
21 Ottobre, Bologna in sciopero generale
In aggiunta alle classiche forme delle relazioni industriali, il nostro tempo è segnato dal capitalismo 2.0, quello dei Google e dei Facebook, dei JustEat e degli Amazon, che ci rende tutti e tutte produttori e consumatori 24 ore su 24, rendendo sempre più sfumata la differenza tra tempo di lavoro e tempo di vita.
Di conseguenza risalta sempre più l’insufficienza di forme classiche di sciopero, quando la creazione di valore è sempre più distribuita su tutta la giornata e non solo confinata nelle ore di effettiva presenza in fabbriche o uffici. Alla pratica dello sciopero quindi va aggiunta una riflessione sul concetto di blocco, ovvero sulla rottura della normalità dei processi di distribuzione e circolazione delle merci.
Dove queste due dimensioni, lavoro “classico” e importanza dei flussi si incontrano è nel mondo della logistica, da qualche anno una delle punte più attive nel conflitto tra capitale e lavoro nel nostro paese. Il 21 Ottobre a Bologna è stato come in tante altre città d’Italia sciopero nel settore. Ma non solo, dato che lo sciopero era generale e rivolto a tutte le categorie.
Inoltre, l’appello di alcuni sindacati era proprio rivolto ad allargare la portata dello sciopero, coinvolgendo anche il mondo del lavoro salariato, immaginando che se tutti siamo lavoratori senza soluzione di continuità, l’attacco è da portare al sistema generale dei flussi economici. In piazza sono scesi allora anche i movimenti per il diritto alla casa, i collettivi studenteschi, ognuno con il proprio contributo.
Ore 6. Si forma il blocco degli operai al principale cancello di ingresso all’Interporto. E’ ancora buio. Centinaia di persone si ammassanno e già inizia a formarsi la colonna di camion. E’ iniziato lo sciopero.
Ore 7. Inizia a far luce. I facchini si organizzano per bloccare tutti gli accessi e iniziano alcuni interventi e cori: “Sciopero, sciopero!”. L’interporto è completamente bloccato e le code che si producono ai suoi accessi rallentano tutta la circolazione.
Ore 9. Se il lavoro è sempre più legato a un’idea di flusso, oltre allo sciopero “classico” che stoppa e danneggia la produzione, è necessario colpire sulla distribuzione.
Ore 9,30 Anche in centro città iniziano mobilitazioni. Studenti medi ed universitari si muovono in corteo, paralizzando il traffico e affermando in modo forte soprattutto l’opposizione al governo Renzi in vista del voto del 4 Dicembre sul referendum costituzionale. Qui un contributo audio:
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Ore 10. Giungono notizie dalle varie città in sciopero. L’affluenza è alta e pare stia andando bene ovunque. Al microfono si alternano lavoratori di varie aziende che riportano le loro esperienze e rivendicazioni.
Ore 11 Il corteo studentesco arriva davanti alla sede locale dell’agenzia Trenkwalder, sanzionandola con lanci di vernice. Trenkwalder è un’agenzia di lavoro interinale che ha di fatto dichiarato bancarotta, senza aver prima pagato stipendi a centinaia di persone da lei impiegate.
Ore 11.30 Gli studenti si dirigono verso piazza dell’Unità, e nel farlo deviano dalla strada principale per raggiungere l’occupazione di via deMaria, sgomberata la settimana scorsa dalle forze dell’ordine. In via deMaria vivevano più di cento persone, sgomberate con manganellate e persino l’utilizzo di gas urticanti.
Ore 12 Intanto giungono notizie da Modena di un picchetto sgomberato. Il picchetto all’Interporto si scioglie al grido “Torneremo torneremo”. Alcune delegazioni vanno verso Modena e altre raggiungono piazza dell’Unità, dove si sta allestendo la piazza tematica.
Ore 13 Si inizia a montare gli stand e l’impianto audio in piazza dell’Unità, per la giornata di convivialità e autogestione organizzata da Social Log.
Ore 15 Prendono parola occupanti, lavoratrici, studenti, uomini e donne delle realtà e dei collettivi attivi in Bolognina
Le parole del centro sociale XM24
Qui alcune considerazione della Palestra Popolare Stevenson, attiva da due anni in Bolognina
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Si conclude la giornata. Si chiude una prova tecnica di generalizzazione dello sciopero classico a tutto il mondo dei subalterni, ancora insufficiente ma interessante nelle sue potenzialità. Studenti, lavoratori della logistica, occupanti di case hanno stretto un primo momento di lotta comune, che affermasse la dimensione comune dello sfruttamento. Ma altri tentativi, nuovi passi in avanti e nuovi errori dovranno essere messi all’ordine del giorno..
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