InfoAut
Immagine di copertina per il post

Taranto nel Mar grande delle contraddizioni globali di classe

Forse per difendere tutto questo, Taranto sta diventando il crocevia di strategie sindacali, padronali e politiche. Qui ricadono le contraddizioni e i conflitti che da tempo attraversano la società italiana.

Due ministri spediti in fretta e furia a imporre le volontà di un governo industriale non sono una cosa che a Taranto si veda tutti i giorni. Il 17 agosto a contestare la discesa dei «tecnici» Corrado Clini e Corrado Passera, inviati per capire come bloccare tecnicamente la magistratura, c’erano 2000 persone riunite intorno al «Comitato cittadini, e lavoratori liberi e pensanti». Non c’erano le folle ma, per una città fino a poco fa ostaggio di se stessa, questi numeri sono significativi. La composizione trascinata in piazza da «u tre rote», che aveva già reso palese la debolezza sindacale il 2 agosto durante lo sciopero, era piuttosto variegata: ambientalisti della prima ora, abitanti del quartiere Tamburi (adiacente all’acciaieria e il più colpito dall’incidenza dei tumori), centri sociali e attivisti politici di movimento, sindacati di base, la Taranto munita di coscienza civica e una manciata di operai.

In effetti, in questi quindici giorni i sindacati confederali non sono certo stati a guardare. Diventa sempre più chiara l’aziendalizzazione di Fim-Cisl e Uilm-Uil, prone agli interessi del padronato con l’idea che questa mossa possa salvaguardare l’occupazione e il ruolo del sindacato. Una parte degli operai, come a Pomigliano e Mirafiori, è schiacciata su queste posizioni ritenendo impraticabili altre strade. La Fiom-Cgil, dal canto suo, ha cercato di uscire dall’angolo in cui si era cacciata, ma non ha con ciò eliminato le sue difficoltà. A Taranto come in altre parti d’Italia è una Fiom che non ha propriamente le caratteristiche che il suo leader, Maurizio Landini, ha raccontato in questi anni. Commissariata e in una continua emorragia di iscritti, solo nelle ultime due settimane si è smarcata dall’abbraccio mortifero di Fim e Uilm. Il segretario regionale Donato Stefanelli, per esempio, qualche giorno fa ha espresso una chiara opinione sulla Masseria Vaccarella, circolo del dopolavoro di proprietà dell’Ilva, ma gestito dai sindacati. «L’accordo con l’Ilva che trasferì ai sindacati la gestione del circolo Vaccarella va ridiscusso… Il sindacato non deve gestire nulla, deve tornare a fare il sindacato… Noi, dobbiamo stare con i lavoratori». Stefanelli parla «da presidente della Fondazione Vaccarella». Se, quando ha finito di occuparsi del dopolavoro, trova il tempo e lo slancio per occuparsi anche del lavoro e delle sue condizioni dentro e fuori la fabbrica, magari la Fiom a Taranto fa un passo avanti.

La forza del tre ruote è stata quella di scuotere anime rassegnate, di dar voce e carattere a quei lavoratori, precari, studenti annebbiati dai fumi industriali. Senza troppe strategie, è stato lanciato un messaggio di cambiamento che poco timore sembra avere degli orizzonti catastrofici che gli vengono contrapposti dalla stampa, dai politici e dai sindacalisti di turno. Riprendersi il proprio presente e subito, senza farsi schiacciare dal potere del capitale. La mancanza di una base operaia allargata e l’eccessiva apertura di credito alla magistratura sono i più evidenti limiti della mobilitazione del 17 agosto. A risolvere uno dei due limiti immediati probabilmente ci ha già pensato sia il governo – che ha rinunciato a ricorrere contro le decisioni del gip – sia il procuratore di Lecce che si è detto soddisfatto dei risultati dell’incontro tra governo, parti sociali e ILVA, rimandando, guarda caso a una valutazione tecnica, il problema del blocco della produzione a caldo. Insomma, quello che a prima vista sembrava essere il puzzle scomposto della nuova governance economico-territoriale, sta ritrovando un po’ alla volta quella sintesi «statale» che pochi margini lascia alle speranze di chi aveva riposto il timone dell’iniziativa nelle mani della magistratura. I pezzi stanno tornando pian piano a posto, ricomponendo l’ordinato paesaggio «costituzionale» dello sfruttamento capitalistico. Con maggiori sfumature di verde (che non sono da sottovalutare), che lasciano però aperto il problema di trovare una sintonia con la tinta di rosso operaio con la quale il Comitato si era presentato sulla scena.

