InfoAut
Immagine di copertina per il post

Le due società?

Questa rappresentazione viene di volta in volta descritta come una lotta tra riformisti/democratici contro i populisti; come una lotta tra difensori del sistema e suoi contestatori; come una lotta tra garantiti e non garantiti. Questa lettura rappresenta indubbiamente “un passo avanti” nell’emersione di nuovi conflitti all’interno del sociale, e in qualche modo descrive anche per le soggettività antagoniste un campo di azione più consono rispetto alla rappresentazione dell’1% vs 99% che ha caratterizzato il ciclo del 2011 (pur nella sua indubbia potenza evocativa).

A partire da questa secchissima analisi può essere utile, nei termini della costruzione di un dibattito collettivo, introdurre riflessioni e problematizzazioni in questo disegno del sociale. Innanzitutto questa figura rischia troppo spesso di essere piegata in maniera eccessiva sul riflesso che proietta il dibattito istituzionale e dei media mainstream. Sotto, sopra, attorno a questi due blocchi infatti si aggira un pulviscolo sociale che probabilmente non sente la cattura magnetica di questa dicotomia. La lontananza siderale dalla politica istituzionale e dagli organismi tradizionali di formazione dell’opinione pubblica infatti è un dato crescente che non rientra nell’analisi – spesso anche quella dei movimenti. Ma qui dentro si giocano spinte ed energie che probabilmente, oltre le rappresentazioni mainstream, vanno considerate.

In secondo luogo ci sono linee che attraversano e tagliano trasversalmente anche i due blocchi di cui stiamo parlando, ma non vi è qui lo spazio per parlarne. Così come sarebbe necessario introdurre in questa discussione una riflessione su come e dove si collochi la cosiddetta “questione giovanile”. Ma ci saranno altre occasioni per farlo.

Una lettura che però preme confutare è quella che lega linearmente questa polarizzazione “alla globalizzazione”. Spesso si legge che da un lato ci sarebbero i favoriti dalla globalizzazione, dall’altra coloro chi da essa avrebbero solo perso. E questi ultimi farebbero ricorso a un attaccamento territoriale come risposta a tale pulsione. Su questo la Brexit sarebbe emblematica di un sentimento anti-globalizzazione. E’ vero? Forse in realtà il quadro può essere letteralmente rovesciato.

E’ certamente vero che il mito, o se si vuole l’ideologia della globalizzazione (neoliberista), propone un mondo liscio e interconnesso, un piano logistico per il movimento in tempo zero delle merci e dei capitali. Ma se si analizza come questa dinamica si produce effettivamente sui territori, essa è possibile solo attraverso la continua frammentazione di questi stessi territori. Per procedere, la “globalizzazione” necessita di rompere le rigidità che organizzavano il sistema politico degli Stati. Da unità sovrane si è andati verso sistemi misti, multiscalari, orientati alla governance, con una pluralità di fonti giuridiche. Inoltre l’ordine logistico della globalizzazione neoliberista si impone “dall’alto” spezzettando “in basso”. Il mondo come uno spazio omogeneo è l’ideologia del globale, che si produce però proprio rompendo la linearità, la metrica omogenea dello spazio moderno, facendo invece tornare in campo la differenza dei luoghi. La messa a valore della loro diversità. In questo senso si potrebbe sostenere che un voto come la Brexit sia un esito coerente della globalizzazione. Su questo si apre un campo di possibilità tra questo nuovo ruolo dei territori, da opporre al rischio di una pulsione che richiede un ritorno alla grammatica degli Stati e dell’omogeneità delle nazioni.

