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Colombia, dialoghi esplorativi fra Farc e governo per un processo di pace

Secondo quanto rivelato da RCN radio, gli accordi riguarderanno la politica dello sviluppo agrario del paese, il tema della partecipazione politica, il processo per giungere alla fine del conflitto, la soluzione del problema delle coltivazioni illecite e, infine, il tema delle vittime.
Appena è stata resa pubblica l’esistenza di colloqui, il Comando Centrale dell’ELN ha diramato un comunicato in cui si dichiara disposto a prendere parte all’iniziativa di dialogo.
L’esistenza di colloqui rappresenta un passaggio assolutamente positivo, ma ovviamente si tratta appena di un primo passo; occorre essere coscienti del fatto che il cammino verso la pace è irto di ostacoli, che la controparte dell’insorgenza è la più sanguinaria e corrotta oligarchia del continente, e che la pace non è semplicemente l’interruzione del conflitto armato, ma un processo che deve superare le cause che l’hanno generato e le immense contraddizioni che affossano il paese.
Lungi dall’essere stato folgorato sulla via di Damasco, Santos ha lavorato e lavora ininterrottamente alla guerra sporca tramite l’aumento di militarizzazione nei territori delle comunità rurali e indigene, una strategia persecutoria nei confronti della presunta “rete di appoggio” dell’insorgenza (espediente utile ad incarcerare gli oppositori sociali), e l’allargamento dell’impunità per le forze armate,  espressione del terrorismo di Stato,  tramite il cosiddetto “foro militare”.
Stretto fra una innegabile avanzata militare dell’insorgenza e la poderosa opposizione politica e sociale della Marcia Patriottica, Santos -esponente della oligarchia legata al capitale transnazionale- è costretto a sedersi al tavolo delle trattative con l’insorgenza rivoluzionaria delle FARC, e così facendo mette all’angolo il suo ex sodale e capo Uribe, narcolatifondista screditato da anni di scandali.
Dopo un decennio di spacconerie e sparate mediatiche, incentrate sulla promessa di una vittoria militare sulle FARC ed intrise di posizioni guerrafondaie, il regime è obbligato a cedere, riconoscendo il carattere politico del movimento guerrigliero e l’impossibilità di sconfiggerlo sul campo di battaglia.

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