Il problema della base operaia resta quello più complesso perché attorno a esso si gioca tanto la questione della «forma politica» della lotta aperta dal Comitato quanto la sua capacità di attraversare quelle contraddizioni del lavoro e della rappresentanza sindacale che emergono ogni giorno con sempre maggiore forza. Le due questioni sono legate perché, come ha per esempio mostrato l’eterogenea esperienza americana di Occupy, la forza di incidenza e di innovazione politica si è manifestata in quelle situazioni, come a Oakland, capaci di intrecciare la loro lotta contro il capitalismo finanziario con quella di segmenti consistenti di lavoro migrante, precario e operaio. Non è un’operazione semplice. Lo è forse anche di meno in una situazione come quella di Taranto dove il diffuso, seppur legittimo, sentimento antisindacale anche tra gli stessi operai (sintomo più che evidente della crisi di un sistema) rischia di tramutarsi in un blocco di qualsiasi iniziativa che provi a scompaginare qualcosa anche dentro la fabbrica, nei suoi rapporti gerarchici di sfruttamento e ricatto. Dove le dimensioni e la mole di forza lavoro impiegata lasciano pensare all’impossibilità di ogni iniziativa politica autonoma, non mediata preventivamente dall’istituzione sindacale. D’altra parte non sembra nemmeno possibile risolvere il problema senza tener conto che a Taranto nel panorama di precarietà generalizzata esistono 11.000 eccezioni salariate. Questi 11.000 stanno in fabbrica, pur essendo cittadini, e chiedono reddito a partire dal loro salario e contro di esso. La richiesta di reddito a Taranto come altrove si mostra in tutta la sua complessità e non può essere ridotta a semplice slogan. A Taranto la richiesta di reddito avviene sia contro i limiti evidenti del salario percepito, sia per l’impossibilità di avere un reddito a causa del dispotismo della città industriale.

È per questa complessità che i numeri tarantini spaventano, ma impongono di non contrapporre i 2000 del 17 agosto a una forza lavoro di 16 o 17 mila unità circa (tra impiego diretto e indiretto nella produzione dell’acciaio). I numeri esprimono con forza ed evidenza che il destino di un’intera area si gioca sul nesso tra produzione e riproduzione sociale, tra presenza operaia e il complesso di problemi ambientali, di salute e di sussistenza di un territorio a geometria variabile, che supera di gran lunga i confini della città industriale. Il Comitato si trova di fronte a un bivio. Può accettare il rischio di attraversare questo spazio composito di differenze e contraddizioni, anche dure; oppure può rifiutare la città industriale nella logica della città espropriata della propria vita, delle proprie risorse e dei propri rapporti. Anche questa logica può esprimere il rifiuto della città industriale, ma rischia di restare confinata e quindi immune dalle differenze e dalla possibilità di fare presa su quelle contraddizioni tra gerarchie, potere, erogazione di forza lavoro, riproduzione e crisi della rappresentanza sindacale che paiono significativamente accumunare la presenza «operaia» all’interno della lotta di classe globale, come dimostrano le vicende indiane della Maruti e dei minatori di Soweto. Nella città dei due Mari, più che rinchiudersi nel Mar piccolo di una città che non c’è più, e che non ci sarà mai più, forse vale la pena di tentare la sorte e portare la barca a navigare nel Mar grande delle contraddizioni globali di classe.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

ilvataranto

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Decolonizzare la scienza

Dalle spedizioni dell’Ottocento al divario nella geografia dei centri di ricerca, c’è ancora un problema di colonialismo?

Immagine di copertina per il post
Culture

Dagli inferi di Manchester agli inferi della banlieue

Un estratto da Cronache marsigliesi. Scorci di guerra civile in Francia di Emilio Quadrelli (MachinaLibro, 2025)

Immagine di copertina per il post
Culture

La rivoluzione come una bella avventura / 5: S-Contro, storia di un collettivo antagonista

Sergio Gambino, Luca Perrone, S-Contro, Un collettivo antagonista nella Torino degli anni Ottanta, con i contributi di Salvatore Cumino e Alberto Campo, DeriveApprodi, Bologna 2024 di Sandro Moiso, da Carmilla «Noi sentivamo di avere una collocazione forte! Io nell’84, quando abbiamo cominciato, avevo vent’anni, eravamo giovani, ma ci sentivamo di avere un grande compito e anche […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Immaginare il comunismo, oggi.

