La riapertura delle scuole da due giorni a questa parte ha significato il venire alla ribalta di una nuova forma di polarizzazione nel dibattito pubblico rispetto alla pandemia: i difensori dell’apertura vs i difensori della chiusura.
In realtà non si tratta di prendere una posizione ma di andare a leggere i dati reali che compongono la situazione attuale partendo dal presupposto che sicuramente l’attraversamento di un luogo come la scuola da parte di centinaia di migliaia di persone non possa far altro che incidere sull’andamento dei contagi; allo stesso tempo occorre sottolineare chiaramente come la soluzione non possa essere rinchiudere i giovani nelle case ma individuare le responsabilità dell’inadeguatezza strutturale di chi sta gestendo la pandemia. Infatti, come sottolinea Alessandro Ferretti, si sarebbero potuti prendere altri provvedimenti e misure, come la purificazione dell’aria per evitare l’obbligo – a un certo punto de facto – di chiudere le scuole, gli asili, i licei. Non soltanto il governo ma anche i sindacati della scuola non hanno mosso un dito per andare in questa direzione.
Nell’analizzare i dati riportati si evince anche una particolarità di questa variante rispetto a quelle precedenti, ossia la maggior incidenza nella fascia d’età dagli 0 ai 4 anni, elemento che a maggior ragione dovrebbe accendere un campanello d’allarme in ciò che consiste la gestione e la messa in sicurezza per tutelare la salute dei bambini, delle bambine e di chi le accompagna nei nidi e nelle materne.
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