che è: un colonizzatore. Il risultato è che Gerusalemme è diventata una città altamente sorvegliata e militarizzata, in costante stato di guerra con i suoi abitanti, che a sua volta sono in costante stato di guerra con i propri colonizzatori. Ben Gvir ha intensificato una già aggressiva politica di polizia, trasformandola in un assalto totale alla presenza palestinese a Gerusalemme.

Ciò ha incluso l’accelerazione delle demolizioni di case, l’esecuzione di arresti di massa, l’istituzione di posti di blocco e barriere e frequenti incursioni nei quartieri di Issawiya e Silwan.

La popolazione di Gerusalemme non accetta questo passivamente. Domenica 19 febbraio, i palestinesi della città hanno annunciato una campagna di disobbedienza civile collettiva.

L’istitutivo israeliano ha espresso preoccupazione per l’aumento delle tensioni. Il direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, ha fatto un raro appello diretto a Ben-Gvir, esortandolo a frenare la sua repressione, che temeva avrebbe causato una “recrudescenza”. Alle suppliche di Bar hanno fatto eco il Capo di Stato Maggiore militare e il commissario della polizia israeliana. La risposta di Ben-Gvir è stata sprezzante, affermando che queste figure dell’istitutivo sono diventate “prigioniere” del modello di sicurezza prevalente e che le azioni passate di Bar non hanno garantito la sicurezza a Gerusalemme.

Negli ultimi anni, le crescenti tensioni nella città hanno seguito direttamente le provocazioni israeliane relative alla Moschea di Al-Aqsa e le invasioni dei coloni nel suo complesso. Mentre Ben-Gvir ha certamente dato il suo contributo a queste provocazioni, ora, come Ministro della Sicurezza Nazionale, ha scelto di intensificare l’eterna guerra contro Gerusalemme e i suoi abitanti.

La repressione in cifre 

• 49 palestinesi uccisi nel 2023.

• 11 bambini sono stati uccisi nel 2023.

• La più alta concentrazione di palestinesi uccisi quest’anno proviene dal governatorato di Jenin, che continua a subire incursioni quotidiane.

• 173 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania e Gerusalemme Est nel 2022, come parte dell’Operazione Frangiflutti, mentre 49 sono stati uccisi a Gaza.

Il Mondoweiss Palestine Bureau sono i membri della redazione di Mondoweiss con sede nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Gerusalemmeisraelepalestina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bombardamenti israeliani contro il Libano: 5 morti, tra cui l’Alto comandante di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabaei

Beirut-InfoPal. Il ministero della Salute Pubblica libanese ha diffuso il bilancio ufficiale dell’attacco israeliano senza precedenti contro un’area residenziale alla periferia sud di Beirut, domenica 23 novembre: cinque morti e 28 feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso il 28 novembre: i comitati sardi chiamano alla mobilitazione

Diffondiamo l’appello uscito dalla rete Pratobello24 che invita tutti i comitati che lottano contro la speculazione energetica a unirsi allo sciopero e alla mobilitazione del 28 novembre.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Non ci sarebbe mai stata una fase due, il cessate il fuoco era la strategia

Il cessate il fuoco, come i negoziati, sono diventati un altro campo di battaglia in cui Tel Aviv temporeggia e Washington ne scrive l’esito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Cile: le grandi possibilità del nazi Kast di essere presidente

Il primo turno delle elezioni presidenziali in Cile di ieri sono terminate in modo triste e prevedibile.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bologna: corteo “Show Israel Red Card” contro la partita della vergogna tra Virtus e Maccabi Tel Aviv

Ieri, venerdì 21 novembre, corteo a Bologna contro la partita della vergogna, quella di basket tra Virtus e Maccabi Tel Aviv prevista alle 20.30 al PalaDozza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ecuador: il trionfo di un popolo che non rinuncia alla sua sovranità

Nel referendum del 16 novembre il popolo ecuadoriano ha detto NO

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il Giappone ai tempi del neogoverno nazionalista della Premier Sanae Takaichi

A livello internazionale, una delle prime mosse della Takaichi è stata aprire un profondo scontro diplomatico con Pechino

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Medici per i diritti umani denuncia uccisioni prigionieri di Gaza nelle carceri israeliane

Il nuovo rapporto diffuso da Medici per i diritti umani-Israele (Phri) apre uno squarcio ulteriore su un sistema detentivo che negli ultimi due anni ha raggiunto un livello di letalità senza precedenti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

«La cosa più importante è salvare il maggior numero possibile di vite umane e infrastrutture in Ucraina»

Maidan illustra quindi i principali dilemmi dei movimenti e delle mobilitazioni globali: la classe operaia ha una capacità molto limitata di organizzarsi, di articolare gli interessi di classe e di fornire almeno una leadership nazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tunisia, a Gabes respirare è diventato un atto di resistenza

Abbiamo tradotto questo articolo di inkyfada.media che racconta la vicenda di Gabes, un paese in Tunisia dove da mesi continuano proteste significative a causa di un polo chimico che mette a rischio la salute della popolazione.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Il caso di Ahmad Salem, in carcere da 6 mesi per aver chiamato alla mobilitazione contro il genocidio

Ahmad Salem è un giovane palestinese di 24 anni, nato e cresciuto nel campo profughi palestinese al-Baddawi in Libano, arrivato in Italia in cerca di protezione internazionale e che dopo il suo arrivo, si è recato a Campobasso per presentare richiesta di asilo politico.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

E’ ancora il momento di bloccare tutto!

Il 28 novembre sarà sciopero generale, coordiniamoci in tutte le città, in tutte le provincie, in tutti i paesi per bloccare ancora una volta in maniera effettiva tutto il territorio nazionale.

Immagine di copertina per il post
Formazione

HUB DI PACE: il piano coloniale delle università pisane a Gaza

I tre atenei di Pisa – l’Università, la Scuola Normale Superiore e la Scuola superiore Sant’Anna – riuniti con l’arcivescovo nell’aula Magna storica della Sapienza, come un cerbero a quattro teste.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Fogli di via da Ronchi: la rappresaglia per il corteo del 13 settembre scorso

In una fase in cui il movimento per la Palestina ha attenuato la sua mobilitazione e pressione, la macchina burocratico-repressiva continua a funzionare a pieno ritmo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Torino: Assemblea Popolare del coordinamento cittadino Torino per Gaza

Pubblichiamo il comunicato di invito all’assemblea popolare di Torino per Gaza.

Immagine di copertina per il post
Culture

“No Comment”: i Kneecap tornano a colpire con Banksy

Dalla Belfast ribelle al cuore dell’establishment londinese, i Kneecap tornano a colpire.