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Inizia il rastrellamento alla Benedicta

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Benedicta (Genova-Alessandria) 6/ 7 /8 Aprile 1944

Il 6 Aprile 1944 Iniziò nella zona della brigata autonoma Alessandria e della terza brigata Liguria una delle più grandi operazioni militari di rastrellamento effettuato sino a quel periodo dai comandi germanici della regione.

Le conseguenze di questa operazione furono gravissime per il numero elevato dei prigionieri catturati dalle truppe germaniche e dei partigiani caduti (tra i quali vi erano alcuni tra gli elementi migliori del movimento genovese e alessandrino) per il completo disfacimento delle due formazioni in zona e per le relative ripercussioni in montagna e in città.

Mentre venivano eseguite queste operazioni i tedeschi bloccavano in tutta la zona la popolazione maschile delle classi compresa tra il 1914 e il 1925 e la internavano in campi di concentramento disposti a Novi e Masone o la adibivano a lavori di trasporto e servizi ausiliari.

Le colonne nemiche cominciarono a muoversi nella notte tra il 5 e il 6 Aprile seguendo tre direttrici fondamentali:

  1. a) una prima colonna proveniente da Pontedecimo e da Busalla, ( attraverso il passo della Bocchetta) si diresse verso Voltaggio, ove giunse alle tre del mattino.
  2. b) la seconda colonna proveniente da Masone, Campo ligure e Pontedecimo si diresse verso le Capanne di Marcarolo.
  3. c) la terza colonna, infine, dalla zona di Mornese e di Lerma si portò in un secondo tempo, verso i laghi della Lavagnina.

Il coprifuoco in tutti i paesi venne intimato dalle 5 alle 18. Alle quattro risultavano bloccate tutte le rotabili mentre due colonne si mettevano in marcia Partendo una da Voltaggio e l’altra dai Piani di Praglia, dirigendosi ambedue verso il centro del settore occupato dalla terza brigata Liguria e cioè la zona attorno alla Benedicta e ai laghi del Gorzente, verso le otto del mattino la colonna proveniente da Voltaggio fu avvistata da alcune sentinelle della brigata autonoma Alessandria che si trovava dislocata lungo il torrente Roverno sulla costa che fronteggia Mornese e Bosio.

il comandante Odino, non essendo a conoscenza dei propositi tedeschi e ritenendo si trattasse di un’azione isolata, diede ordine ai suoi uomini di ripiegare verso la Benedicta.

Frattanto la colonna proveniente dai piani di Praglia attaccava con decisione verso le Capanne di Marcarolo, trovandosi senza collegamenti parte dei distaccamenti si frazionò subito per tentare lo sganciamento col calare della notte, mentre altri tentavano di opporsi alla marcia dei tedeschi, ma con forze e armi insufficienti, quasi tutti i distaccamenti vengono così circondati e investiti da un fuoco violentissimo.

Il primo distaccamento e il terzo resistono per tutto il giorno all’offensiva germanica; il secondo, il quarto e il quinto attestati nella zona dei laghi della Lavagnina, Mte Tobbio, Mte Lanzone sostengono scontri a fuoco e mantengono le posizioni per tutta la mattinata.

il quinto distaccamento gap avanza incontro al nemico verso i laghi della Lavagnina ma qui giunto trovando le cascine sedi dei distaccamenti abbandonate in fiamme, si ritira sul Mte Tugello.

Per stanare i partigiani vennero incendiate anche alcune zone boschive della montagna. varie perdite ai tedeschi furono procurate da mine predisposte dai partigiani nei passi obbligati.

Vari partigiani si avviarono verso il passo del Turchino, mentre i tedeschi già scendevano verso la Benedicta, il grosso della brigata Alessandria era ancora in marcia verso il cascinale, ignaro dell’occupazione.

Arrivato in prossimità dell’intendenza, il gruppo comandato da Odino manda una pattuglia al cascinale mentre il grosso si occulta va in una grotta vicino al Gorzente, la pattuglia venne fatta prigioniera e il gruppo scoperto e portato dai tedeschi al cascinale, dove nel frattempo venivano concentrati anche gli altri prigionieri delle unità garibaldine

il gruppo di Merlo e Repetto, rimasto indietro si portò alla cascina Carrrosina e di lì verso i mulini di voltaggio dove riuscì ad aprirsi un varco nel l’accerchiamento e a porsi in salvo al di là del Lemme.

All’ Alba del 7 Aprile 1944, alla Benedicta, 75 prigionieri vennero fatti uscire a gruppi di 5, portati lungo il sentiero verso il Gorzente e passati per le armi, le fucilazioni durano tutta la giornata e a sera gli ultimi condannati furono costretti a scavare una fossa ove vennero gettati in tutto 95 cadaveri: 75 dei fucilati e il resto dei partigiani caduti e prigionieri uccisi all’atto della cattura, altri partigiani catturati vennero portati a fondovalle, tra questi il comandante Cini, Catturato con alcuni superstiti vicino al Mte delle Figne e capitano Odino che venne portato alla casa dello studente di Genova con il figlio.

Nella notte tra il 7 e l’8 Aprile approfittando della pioggia e della nebbia, molti partigiani riuscirono a mettersi in salvo; ma i tedeschi non davano tregua, un gruppo di 14 uomini disarmati venne catturato a passo Mezzano,vicino ai laghi del Gorzente è immediatamente passato per le armi, altri 7 partigiani che da Cravasco attraverso la costa della Caffarella, tentavano di salire verso i piani di Praglia, caddero in un’imboscata. Portati a Isoverde vennero fucilati.

Altri, catturati fra Rossiglione e Campoligure, Vennero concentrati a Masone. il giorno 8 la Benedicta fu fatta saltare in aria dai genieri tedeschi, mentre il rastrellamento vero e proprio, contro i reparti partigiani si stava avviando alla conclusione, i nazifascisti condussero una vasta azione punitiva verso le popolazioni della zona, accusati di aver sostenuto le formazioni ribelli, furono prelevati numerosi ostaggi, devastati i campi, incendiate le Cascine diversi contadini uccisi.

Guarda “L’eccidio della Benedicta“:

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