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#staiserenoRenzi ci vediamo nelle strade!

La mattina è iniziata con la notizia che un centinaio di compagni, da anni attivi nella lotta agli sfratti sul territorio di Torino, sono stati inquisiti e colpiti da misure cautelari sulla base di accuse assurde (dalla minaccia a pubblico ufficiale al “sequestro di persona”).

Nella nostra città invece, abbiamo assistito allo sgombero dell’occupazione di torre spaccata, una palazzina abbandonata da anni e rioccupata lo scorso 7 aprile; uno stabile grazie al quale più di 150 persone avevano trovato un tetto e che adesso, con la solerte azione combinata di procura e forze dell’ordine, è stato restituito al degrado. Ulteriore provocazione, il rifiuto del gip alle istanze poste da Paolo e Luca.

Come già in altre città, la resistenza degli occupanti è stata ardua e determinata, per più di 7 ore sono rimasti barricati, facendo fallire anche il tentativo operato dalla P.S. di sfondare il soffitto del tetto con un’ariete; sono intervenuti allora i vigili del fuoco, che hanno fatto scendere gli occupanti uno per uno, non prima che la digos li identificasse tutti.

In contemporanea allo sgombero i rifugiati politici che da mesi vivono nel palazzo di piazza Indipendenza erano in presidio davanti l’ UNHCR, organo che negli scorsi giorni si è espresso con parole forti sull’articolo 5 del piano casa, sostenendo chiaramente che il diniego della residenza è una violazione dei diritti umani.

Nel pomeriggio ci siamo ritrovati ancora una volta a Porta pia, piazza simbolo delle giornate di lotta che hanno animato l’autunno e hanno di tanto accresciuto la forza e la determinazione di questo movimento meticcio e composito, e da li abbiamo dato vita a un corteo che, ingrossandosi ad ogni metro, ha attraversato le strade del quartiere di san lorenzo comunicando a cittadini e solidali gli eventi della giornata, ed ha bloccato simbolicamente la piazza di porta maggiore.

La strategia che sta adottando chi ci governa appare sempre più evidente ogni giorno che passa: colpire le categorie sociali più svantaggiate, provare a renderle invisibili e mute; sul piano materiale obbligandole ad accettare precarietà e sfruttamento; su quello simbolico, attraverso azioni repressive sempre più stringenti, provando a sterilizzare quei movimenti di lotta che negli anni hanno saputo radicarsi, propagarsi ed esplicitare tramite la radicalità del conflitto, le contraddizioni sempre più stringenti di questo modello di sviluppo.

Si acuisce la repressione a cui vengono sottoposti i movimenti, ma in un contesto assolutamente

polarizzato sempre più persone rifiutano di affidarsi ad una politica istituzionale che tutela solo gli interessi della rendita e decidono di occuparsi direttamente dei propri bisogni, autorganizzandosi e riappropriandosi di diritti e dignità, delegittimando con la materialità delle lotte le politiche del governo e la tanto sbandierata vittoria elettorale del P.D. che appare completamente scollata dalla realtà sociale del paese.

Ieri abbiamo ribadito con forza che non ci lasceremo intimidire da sgomberi e arresti, che ogni colpo sferrato contro di noi è un colpo a vuoto, perché non servirà a farci desistere da quel bisogno irrefrenabile di riprenderci ciò che ci spetta, come confermato dalla partecipatissima assemblea di Torino verso il vertice sulla disoccupazione giovanile dell’11 luglio, nella quale è emerso quel virtuoso intreccio di categorie e generazioni, di lotte e di territori che ancora una volta decide di agire sinergicamente per costruire questa data di mobilitazione.

É con questo spirito che ribadiamo l’appuntamento dell’assemblea pubblica a porto fluviale di oggi pomeriggio, un’occasione per riflettere insieme dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, certi del fatto che le lotte non si sgomberano e non si arrestano.

 

Degage-Sapienza clandestina- Godot

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