Un ulteriore elemento da inserire nell’analisi è quello rispetto al “ceto medio”. Come noto, questa definizione non ha mai indicato una categoria sociologica, ma una condizione soggettiva di appartenenza sistemica creata politicamente. Il ceto medio, insomma, come strategia di pacificazione sociale e integrazione attraverso il consumo. Che il ceto medio fosse “senza futuro” era piuttosto chiaro già tanti anni fa, ben prima della deflagrazione della crisi del 2007-2008. Il punto non è dunque innamorarsi, come militanti, di figure sociali idealizzate come “ceto medio” o proporre una progressione evidente da più di un decennio come nuova tendenza da anticipare. Bisogna più radicalmente assumere che il “ceto medio”, come rappresentazione e appartenenza, è già finito. E che la partita si gioca ora su quale significato e direzione questo “vuoto” può assumere. All’interno della dicotomia infatti lo spazio mediano si sgretola.

Dunque: giovani, ceto medio, globalizzazione e territorio, continuità trasversali tra i due blocchi, rischio di schiacciamento di quest’ultima rappresentazione sull’immagine proiettata dai media e dalle geografie del voto, soggettività che eccedono tale rappresentazione. Si sono qui elencate alcune traiettorie di problematizzazione dello schema delle “due società”. Questo tema, che ha echi storici piuttosto sinistri, deve dunque essere soppesato con cura per essere agito politicamente con efficacia.

In forma evidentemente schematica e parziale, è possibile abbozzare alcuni elementi interpretativi. Comporre le dicotomie, definire i campi di battaglia, è sempre una posta in palio dell’agire politico antagonista, ma come, chi e in che prospettiva questa contrapposizione è oggi composta? Quali margini ci sono per una definizione e un intervento su questa dicotomia? Sicuramente il Sì o No del 4 dicembre offre un’occasione in questo senso, per verificare la sussistenza di queste “due società” e al contempo scomporla e agirla politicamente.

Per concludere la riflessione. Uno dei temi probabilmente decisivi per mettere in forma e al contempo tagliare questa dicotomia delle “due società” ruota attorno alla direzione che si prende sul concetto di “stabilità”. E’ infatti attorno a questo criterio che si può intraprendere una analisi del sociale rispetto alle potenzialità di intervento e attivazione antagonista. Al di là infatti della facile ritualizzazione “gli operai oggi votano a destra e questo è il problema della sinistra”, il punto è l’individuazione di quali segmenti sociali sono oggi schierati (sia “oggettivamente”, per interesse, che “soggettivamente”) per la stabilità e quelli che dalla stabilità, cioè dalla continuità, hanno solo da perdere.

Oltre ai “fuck you” contro l’establishment depositati da milioni di elettori nelle urne, è necessario comprendere fuor di mitizzazioni e di categorizzazioni che rischiano di oscurare più di quanto spieghino, le effettive capacità di incidere sul reale della galassia di soggetti frammentati dalla crisi. Che possano agire in termini non reattivi e, nel declassamento, guardino “in basso” per organizzarsi. In proposito l’elemento della guerra tra poveri via razzismo è una delle variabili decisive che probabilmente alimenterà e spezzerà questo scenario.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Ex Ilva: il riarmo divora la politica industriale (e la transizione ecologica)

Tutti i nodi vengono al pettine. Il governo sovranista con la sua manovrina accantona risorse per acquistare armi e manda alle ortiche quasiasi politica industriale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Restare a galla insieme in un mondo difficile: Bilancio 2024 delle questioni del lavoro in Cina (Parte 2). 

Proseguiamo la traduzione in lingua italiana di questi preziosi contributi sul contesto delle lotte in Cina nel 2024, tradotti in inglese dal collettivo Chuang.  Consapevoli delle profonde differenze tra il nostro contesto e quello cinese, a sua volta molto difficile da restituire come un intero, alcuni dati e considerazioni che vengono avanzati nel testo sembrano […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Rompere la pace dentro territori, fabbrica e università della guerra

Partiamo da qui, da questa inquietudine mai risolta e sempre irriducibile che accompagna la forma di vita militante, l’unica postura da cui tentare di agguantare Kairòs, il tempo delle opportunità che possiamo cogliere solo se ci mettiamo in gioco. 

