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Udienza per la resistenza allo sfratto di Patrizia

Una famiglia che pensava di poter contare almeno sulla “certezza di una casa” ricevuta in eredità, ma la perdita del lavoro a causa della crisi ha trasformato anche questa sicurezza in un incubo. In seguito all’impossibilità di fare fronte alle spese condominiali, la casa è infatti stata prima pignorata e poi venduta all’asta per un valore di molto inferiore rispetto a quello di mercato.

È così iniziato un percorso di resistenza allo sfratto che ha portato a rinvii ottenuti ogni mese permettendo a Patrizia di conservare un tetto sotto cui stare ma anche di rendere pubblica la sua vicenda evitando l’isolamento e mettendo a nudo l’incapacità delle istituzioni di far fronte all’emergenza abitativa che colpisce la nostra città.

Il 14 giugno 2011, in seguito alla determinazione di Patrizia di non abbandonare l’appartamento senza una prospettiva abitativa alternativa, ed all’assenza di un intervento delle istituzioni locali interveniva la questura di Torino con la celere.

Alle 6 del mattino 50 uomini della celere di Torino irrompevano nel palazzo di Patrizia con il chiaro obiettivo di sgomberare la sua famiglia ed i compagni e le compagne che da tutta la notte presidiavano l’appartamento.

Il blitz ha avuto come immediata conseguenza prima il barbaro pestaggio nell’androne e poi il fermo dei due compagni che oggi sono processati per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Gli altri compagni sono però riusciti a barricarsi nell’appartamento impedendo lo sfratto.

Il risultato di quella giornata fu un ulteriore rinvio al mese di settembre ed un accordo firmato da parte dell’assessorato alla casa che si impegnava a collaborare nel trovare una soluzione alternativa. Soluzione poi concretizzatasi a settembre, grazie alla quale la famiglia di Patrizia ha potuto affittare un appartamento.

Oggi durante la prima udienza del processo, hanno testimoniato per l’accusa gli agenti della Polizia Vichi, Occhilupo e De Palma che hanno partecipato al pestaggio dei due compagni nell’androne del palazzo.

Dalle loro deposizioni è emerso in modo chiaro come quel giorno non fosse presente al momento dell’irruzione l’ufficiale giudiziario e che quindi l’operazione sia stata gestita come un mero intervento di ordine pubblico. Come avviene sempre più spesso, di fronte alla totale incapacità delle istituzioni di affrontare le istanze sociali e politiche che emergono le si trasforma in un problema di ordine pubblico.

Il dato veramente importante è come la a storia di Patrizia ha  reso evidente la scarsità dei percorsi di un welfare sociale ormai inesistente ed il risultato delle politiche di austerity portate avanti dal Comune di Torino e dal sindaco Fassino. La mancanza di interventi concreti rispetto all’emergenza abitativa che colpisce la nostra città ben si inserisce nel piano di tagli al settore sociale ed alla privatizzazione di servizi e delle scuole materne che il Comune sta portando avanti e fa emergere l’ incapacità di un ceto politico, sempre pronto a difendere i propri privilegi, ma sempre più lontano dai bisogni reali delle persone

Questa vicenda dimostra come solo la determinazione, e la lotta paghino e portino a dei risultati tangibili.

La prossima udienza si terrà l’11 giugno alle 11.30 presso l’aula 82 del Palazzo di Giustizia.

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