InfoAut
Immagine di copertina per il post

«La libertà non si paga, si strappa». Lettera dal carcere di Andrea Olivieri

Nei primi giorni di questa situazione ero piuttosto incredulo per quello che mi stava accadendo. Sai bene che negli anni non è che non l’avessi e non l’avessimo messo in conto, ma puoi anche immaginare cosa posso aver pensato. “Sono vittima di una vendetta fuori tempo massimo”, mi dicevo, “possibile che non si rendano conto dell’idiozia di rinchiudermi qui ora?”. Beh, riguardo a questa domanda purtroppo la risposta è banale ed è sempre la stessa: all’idiozia di giudici e guardie non c’è limite, e se negli ultimi anni la mia rabbia può essersi spersonalizzata, tentando di andare alle radici delle cause che ci costringono a vivere in un mondo tale, oggi avrei di nuovo voglia di gridare slogan che i palati fini di certa sinistra considerano turpi e fuori moda. È vero che anch’io da qua dentro rischio di farla tetra, e di prendermi sul serio in maniera esagerata. Del resto di sentirmi vittima sono il primo a non volerlo, e che non ci fosse un tempo massimo ho sempre tentato di spiegarlo a chi mi diceva che era troppo impegnato con le cose della vita di ogni giorno – lo studio, la carriera, la famiglia – per impegnarsi nella “militanza”. Sai che sono concetti che ho sempre digerito male. “Militanza” appartiene a un vocabolario marziale che sento distante, le cose della vita non sono mai riuscito a percepirle distinte da “quello che devo fare”, la frase che Gert dal Pozzo continua a ripetere a sé stesso per spiegarsi il suo inestinguibile debito con la comunità umana.

Resta la vendetta.

E che la cella in cui mi trovo sia il simbolo di un ossessione vendicativa quotidiana contro milioni di dannati e dannate non l’ho mai avuto così chiaro come ora. Il canto di un muezzin risuona nel cortile che percorro di corsa ogni mattina, settanta giri sono quattro chilometri, ti scrivo all’alba mentre un pallido sole d’inverno illumina i muri scrostati e le sbarre con la vernice usurata da troppe mani impotenti. Una guardia entra, mi dice di aprire la finestra ed esegue il rito della battitura. Così sveglia i miei compagni di cella, un signore peruano diabetico e con l’asma, due ragazzi domenicani con un eterno ed eroico sorriso sulla bocca, un ragazzino ecuadoriano che da quando aveva sedici anni ha conosciuto solo galera. In questi sedici metri quadri, con me, c’è sempre anche Matteo: mi sorride e mi prende in giro con i suoi tic e le sue smorfie quando piglia male, quando sto precipitando. Arriva con la sua grammatica spagnola quando devo districarmi in qualche discussione con i miei coinquilini. Con il ragazzo serbo della cella di fronte ci divertiamo a scambiare insulti e bestemmie nella sua lingua. Ventidue ore al giorno di cella, per quindici di queste la televisione è permanentemente accesa. Vorrei gridare che così finiamo a vivere come bestie, spegniamo almeno quella merda! Ma poi cosa resterebbe? Certo, a me i libri di cui sono già pieno e che non riesco a leggere in questo casino di lingue, suoni e rumori. Ma poi mi accorgo che il rincoglionimento catodico è un’altra via di fuga, piccola e stupida, ma a volte efficace. Eccomi qua, per l’ossessione di un procuratore qualunque, di un digossino qualsiasi, per la vendetta di un ometto insignificante; eccomi tra i “dannati della terra” ad aspettare che passi, e a ripensare se c’era qualcos’altro da fare. No che non c’era. Per quanto possiamo illuderci che ci sia sempre un altrove, un’altra strada, quello che dobbiamo fare va fatto.

Il muro di fianco alla mia branda era ricoperto da cristi e madonne. Ora ho messo una foto scattata da mia nonno materno, che ritrae il padre di mio padre, grazie ad una prospettiva geniale: finge di tenere una casa in equilibrio su un dito, alla maniera dei giocatori di basket. Una casa in equilibrio sulla punta di un dito, il profilo longilineo di mio nonno che sorride divertito. Andò in galera quattro volte, sotto tre stati diversi. La prima nel ’43 nell’Italia fascista. La seconda nel ’45 e la terza nel ’46, quando Trieste era amministrata dagli anglo-americani e lui, comunista e ribelle italiano, si batteva perchè voleva Tito. La quarta volta infine per un mese nel carcere di Fiume e poi deportato in Bosnia, assieme a mia nonna e mio papà che aveva due anni. Era il 1948, erano emigrati in Jugoslavia per costruire un mondo nuovo, ma la rottura tra Stalin e Tito li lasciò in mezzo a un guado della Storia. Anche allora non c’era nient’altro da fare. Nient’altro che tentare, riprovare e sbagliare, e a volte vincere anche quando altri parlano di sconfitta. Alle volte non resta altro che stare in silenzio, ingoiare merda e aspettare un’altra occasione.