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Teoria del partito

I prezzi sono più alti. Le estati sono più calde. Il vento è più forte, i salari più bassi, e gli incendi divampano più facilmente.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il Segretario di tutte le guerre

a visione che Hegseth porta dentro l’amministrazione Trump è quella di un’America che può tornare «grande» solo riconoscendo la guerra come sua condizione naturale.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il significato dell’ascesa cinese

Riprendiamo e traduciamo da marxist.com questa interessante analisi di Kenny Wallace sul significato dell’ascesa cinese.  Buona lettura! Questa nazione, che appena due decenni fa era ancora immersa nel sottosviluppo, è oggi impegnata in una titanica rivalità con gli Stati Uniti, nella quale riesce a mantenere la propria posizione. Nel frattempo, l’imperialismo americano, di gran lunga […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump all’attacco dell’America Latina con la scusa della “guerra alla droga”

La tensione nei Caraibi ed in America Latina si fa sempre più alta. Alcune note per comprendere quanto sta succedendo.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Gaza, un futuro di controllo della AI che ci riguarda

Se andiamo a leggere i piani di controllo dell’ordine pubblico prefigurati per la nuova amministrazione di Gaza, vediamo come questi convergano sulla previsione di un modello di sicurezza basato sull’integrazione di Intelligenza Artificiale (IA), robotica avanzata e sorveglianza aerea.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Un opuscolo su riarmo, genocidio e logistica della guerra

Ripubblichiamo un opuscolo realizzato dall’assemblea cittadina torinese STOP RIARMO.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Colonialismo accelerato: un piano contro la Palestina

Qual è la logica del piano Trump su Gaza? La costruzione di spazio meticolosamente controllato e depoliticizzato, cioè pacificato, per la circolazione, il consumo e la produzione del capitale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ecuador: il trionfo di un popolo che non rinuncia alla sua sovranità

Nel referendum del 16 novembre il popolo ecuadoriano ha detto NO

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: Extinction Rebellion scarica 30 tavoli davanti alla Regione Piemonte. “Tutte le occasioni mancate”

Nei giorni conclusivi della conferenza sui cambiamenti climatici che si tiene a Belém, il movimento denuncia gli impegni disattesi da Governo e Regione

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Brescia: perquisizioni, denunce e avvisi orali per il corteo del 27 settembre sotto Leonardo SPA

Perquisizioni, denunce e “avvisi orali” dall’alba di venerdì 21 novembre a Brescia contro compagne-i (anche studentesse-i) per il grande corteo per la Palestina di sabato 27 settembre

Immagine di copertina per il post
Bisogni

E’ ancora il momento di bloccare tutto!

Il 28 novembre sarà sciopero generale, coordiniamoci in tutte le città, in tutte le provincie, in tutti i paesi per bloccare ancora una volta in maniera effettiva tutto il territorio nazionale.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

San Giuliano: Telt prende possesso delle case, ma la valle non si arrende

Ieri mattina Telt è entrata ufficialmente in possesso delle abitazioni di San Giuliano di Susa che verranno abbattute per far spazio al cantiere della stazione internazionale del Tav Torino-Lione.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Aggressioni e lotte nel comparto tessile di Prato

Come racconta l’aggressione dei giorni passati – che segue a numerose altre aggressioni ai danni di lavoratori e lavoratrici in sciopero negli ultimi anni – un sistema predatorio fatto di aggressioni e intimidazioni è estremamente consolidato nel settore.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: il Giappone ai tempi del neogoverno nazionalista della Premier Sanae Takaichi

A livello internazionale, una delle prime mosse della Takaichi è stata aprire un profondo scontro diplomatico con Pechino

Immagine di copertina per il post
Culture

Il primo vertice antiterrorismo internazionale – Roma 1898

Un evento spesso trascurato dalla storiografia italiana, anche da quella che si è occupata del movimento operaio e delle sue lotte, ma che obbliga a riflettere su una serie di nodi ancora tutti da sciogliere