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Manifestazioni e proteste in Russia contro la guerra

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I fatti del nostro presente sono estremamente complessi da comprendere e ricchi di contraddizioni, questo ci obbliga a tenere sempre uno sguardo in grado di considerare i molteplici aspetti e livelli che si stratificano in questa complessità. La guerra in corso in Ucraina, così come altri fatti recenti generano spaesamento perchè la storia accellera su sentieri inediti. L’esplosione del conflitto su una scala di guerra tra stati ha provocato indignazione e proteste in tutto il mondo.

Ad animare questo sentimento di opposizione alla guerra c’è un po’ di tutto, dall’opportunismo al nazionalismo strisciante, dal liberalismo filo-occidentale a visioni anticapitaliste più compiute. E’ difficile districarsi in questo dedalo, nelle piazze globali contro la guerra si vedono tanto i cartelli dell’anticomunismo più parossistico, quanto approssimate critiche sul ruolo dell’Occidente nella costruzione delle condizioni che hanno portato alla guerra, ma soprattutto molta gente comune che rifiuta, a livello intuitivo, le dinamiche di una guerra intracapitalista. Probabilmente l’evoluzione di queste prime proteste dipende da molte cose, dall’evoluzione del conflitto, all’emersione di risvolti concreti della guerra su territori apparentemente lontani ma collegati dal mercato globale, fino all’intervento degli attori più disparati all’interno di questi scenari.

In Russia le proteste contro la guerra assumono ovviamente un ruolo particolare e sono una variabile importante rispetto allo stesso destino del conflitto. Anche qui le piazze si riempiono delle pulsioni e delle rivendicazioni più disparate, ma i nemici sono chiari e le ripercussioni di certe scelte sulle condizioni di vita delle persone immediate. Abbiamo cercato di ricostruire, non senza difficoltà, attraverso le poche fonti principalmente collegate agli ambienti anticapitalisti, le proteste di questi giorni e alcuni scenari.

In Russia…

Si parla di circa 1700 arresti solo nella giornata di ieri per quanto riguarda le manifestazioni contro la guerra. Hanno avuto luogo iniziative e cortei in oltre 51 città della Federazione, da Mosca a San Pietroburgo, fino a Vladivostok. Nonostante l’utilizzo delle misure di contenimento del Covid al fine di disincentivare le mobilitazioni e la censura governativa diverse migliaia di persone sono scese in piazza, alcune di loro attraverso dei “picchetti in solitaria” che sono l’unica forma di protesta autorizzata durante la fase pademica nella Federazione. In generale il rifuto della guerra sembra sia piuttosto esteso nel paese sia perchè l’operazione di Putin appare sul piano interno come un tentativo di spostare l’attenzione dalle difficoltà che vive il paese e dal tema della corruzione, sia per le preoccupazioni economiche che riguardano la gente comune, si parla di code agli sportelli e di scorte di beni di prima necessità ecc. Diverse sono anche le figure pubbliche, docenti universitari, giornalisti che hanno preso posizione contro la guerra nonostante il clima politico. Molte realtà libertarie e anticapitaliste stanno mettendo in campo iniziative di contrasto al conflitto e di solidarietà con la popolazione ucraina.

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“E così i “difensori della patria” invadono l’Ucraina, bombardando le zone residenziali. Ingenti somme vengono investite in armi del delitto mentre le persone si impoveriscono sempre di più. C’è chi non ha niente da mangiare e dove vivere, non perché non ci siano risorse sufficienti per tutti, ma perché sono distribuite ingiustamente: qualcuno ha molti palazzi, mentre altri non hanno nemmeno una capanna. Per mantenere e aumentare i benefici nelle loro mani, il governo dichiara guerre. Chi raccoglierà i suoi intestini con le mani, chi avrà braccia e gambe strappate dalle esplosioni, le cui famiglie seppelliranno i loro figli? Naturalmente, tutto questo non si applica alla minoranza al potere. Dobbiamo resistere al regime militarista e alla guerra che sta conducendo con tutte le nostre forze. Diffondi informazioni tra i tuoi compagni, combatti come meglio puoi. Nessuna guerra, ma la guerra di classe. Solidarietà al posto delle bombe.” scrive in un comunicato Food not Bombs di Mosca.