Ora io aspetto, ingoio, *ma non mi va di restare in silenzio.*

Non sono qui per sbaglio, non è stata la nostra atavica cialtroneria per le vicende giudiziarie a causare questa situazione. L’avvocatessa che mi assiste qui dice che nessun tribunale in Lombardia ha mai infierito in questo modo per reati simili. Ha visto la mia storia giudiziaria triestina che, a prima vista, mi dipinge come un aggressore seriale di poliziotti e dimostra quanto queste creature siano fragili e indifese di fronte alla furia assassina di contestatori e ribelli. Sappiamo come sono andate le cose: la prima condanna che ricevetti a Trieste sosteneva che avevo picchiato selvaggiamente due carabinieri, nello stesso istante ma a decine di metri di distanza.Ho sempre sospettato di essere Clark Kent!

Voglio ricominciare a scherzare, a piano a piano voglio raccontare un’altra verità, e altre storie. Raccontare di mio nonno e di quelli come lui, che la storia ufficiale dipinge nel peggiore dei casi come spietati infoibatori, nel migliore come illusi cretini orfani dell’ennesima rivoluzione mancata. La sera mi addormento in una vertigine pensando a tutto questo.

Sono finito nell’ossessione stupida e fottuta di omuncoli vendicativi e senza dignità, sono in questa cella per appagare il loro bisogno di sentirsi cazzuti e potenti, di credere che ora, solo grazie a questo, me la fanno pagare. Penso alla Casa delle Culture, a tutti quelli che abbiamo incrociato e con cui abbiamo lottato negli anni, alle mille cose intraprese, alle piccole vittorie e alle grandi sconfitte, alle migliaia di chilometri percorsi, a quanto e come siamo cresciuti, a chi ci ha lasciato per sempre ma lasciandoci sempre qualcosa. A Franz, a Bianca, a Ciuki, a Morgan, a Bobo, a Matteo. Quegli ometti non hanno mai capito un cazzo, non possono e non avrebbero mai potuto. Non sarebbe nemmeno servito tentare di spiegarglielo che la libertà non è merce di scambio, che ne è sempre valsa la pena, che la nostra libertà non si paga, si strappa.

Vi abbraccio tutti e tutte. Siamo, siete, troppi. E vi voglio bene.

A presto, Andrea

http://www.casadelleculture.info/

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

andrea olivieriarresticarcerevendetta

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

XXXIII Festa di Radio Onda d’Urto. 6-23 agosto 2025: tutto il programma!

La Festa di Radio Onda d’Urto si tiene da mercoledì 6 a sabato 23 agosto 2025 in via Serenissima a Brescia! Quella 2025 è un’edizione – la numero XXXIII – speciale perché coincide con i primi 40 anni (1985-2025) di Radio Onda d’Urto!

Immagine di copertina per il post
Culture

Vita e morte di Raffaele Fiore, quando la classe operaia scese in via Fani

Raffaele Fiore ha incarnato l’antropologia ribelle, l’irriducibile insubordinazione di quella nuova classe operaia

Immagine di copertina per il post
Culture

E’ uno sporco lavoro / 2: assassinare i brigatisti non è reato

Andrea Casazza, Gli imprendibili. Storia della colonna simbolo delle Brigate Rosse (nuova edizione), DeriveApprodi, Bologna 2025. di Sandro Moiso, da Carmilla Più volte su Carmillaonline chi qui scrive ha avuto occasione di annotare come siano ormai numerosissime le storie e le testimonianze riguardanti l’esperienza della lotta armata condotta in Italia da formazioni di sinistra di vario genere. […]

Immagine di copertina per il post
Culture

In uscita il manuale di magia No Tav!

È uscito il Manuale di magia No TAV!, firmato da Mariano Tomatis e Spokkio per Eris Edizioni (2025): al tempo stesso una guida illustrata, un piccolo libro di incanti e un fumetto resistente.

Immagine di copertina per il post
Culture

Alta Felicità 2025: tre giorni di lotta, cultura e partecipazione popolare!

Un’occasione in cui la musica, l’approfondimento politico e la convivialità si intrecciano per dare spazio a pratiche di resistenza, solidarietà e immaginare alternative concrete.

