
Israele. Un’altra freccia nell’arco dell’intelligence che reprime i palestinesi
Gerusalemme, 16 giugno 2016, Nena News – La legge per il controterrorismo proposta dalla ministra della Giustizia, il falco Avelet Shaked, è realtà. Una normativa controversa, ampiamente criticata dalle fasce più liberali dello spettro politico, a cui ieri la Knesset ha dato il via libera definitivo con 57 voti a favore e 16 contrari. A preoccupare è l’ingente incremento di poteri nelle mani dei servizi segreti, a cui nella prativa viene lasciata mano libera nel detenere e perseguire cittadini israeliani e nella confisca di proprietà senza approvazione della magistratura.
I leader di gruppi considerati terroristi (Israele definisce tali, tra gli altri, Hamas, Jihad Islamica, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) sconteranno pene dai 25 anni di prigione all’ergastolo nel caso di attacchi che provocheranno vittime. L’appartenenza a tali gruppi costerà almeno 5 anni di carcere, il sostegno finanziario 7 anni e l’incitamento alle violenze tre anni, mentre per chi non denuncerà un possibile attacco se ne prevedono tre. Ergastolo anche a chi compirà attacchi con armi chimiche e biologiche. Alla base della legge sta quindi un elemento nuovo: il ruolo “passivo” sarà punito con severità come quello “attivo”, aprendo alla discrezionalità delle autorità israeliane.
Ma soprattutto per inserire nella lista delle organizzazioni terroristiche un gruppo basterà la dichiarazione del primo ministro e del ministro della Difesa, sulla base delle raccomandazioni dello Shin Bet, i servizi segreti interni. Insomma se i servizi avranno un qualche sospetto, che sia fondato o semplicemente dettato da convenienza politica, si finirà nella black list. Un potere enorme nelle mani dell’intelligence e dei due falchi del governo di ultradestra, il premier Netanyahu e il neo ministro della Difesa Avigdor Lieberman.
Difficile non immaginare che i cittadini israeliani che la legge ha nel mirino saranno per buona parte palestinesi. Non a caso a protestare contro la legge, tra gli scranni parlamentari, sono stati solo la Lista Araba Unita, il partito arabo ed ebraico anti-sionista, e il partito di sinistra sionista Meretz. Tutti gli altri si sono stretti intorno alla normativa. “Una misura draconiana che espande l’autorità delle forze di sicurezza e delle autorità di occupazione, per minare il diritto a opporsi ai crimini dell’occupazione – sono state le prime parole di Ahmad Tibi, leader della Lista Araba Unita – La legge non definisce cosa sia il terrorismo”.
Non a caso la legge arriva solo due giorni dopo la normativa d’emergenza emessa dalla Knesset che vieta l’applicazione della legge di ricongiungimento familiare in Israele per i palestinesi residenti a Gaza e in Cisgiordania. Non che cambi molto: il ricongiungimento dei coniugi di palestinesi cittadini israeliani è una procedura complessa, quasi mai realizzabile, perché i Territori sono classificati come “Stato nemico”.
A monte sta la stretta imposta dal governo israeliano che ha usato a proprio favore la recente ondata di violenze che ha investito i Territori e lo Stato di Israele. Senza andare minimamente ad affrontare le radici della frustrazione palestinese, si opera con il pugno di ferro come fatto dal 1948 in poi. Il Grande Fratello israeliano che da decenni controlla, spia e reprime qualsiasi forma di resistenza popolare palestinese, ha una nuova freccia nel proprio arco.
Una freccia che si aggiunge ai servizi segreti militari e all’esercito dove unità speciali spiano costantemente la popolazione palestinese, alla caccia di strumenti – veri o presunti – con cui fare pressioni sui singoli. Non solo in Cisgiordania o a Gaza, ma anche dentro lo Stato di Israele dove i primi mesi di sollevazione popolare, da ottobre 2015, hanno visto una dura repressione dei movimenti giovanili di protesta: gli attivisti palestinesi cittadini israeliani hanno raccontato di pressioni e arresti sulla base di semplici post online o di sms mandati per organizzare le manifestazioni di piazza. Da una protesta all’accusa di terrorismo il passo è brevissimo
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