Riportiamo anche una parte del comunicato del Partito Operaio Rivoluzionario Russo:

“Nessun ragionamento sul «contenimento della Nato», nessuna critica del regime politico ucraino e nessun’altra fesseria geopolitica può giustificare questa strage! Putin parla di «regime antipopolare», dice che l’esercito della Federazione Russa sta cercando di liberare l’Ucraina dai «nazisti». Ma il regime della Russia non è per niente migliore del regime in Ucraina. Solo il proletariato dell’Ucraina, e non certo l’imperialismo russo, ha il diritto di liberare l’Ucraina dalla dittatura ultra-neoliberista e nazionalista! In questa guerra non c’è niente di giusto. Ci sono solo gli interessi imperialistici della borghesia della Federazione Russa e lo sporco mercantilismo della borghesia degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. E nel nome di questi interessi completamente estranei alla classe operaia adesso scorre il sangue dei lavoratori dell’Ucraina e del Donbass, dei soldati della Russia, figli della classe operaia.

Ogni proletario, ogni persona onesta deve oggi dire: no alla guerra!”

Le piazze naturalmente sono molto composite, tra i manifestanti vi sono anche figure dell’opposizione filo-occidentale e liberale, ma dalle testimonianze riportate da diverse fonti le mobilitazioni appaiono per lo più attraversate da gente comune che avversa la guerra. Sopratutto è da notare come non è detto che un sentimento contro la guerra coincida in questo contesto con delle pulsioni a favore della Nato o degli USA, che vengono vissuti comunque come attori ostili (un recente sondaggio riportato da Il Manifesto afferma che circa il 60% dell’opinione pubblica russa ritenga che la responsabilità di quanto sta succedendo sia della Nato).

In Ucraina…

Intanto in Ucraina gli ambienti libertari si sono organizzati per lo più intorno al “Comitato di Resistenza”. Alcuni sono attualmente sul fronte, alcuni sono impegnati in lavori di informazione e mutuo soccorso. In generale questi ambienti hanno avuto un ampio dibattito dopo i fatti di Euromaidan del 2014 sui limiti delle componenti anticapitaliste nell’interfacciarsi con quel fenomeno, dibattito che li ha condotti alla conclusione che è necessario fronteggiare le manovre russe in maniera prioritaria nonostante le innumerevoli contraddizioni che vive l’Ucraina a livello interno e i giochi geopolitici esterni dell’occidente. Dunque molti hanno scelto di combattere contro l’esercito russo al fronte, altri invece stanno mettendo in campo forme di autodifesa territoriale, altri ancora hanno organizzato progetti di mutuo aiuto per la popolazione e di supporto per chi è direttamente colpito dalla guerra. Nei confronti della Nato e dell’Occidente in generale in questi ambienti emergono due posizioni differenti, c’è chi sostiene che in questa situazione ogni aiuto da chiunque venga è positivo e chi invece guarda con sospetto al supporto interessato di Nato e Ue e sostiene la necessità di rifiutarlo. Per approfondire queste posizioni: qui la ricostruzione del dibattito, qui la cronaca di questi giorni.

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Abbiamo scritto questo articolo provando a comrpendere quanto succede sul campo, riportando punti di vista che ci costringono ad osservare le cose anche da lenti diverse dalle nostre, perchè situate in altri contesti, e sebbene siamo ben consapevoli come si diceva all’inizio che questo è solo uno dei livelli da prendere in considerazione insieme a molti altri. Tutto suggerisce la massima prudenza nell’entrare in queste questioni dal nostro sguardo situato, ma invece anche alle nostre latitudini abbiamo degli importanti compiti da svolgere per opporci alla guerra. 

Il rischio che si presenta infatti è quello di puntare il dito solo contro l’establishment russo, senza considerare il ruolo che l’occidente ha avuto e continua ad avere nello scoppio di questo conflitto. La guerra è già anche da noi, se non nella forma più crudele in quella di una spoliazione continua dei settori popolari a favore degli interessi di stati, multinazionali e borghesie. Piazze come quella di ieri di Bologna e di altre città che puntano inequivocabilmente il dito sui responsabili di questa situazione anche alle nostre latitudini sono un buon segnale in contrapposizione al finto pacifismo che i partiti ed i governi recitano nelle trasmissioni televisive.

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