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Torino, Occupazione Palazzo Campana

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Il 1 febbraio 1967 si tiene l’Assemblea generale degli studenti a Palazzo Campana. E’ approvata la seguente mozione: “L’assemblea degli studenti in sciopero dell’Università di Torino, costatando: l’assoluta inefficienza del piano di riforma governativo in cui gli studenti continuano ad essere esclusi da ogni posizione di responsabilità nella gestione dell’Università che non viene riconosciuto da parte del Governo il diritto degli studenti a una retribuzione in quanto lavoratori intellettuali; decide: di iniziare una nuova fase più avanzata di agitazioni per bloccare l’approvazione del d.d.l. governativo; di sviluppare nelle prossime settimane una vasta azione di massa nelle Facoltà volta a contestare la struttura autoritaria dell’Università; di riunire nelle prossime settimane le assemblee di Facoltà per individuare obiettivi articolati e specifici di lotta; e nel caso che le nostre richieste non vengono accolte di programmare occupazione delle facoltà.

Il 9 febbraio 1967 occupazione di Palazzo Campana a Torino. Ore 20.50 la polizia entra a Palazzo Campana su invito del rettore. Sgombero: 81 studenti denunciati.

Il 10 febbraio 1967 mattino: fallisce per l’opposizione della polizia un corteo diretto verso il rettorato. Si convoca l’assemblea all’istituto di Fisica. Occupazione. Ore 13: sgomberata Fisica, nuove denunce. Ore 16.00: assemblea generale al Politecnico con 6-700 persone presenti. Si decide di occupare l’istituto di Filologia, l’occupazione durerà fino al 12 febbraio.

Il 13 febbraio viene occupato nuovamente Palazzo Campana.

Il 16 febbraio è sospesa l’occupazione di Palazzo Campana su richiesta del rettore Allara. L’indomani, il senato accademico si dichiara non competente a trattare le questioni proposte da parte studentesca e ne rimanda l’esame ai consigli di facoltà.

Il 18 febbraio 1967: constatata l’indisponibilità da parte del senato accademico viene ripresa l’occupazione. Ore 20: su invito del senato accademico, la polizia interviene nuovamente per sgomberare Palazzo Campana. Inoltre il senato accademico delibera la serrata di Palazzo Campana, in vigore fino al 25 febbraio.

Il 27 febbraio 1967 riapre Palazzo Campana. L’assemblea generale vota la sospensione dell’occupazione a partire dalle ore 24, riservandosi di optare in futuro per ulteriori forme di lotta.

Il 10 maggio 1967 assemblea ad architettura che vota per l’occupazione. Tre giorni dopo la polizia sgombera la facoltà di Architettura. Il rettore ne ordina la chiusura “fino a quando i giovani dimostreranno di non volere altri incidenti”. Riaprirà un mese dopo.

Tra il 22 e il 28 giugno 1967 incontro tra studenti docenti e consiglio di facoltà con la mediazione del dottor Floridi ispettore del ministero.

Il 23 novembre 1967 di nuovo assemblea, il 27 novembre dopo l’ultima assemblea Palazzo Campana è rioccupato.

L’assemblea degli studenti torinesi, riunita il 27-11-1967, individua il principale ostacolo frapposto all’organizzazione autonoma degli studenti nella struttura autoritaria della scuola italiana; riconferma lo stato di agitazione ad oltranza in tutte le facoltà di Torino, e proclama l’occupazione di Palazzo Campana sulla base delle proposte politiche e organizzative emerse dalle assemblee; individua nella contestazione dei metodi didattici dell’insegnamento accademico, che dietro la maschera della neutralità della scienza e della cultura instilla negli studenti la mentalità autoritaria propria delle autorità accademiche, il principale obiettivo della lotta degli studenti. In pratica, l’occupazione della facoltà ha avuto inizio al termine dell’assemblea: è stato chiuso uno degli accessi a Palazzo Campana, mentre gli studenti sostavano all’altro ingresso impedendo l’accesso ai professori e docenti, sì che l’attività didattica è stata sospesa.

“È inevitabile che il discorso che noi portiamo avanti si collochi al di fuori della logica dei partiti.

Innanzitutto per la carica eversiva che scaturisce da una contestazione violenta che mette in crisi una delle strutture portanti della società: la scuola. In secondo luogo, ci poniamo al di fuori del dibattito politico tra i partiti perché abbiamo rifiutato ogni ipoteca ideologica e ci dedichiamo a un lavoro di mobilitazione di massa. Noi contestiamo la società partendo da una struttura ben definita, nella quale siamo inseriti. Invece il tipo di scontro che avviene tra i partiti è essenzialmente ideologico, astratto: avviene al di fuori di ogni movimento, studentesco o operaio, capace comunque di dare concretezza al dibattito.”

(Studenti di Palazzo Campana)

“Gli universitari di Torino hanno organizzato dei «contro-corsi», dove gli studenti si amministrano da soli un’istruzione solitamente dispensata da un establishment culturale e accademico inerte e pago dei suoi privilegi feudali. Gli studenti di Torino chiedono la fine di un sistema istruttivo che non insegna niente, ma si arroga il diritto dell’ex-cathedra, del giudizio di una tantum sulla salute mentale dello studente, della «dolce vita accademica». Torino ci fa comprendere che la Bolivia è qui.”

il 27 novembre 1967 cominciava qualcosa di radicalmente nuovo. Cominciava il Sessantotto. Palazzo Campana nasce come contestazione anti-accademica, che prende di mira l’autoritarismo dei professori e mette in discussione la struttura didattica, i contenuti dell’insegnamento e i criteri degli esami, come affermava il documento approvato dalle assemblee di facoltà e inviato per posta a tutti i docenti di Lettere e Filosofia, Scienze politiche, Magistero e Giurisprudenza. L’occupazione durò fino al 27 dicembre, quando ci fu il primo sgombero. Gli studenti si erano attrezzati con brandine, avevano un ciclostile che funzionò ininterrottamente. Dopo il primo sgombero ci furono altre occupazioni. Spesso duri gli scontri coi professori: vedere il rettore Mario Allara, che teneva in pugno l’ateneo da vent’anni, salire lo scalone fra due file di studenti bianco come un lenzuolo dava il segno della lotta. Numerose le denunce. Luigi Bobbio e Guido Viale sono arrestati.

Guarda il video 68.18 Palazzo Campana: l’inizio

Guarda “Quell’occupazione del 1967 che diede il via al Sessantotto“:

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