Immagine di copertina per il post
Culture

Leggere la Cina è capire il mondo

Non è semplice, in un periodo di attacco agli atenei e al pensiero non mainstream, trovare studi sulla Cina sottratti al paradigma “noi e loro”.

Immagine di copertina per il post
Culture

«Banditi» per necessità ovvero la Resistenza così come fu

«Una nuova retorica patriottarda o pseudo-liberale non venga ad esaltare la formazione dei purissimi eroi: siamo quel che siamo: […] gli uomini sono uomini»

Immagine di copertina per il post
Culture

Combattere per poter combattere. Storia del pugilato femminile

Nel mondo sportivo attuale la differenza tra ambito maschile e ambito femminile è ancora accentuata sotto molti punti di vista.

Immagine di copertina per il post
Culture

Blackout Fest 2025!

Dal 13 al 15 Giugno a Manituana (Torino)
Torna la festa dell’unica radio libera dell’etere torinese, qui il programma da Radio Blackout.

Immagine di copertina per il post
Culture

L’Eternauta: neve letale su Javier Milei

C’era molta attesa per l’uscita della serie Netflix tratta da L’Eternauta, il capolavoro del fumetto di fantascienza scritto da Héctor Oesterheld, disegnato da Francisco Solano López, e pubblicato sul periodico argentino Hora Cero Suplemento Semanal dal 1957 al 1959, poi ristampato nel 1961 su testata omonima.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Comunicato stampa: sottoscrizione nazionale per Anan Yaeesh

Nei primi quindici giorni della campagna nazionale di sottoscrizione a sostegno del combattente per la libertà palestinese Anan Yaeesh – detenuto nel carcere di Terni e attualmente processato presso il Tribunale dell’Aquila – la solidarietà popolare ha prodotto un risultato straordinario.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Napoli: tre arresti tra i disoccupati nel corso del click day fallito

Tutte e tutti liberi e lavoro per le platee storiche dei disoccupati. da Movimento di Lotta – Disoccupati 7 novembre Dopo 10 anni di lotta dei disoccupati e delle disoccupate delle platee storiche della città di Napoli, stamattina 10 Luglio si doveva tenere il click-day per la procedura messa a bando per l’assunzione delle platee […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: media e organizzazioni documenteranno con una Missione di Osservazione la persecuzione politica a Eloxochitlán

Si tratta della prima missione di osservazione a Eloxochitlán che sorge “come una risposta urgente” alla violenza politica e giudiziaria contro la popolazione

Immagine di copertina per il post
Culture

“Carcere ai Ribell3”: Mamme in piazza per la libertà di dissenso

Presentiamo il libro “Carcere ai ribell3”, scritto dalle donne del gruppo Mamme in piazza per la libertà di dissenso. Con una delle “mamme” ripercorriamo alcune storie di compagn* e attivitst* che hanno incontrato il carcere nel loro percorso di lotta; raccontiamo delle pratiche di solidarietà portate avanti dalle “mamme” in sostegno dei/delle figli/e e delle […]

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Il Consiglio dei Ministri approva il decreto sicurezza

Blitz del governo, approvato il decreto Sicurezza, varato dal governo Meloni nel Consiglio dei ministri di ieri sera.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Ingiusta detenzione, i numeri del 2024 e la facile criminalizzazione al sud

La somma complessivamente riconosciuta nel 2024 dalle Corti di Appello italiane per riparare all’ingiusta detenzione subita da centinaia di persone ogni anno è 26,9 milioni di Euro. di Salvatore Palidda, da Osservatorio Repressione I distretti in cui si concentrano le pronunce di ingiusta detenzione sono quelle di Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro e Roma. Si conferma quindi la […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Stefano e Rosa

Chiara Sasso, In Rosa, prima edizione 1986, Edit. Tipolito Melli, Susa; seconda edizione 2024, pp. 124 di Sandro Moiso, da Carmilla Un anno fa Stefanino o “Steu” Milanesi ha abbandonato questo pianeta alla ricerca di un luogo migliore in cui continuare a vivere, lasciandoci tutti più soli. Accompagnati, però, dal ricordo e dall’esempio di un militante […]

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Non sono i nostri figli che si devono vergognare, ma chi li persegue

La recensione del libro Carcere ai ribell3: storie di attivist3. Il carcere come strumento di repressione del dissenso, a cura di Nicoletta Salvi Ouazzene – Mamme in piazza per la libertà del dissenso – di Haidi Gaggio Giuliani recentemente pubblicata da serenoregis.org