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Se la Fiom di Torino è a destra di Cgil e Cisl

Un vecchio adagio -che non di rado ci piace riprendere- diceva che quando “grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente“. Non sappiamo però se tanta saggezza possa ritovarsi oggi nel comportamento politico della fiom torinese, assente oggi dalle legittime e sacrosante contestazioni contro la visita della ministra del lavoro Elsa Fornero, alla succursale di Caselle dell’Alenia, paradossalmente sostituita  in maniera alquanto inedita da Fim, Fismic, Ugl e Quadri e dall’ovvia e puntuale presenza dei sindacati di base, che giustamente precisano: “Non vogliamo essere strumentalizzati dalle altre organizzazioni che sono quelle che hanno avvallato la riforma Fornero  e le beghe con la Fiom non ci interessano”.

In realtà quest’assenza tanto inedita non è, perché la visita è stata proprio predisposta dalla Fiom di Torino, Airaudo e Bellono in testa, suscitando (dite, udite) perfino le perplessità della Camusso e di Bonanni (di Bonanni!!?!).

Senza aver alcuna velleità d’insegnare niente a nessuno, tanto meno il mestiere di sindacalista a chi lo svolge (del resto non crediamo che l’attività politica o sindacale possa essere un “mestiere”, e tanti mali odierni risultano da quest’adagiarsi “professionale”), non possiamo non rilevare una totale assenza di senso (per non dire di prospettiva) in questo muoversi sconclusionato del maggiore sindacato operaio di categoria presente sul territorio piemontese. Forse Airaudo vorrà ancora una volta venirci a raccontare di una geniale “mossa del cavallo” che capiscono solo lui e la sua coorte. Ci verrà a dire che la mossa serviva a prendere in trappola la ministra e obbligarla a venir fuori allo scoperto, incalzata dalle domande degli operai. Il risultato è che i tg nazionali raccontano di applausi a scena aperta per la ‘lacrimosa’ e sui siti del mainstream appaiono immagini di bonzi (e operai) Fim che mostrano un cappio e lamentano il ricatto cui l’attuale governo sta obbligando tutto il mondo del Lavoro (e del non-lavoro). Airaudo vorrà precisare che le sue sono state rimostranze alla ministra, che il punto di vista operaio (sic) è uscito netto e contrario…etc, etc…

Il problema – non ci stancheremo mai di dirlo – oggi non sta solo nei contenuti ma anche (a volte di più) nelle forme. Come interpretate (cari signori della dirigenza Fiom torinese) questo titolo di repubblica-torino: “Fornero supera l’esame Alenia. Applausi dopo le interruzioni“? (almeno ci son state le interruzioni…). O quest’altro de La Stampa: “Fornero all’Alenia applaudita dai lavoratori“.

Ripetiamo, non abbiamo niente da insegnare a nessuno ma ci piace sottolineare che mentre oggi ci si illudeva di “incastrare” la ministra le si è fatto un bel regalo mentre solo due giorni fa una trentina tra studenti e borsisti della VerdiOccupata hanno mostrato al paese che criticare questo governo è possibile ed auspicabile. E non c’era minoritarismo in quel gesto ma l’interpretazione precisa di un sentimento generale, più diffuso di quanto si pensi.

Senza voler eccellere in estremismo, si può anche prendere come esempio virtuoso la protesta di maestre/i precari/e degli asili comunali e cooperatori sociali “non dormienti”, che oggi si trovano insieme sotto il Comune -quello di Torino- campione di tagli e indebitamenti (vedi qui). Perché la Fiom non fa un salto lì – obbligandosi ad uscire da una specificità di categoria che la costringe sempre più alla separatezza – invece di cercare impossibili confronti con chi è pagato(a) profumatamente per imporre i diktat della finanza globale ?

 

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