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Parigi: marcia contro il razzismo e islamofobia vietata dalla prefettura.

Il 21 aprile è prevista una importante marcia contro il razzismo e l’islamofobia, per la tutela dei giovani che nei quartieri popolari sono sistematicamente obiettivo della violenza e del razzismo della polizia e dello Stato.

La retorica del terrorismo dilaga nella narrazione dominante, incarnata da Macron, Darmanin e Attal in particolar modo. I sindacati di polizia parlano dei giovani dei quartieri come di “parassiti da eliminare”. La marcia del 21 aprile è stata diffusa e sostenuta da moltissime personalità pubbliche, come Anni Ernaux, Angela Davis, Francoise Verges, Mireille Fanon e molti altri, che hanno preso posizione a fianco della rete di organizzatori che proviene dalla dimensione dei collettivi che lottano contro le violenze della polizia e che prende origine dalle famiglie delle vittime di omicidi in commissariato, in strada, durante controlli di identità.

Oggi arriva la notizia che la prefettura vuole vietare la marcia che prenderà avvio da Barbes per raggiungere Republique, appellandosi al rischio di disordine pubblico ma soprattutto perché il riferimento alla Palestina sarebbe causa di antisemitismo, assumendo così a motivazione ufficiale le dichiarazioni vergognose del ministro degli Interni, che ha assimilato la denuncia delle violenze della polizia a reato di “odio per la polizia” e “odio per gli ebrei”.

Di seguito il comunicato diffuso dalle realtà che hanno organizzato la marcia in risposta al divieto.

Qualche mese fa abbiamo deciso di indire una manifestazione per attirare l’attenzione sul pericolo che il razzismo rappresenta per i nostri figli in Francia e altrove. Perché eravamo preoccupati per i bambini di 10 anni convocati per “apologia del terrorismo” in un clima sempre più islamofobo e per la repressione selvaggia dei blocchi scolastici. Eravamo spaventati dai crimini commessi dalla polizia contro Nahel, Wanys, Theodor e Justin. Siamo rimasti sbalorditi dalla morte di quasi 10.000 bambini a Gaza.

La prefettura ha appena vietato la nostra manifestazione prevista per domenica e indetta da numerose organizzazioni. In discussione: “le parole d’ordine” e i “principi” della manifestazione. In primo luogo, il fatto di denunciare i crimini commessi dalla polizia rappresentava un problema, anche perché avrebbe potuto attirare elementi violenti. In secondo luogo, è il desiderio di “prestare attenzione ai bambini di Gaza” che rischia di provocare l’espressione di slogan antisemiti, nonostante il fatto che non un solo incidente abbia guastato il giusto movimento di solidarietà con la Palestina in corso dallo scorso ottobre.

Il risultato è una formidabile operazione kafkiana: organizzare una manifestazione per denunciare il razzismo e l’islamofobia e per la protezione di tutti i bambini diventa una provocazione violenta agli occhi dello Stato francese e come tale viene vietata.

Questo divieto non è arrivato all’improvviso. Fa parte di una svolta autoritaria e razzista che si accelera di anno in anno. Lo scioglimento delle associazioni antirazziste o ambientaliste e i divieti di manifestazione vanno ormai di pari passo con la brutalizzazione quasi sistematica dei manifestanti e la quasi totale impunità per i crimini commessi dalla polizia.

Nel nostro appello per la marcia, abbiamo scritto: “Il mondo sta osservando con stupore la caduta del ‘Paese dei diritti umani’. Il Paese che amiamo, la Francia, e che vogliamo lasciare ai nostri figli, sta tradendo noi e il suo passato. Che fine hanno fatto le voci della coscienza universale? Dove sono gli Abbe Pierre, i Sartre, gli Stephane Hessel? Dove sono Rosa Parks, Angela Davis, Frantz Fanon, i Mandela di Francia?
Questo grido d’allarme non deve essere accolto da un muro di silenzio. Deve essere ascoltato in tutto il Paese e oltre. È in gioco il futuro dei nostri figli, la loro salute fisica e mentale e la salute morale del nostro Paese.

Il divieto della nostra marcia, come quello della conferenza di Jean-Luc Melenchon e Rima Hassan questa sera a Lille, è il segno che non solo questo grido non viene ascoltato, ma che è in atto un cambiamento di direzione. È più che mai necessario che tutte le organizzazioni del movimento sociale e tutte le coscienze del Paese ne prendano atto e si organizzino di conseguenza. La domanda è: vogliamo che i nostri figli crescano in uno Stato di polizia?

Amal Bentounsi e Yessa Belkhodja, Collectif Marche 21 Avril 2024 “CONTRO IL RAZZISMO, L’ISLAMOFOBIA E PER LA PROTEZIONE DI TUTTI I BAMBINI”.

Qui abbiamo tradotto l’appello alla Marcia del 21 aprile.

RAZZISMO IN FRANCIA: I NOSTRI FIGLI IN PERICOLO!

In memoria di tutti i giovani vittime di crimini di polizia, giudiziari e carcerari.

