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Gerontocrazia diretta

Si era preso un bel calcione il 4 dicembre. Via da palazzo Chigi, secondo il volere delle urne. Rientra in scena ora, Matteo Renzi, secondo il volere delle urne. Che caleidoscopio la democrazia, basta inclinare le lenti, la prospettiva, per farsi restituire un’altra immagine pur puntando lo sguardo dentro lo stesso tubo.Renzi torna in sella al PD dominando le primarie di un partito allo sfascio perché incapace non tanto di promettere ma soprattutto di continuare a illudere. I prestigiatori non servono neanche più quando lo zoccolo duro dell’elettorato ha pensionato un’aspettativa di vita. De te fabula narratur! Il PD è un partito di vecchiacci camuffati da teenager, “che imbarazzo nonno, levati quel giacchetto di pelle”.

I dati parlano chiaro: questa festa della democrazia chiamata “primarie” ha subito un’emorragia , perdendo almeno un terzo delle schede rispetto alla scorsa tornata. Pare i migranti pagati per votare non siano bastati per contenere la fuga di preferenze. Ma questa è un’altra storia. L’indagine statistica condotta da CLS – perché i dati ufficiali vengono secretati al Nazareno – restituisce un quadro dell’elettorato piddino decisamente avanti con l’età: Il 42% dei votanti ha 65 anni, mentre un ulteriore 21% supera i 55 anni. I giovani fra 16 e 34 anni rappresentano solo il 15%. È una parte di quel popolo del sì del 4 dicembre. Un residuato già pago di garanzie ereditate e che, con una leccata di gel sui capelli grigi e un po’ di giovanilismo, si smarca dal conflitto profondo organizzato dal blocco democratico contro i suoi stessi figli e nipoti nell’approntare condizioni sempre più dure e ingiuste per vivere, lavorare, realizzarsi. Si tratta di quella generazione comunque ampiamente proletaria e proletarizzata a cui il cosiddetto welfare familistico permette ancora di condurre la propria battaglia per affermarsi contro i propri coetanei facendosi portatori, secondo il consiglio di qualche canuto promoter cresciuto con il mito della silicon valley, di un mistificato orgoglio élite oppure per affermarsi semplicemente sui propri coetanei, magari emigrando.

Eppure le riserve finiscono e non basta la predica dei nonni sprint del PD a darsi da fare. L’economia dell’opportunità impossibile da cogliere è organizzata da quello stesso blocco gerontocratico, trasversale tra partiti e sindacati (il 45,2% degli iscritti ai sindacati sono pensionati), che non ha più bisogno di alcuna promessa e di alcun orizzonte emancipativo perché già al capolinea della propria parabola esistenziale. “Sì a trent’anni finisce ancora che babbo e mamma mi aiutano, magari con quelle nike e la maglietta da teenager sono un po’ imbarazzanti, ma indefendibile è che credano ancora al PD”

 

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