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Nasce Aleksej Grigor’evič Stachanov

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Era il 3 gennaio 1906 quando in quel di Logovaja (Russia) nasceva Aleksej Grigor’evič Stachanov (in russo: Алексей Григорьевич Стаханов ).

Minatore sovietico, si distinse per aver ideato un nuovo metodo di estrazione di minerali dalle miniere in cui lavorava.

Concentrandosi sulle spartizioni delle azioni che ogni lavoratore doveva espletare per estrarre il materiale, dando ad ognuno di questi un ruolo nella filiera estrattiva. Il 31 agosto del 1935 riuscì ad estrarre ben 102 tonnellate di carbone in sole 5 ore e 45 minuti, indubbiamente una prova di estrema fatica e di organizzazione che non poté certo portare avanti da solo. Tuttavia questa sua impresa portò l’allora Unione Sovietica ad istituire in suo onore il 31 agosto come “la giornata del minatore di carbone”.

Il governo sovietico diede enorme risalto ai metodi di lavoro di Stachanov che furono così adottati in altre miniere, mentre Stachanov fu celebrato come “lavoratore modello”, dando origine allo stakanovismo, fenomeno volto ad aumentare la produttività incoraggiando i lavoratori sia a livello propagandistico che tramite incentivi.

Ricevette numerosi riconoscimenti e medaglie. Dopo aver prestato la propria opera come minatore, intraprese una carriera che lo portò diventare direttore e assistente capo ingegnere di impianti minerari fino al pensionamento nel 1974. Morì a Torez il 5 novembre 1977.

Sia nelle società capitalista che in quelle “socialiste” l’ideologia del lavoro è senso comune trasversale, interclassista, condivisa da etiche laiche e religiose.

La tradizione dell’etica lavorista e stata sempre centrale nel “realismo socialista”.

Nonostante lo stesso Marx nei suoi Lineamenti fondamentali sosteneva bisognasse far sì che il tempo di lavoro e il tempo libero smettessero di essere contrapposti, e immaginava uno sviluppo tecnologico tale da poter abbattere il tempo di lavoro a beneficio dello sviluppo culturale, artistico, scientifico degli individui. O il testo fondamentale del genero di Karl Marx, Paul Lafargue “Diritto all’ozio”.

Il comunismo non può significare un nuovo nome per lo sfruttamento del lavoro vivo, può intendersi soltanto come possibilità concreta materiale di liberazione del lavoro vivo dall’intero apparato produttivo organizzato del lavoro morto, come distruzione dei rapporti capitalistici in ogni loro specificazione anche socialista.

Quindi negli anni70 il mito del “sol dell’avvenire” a cui doveva piegarsi il lavoro venne sostituito dall’immanenza delle lotte, dei desideri, del rifiuto del lavoro. L’etica del lavoro non faceva parte della cassetta degli attrezzi.

Per gli autonomi il rifiuto del lavoro, del lavoro fatica, del lavoro espropriato significava richiesta di conquista di tutto il potere, di appropriazione di tutta la ricchezza sociale.

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