Il 3 dicembre 2023 abbiamo celebrato il 40° anniversario della Marcia per l’uguaglianza e contro il razzismo…

  • Il 13 marzo 2024, ad Aubervilliers, Wanys e Ibrahim sono stati deliberatamente speronati dalla polizia dopo essersi presumibilmente rifiutati di obbedire. Wanys è morto poche ore dopo, a soli 18 anni, mentre Ibrahim è in gravi condizioni.
  • Il 9 e 10 dicembre 2023, a Chelles, due adolescenti locali, Théodor e Justin, sono stati uccisi per aver opposto resistenza all’arresto,
  • Il 30 novembre 2023, Mustapha, un minore non accompagnato proveniente dal Marocco, si è suicidato impiccandosi nella prigione di Villepinte,
  • Il 14 novembre 2023, a Nizza, alcuni bambini di 8 anni sono stati accusati dal municipio e dal consiglio scolastico di aver pregato durante la ricreazione giocando ai fantasmi,
  • Il 18 ottobre 2023, a Canet-en-Roussillon, un bambino di 10 anni è stato convocato dalla gendarmeria per “apologia di terrorismo”,
  • Dal 7 ottobre 2023, gli scolari sono stati puniti per il loro sostegno alla popolazione di Gaza bombardata,
  • Il 27 giugno 2023, a Nanterre, Nahel, di 17 anni, è stato colpito a bruciapelo da un agente di polizia,
  • Il 6 dicembre 2018, 151 studenti delle scuole superiori sono stati interrogati, umiliati e gambizzati per diverse ore su ordine della polizia mentre sostenevano i Gilets Jaunes e manifestavano contro la riforma delle scuole superiori,
  • Per troppo tempo le ragazze delle scuole secondarie sono state stigmatizzate e molestate perché “musulmane nell’aspetto”.
  • Da diversi anni, e con sempre maggiore intensità, gli studenti delle scuole secondarie vengono reclutati in una logica di guerra attraverso il Servizio Nazionale Universale (SNU).
  • In Francia e nei suoi dipartimenti d’oltremare sono state approvate leggi che criminalizzano i bambini migranti e rifugiati, rifiutando il principio rivoluzionario e repubblicano del “droit du sol”.

In Francia, noi che viviamo nelle periferie, musulmani, afro-discendenti ma non solo, siamo in pericolo. Per troppo tempo, la violenza dello Stato è stata diretta contro di noi in modo arbitrario e ingiusto, ma ancora più preoccupante, ha preso di mira i più innocenti tra noi: I NOSTRI BAMBINI. I nostri figli non sono più considerati bambini. Sono privati della loro infanzia. Vengono sospettati a partire dai 10 anni, dagli 8, dai 6 anni di essere violenti e fanatici, equiparati a barbari, persino a potenziali terroristi come i bambini di Gaza, maltrattati, imprigionati, uccisi a migliaia.

Il mondo degli adulti non vede alcun problema nel fatto che i bambini vengano arrestati all’alba dai gendarmi. È così che hanno giustificato la morte di Nahel, che, come tutti gli adolescenti, può commettere dei reati.

Noi, famiglie, insegnanti, assistenti sociali, educatori, attivisti di base e politici, siamo terrorizzati dalla violenza che viene inflitta ai nostri figli con la coscienza pulita e la mancanza di indignazione. Il mondo assiste attonito al crollo della “terra dei diritti umani”. Il Paese che ci sta a cuore, la Francia, e che vogliamo lasciare ai nostri figli, sta tradendo noi e il suo passato.

Che fine hanno fatto le voci della coscienza universale? Dove sono gli Abbé Pierre, i Sartre, gli Stéphane Hessel? Dove sono le Rosa Parks, le Angela Davis, i Frantz Fanon, i Mandela di Francia?

Da una parte ci viene rimproverato di non saper educare i nostri figli e di consegnarli alla delinquenza, mentre allo stesso tempo tutte le istituzioni sociali ed educative vengono private delle loro risorse, così come ci viene impedito di trasmettere ai nostri figli i nostri valori e la nostra storia come se fossero contrari alla convivenza, mentre in realtà ciò che vogliamo trasmettere è l’amore e la generosità.

Questo grido d’allarme non deve essere accolto con un muro di silenzio. Deve essere ascoltato in tutto il Paese e oltre. È in gioco il futuro dei nostri figli, la loro salute fisica e mentale e la salute morale del nostro Paese.

Chiediamo a tutte le madri, i padri, le famiglie, le associazioni, i sindacati e le organizzazioni politiche per le quali è scandaloso e intollerabile attaccare i bambini di firmare questo appello e di unirsi alla nostra MARCIA CONTRO IL RAZZISMO, L’ISLAMOFOBIA E PER LA PROTEZIONE DEI BAMBINI il 21 aprile 2024, anniversario della morte di Amine Bentounsi, nostro fratello, nostro figlio e figlio del nostro Paese.

Vi invitiamo a incontrarci a Parigi il 21 aprile 2024 alle 14.00 per una grande marcia da Barbès a République, dove si terrà un gigantesco concerto per piangere i nostri morti e celebrare la speranza.

In risposta all’appello di Yessa Belkhodja, del collettivo di difesa dei giovani del Mantois, e di Amal Bentounsi, del collettivo Urgence Notre Police Assassine, letto il 17 dicembre 2023, durante la marcia a sostegno della lotta del popolo palestinese nel corteo di Urgence Palestine.

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