Phil A. Neel, Nick Chavez, La foresta e la fabbrica. Contributi ad una fantascienza del comunismo, Porfido Edizioni, Torino 2025. di Sandro Moiso, da Carmilla Continua con la presente pubblicazione l’opera meritoria delle Edizioni Porfido di traduzione, pubblicazione e proposta all’attenzione del pubblico italiano delle riflessioni condotte sulla rivista online «Endnotes», di cui in passato ci […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Educazione Autonoma in Messico #2 – Esperienze Urbane

Siamo lietə di annunciarvi l’uscita di “Educazione Autonoma in Messico #2 – Esperienze Urbane”, un nuovo elemento della collana “Quaderni della Complicità Globale” realizzata in collaborazione con il progetto editoriale Kairos – moti contemporanei. da Nodo Solidale Nel volume abbiamo raccolto delle interviste, completamente inedite, dedicate all’educazione all’interno dei processi di organizzazione dal basso e  […]

Immagine di copertina per il post
Culture

E facciamo sto viaggio insieme!

Militanza Grafica e InfoAut insieme con una serie di vignette e grafiche per una contro-informazione di movimento. Uniamo le forze per colorare, per disegnare e per creare un nuovo mondo insieme. Una volta al mese troverete, una linea di vignette create ad hoc per il network di contro informazione storico italiano InfoAut. Unire la creatività […]

Immagine di copertina per il post
Culture

La terra promessa di Sion non è per i Giusti

“Mi addormentai così, oppresso dal cupo destino che sembrava incombere su di noi. Pensavo a Brigham Young, che nella mia fantasia di bambino aveva assunto le dimensioni di un gigantesco essere malvagio, un diavolo vero e proprio, con tanto di corna e di coda.” (Jack London, Il vagabondo delle stelle – 1915) di Sandro Moiso, […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Altri Mondi / Altri Modi – III edizione

Scommettere su altri mo(n)di possibili è l’ambizione del Festival Culturale Altri Mondi Altri Modi che anche quest’anno si terrà al centro sociale Askatasuna.

Immagine di copertina per il post
Culture

A.C.A.B.: la Val Susa secondo Netflix vs la realtà che viviamo

In Val Susa abbiamo avuto modo di vedere A.C.A.B., la serie prodotta dalla multinazionale americana Netflix e uscita ieri. da notav.info Eravamo curiosi di osservare come una fiction di tale portata avrebbe trattato la nostra terra e la nostra lotta. Quello che abbiamo visto non ci ha colpiti: la Val Susa, in questo caso, è […]

Immagine di copertina per il post
Culture

We are not robots – Cambiamento tecnologico e conflittualità

«Dalla miniera a cielo aperto di Lützerath in Germania alla “Zone à defendre” di Notre Dame des Landes passando per la lotta no tav in Val di Susa, negli anni a noi più vicini la battaglia contro lo strapotere della tecno-industria non ha né la fabbrica come epicentro, né la classe operaia come protagonista.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Seconda edizione della Convocatoria Ecologista a Taranto

Chiamata da Taranto per la seconda edizione della Convocatoria ecologista che avrà luogo dall’1 al 3 settembre. Tre giorni per affrontare le lotte ecologiste attraverso una chiave intersezionale: il discorso decoloniale e transfemminista sarà cardine del confronto proposto durante le giornate tarantine.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

TARANTO: NUOVO OMICIDIO SUL LAVORO. MUORE UN OPERAIO AL PORTO, SCHIACCIATO DAL TELAIO

Nuovo omicidio sul lavoro. A Taranto Massimo De Vita, 45 anni, è morto mentre lavorava questa mattina, intorno alle ore 8, al quarto sporgente del porto di Taranto, schiacciato da un pesante telaio metallico. Sembra che il telaio si sia improvvisamente sganciato mentre veniva spostato da una nave che trasportava pale eoliche, nel corso delle […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

GENOVA: TERZA E LUNGA GIORNATA DI RABBIA OPERAIA ALL’EX ILVA DI CORNIGLIANO

A Genova si è chiusa solo nel tardo pomeriggio la lunga (e terza) giornata di lotta del migliaio di dipendenti ex Ilva di Cornigliano contro l’annunciata cassa integrazione ordinaria in assenza di crisi aziendale. In tarda mattinata i lavoratori, in corteo, sono arrivati sotto la Prefettura, con un contatto tra operai e polizia. Il corteo […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Taranto: eppur si chiude

Alessandro Marescotti spiega “dati causa e pretesto, le attuali conclusioni” della vicenda Ilva, a seguire link ad articoli di Marina Forti, Antonia Battaglia, Gruppo di Intervento giuridico, Medicina Democratica, un documentario di Arte.tv, un articolo del quotidiano Domani, vignetta di Staino Da La bottega del Barbieri Anatomia di un disastro ambientale – Alessandro Marescotti Questa condanna […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Ex-Ilva: tragedia sfiorata nell’acciaieria a pochi giorni dalla sospensione di due lavoratori per “eccesso di diritto di critica”

Ennesimo incidente, ennesima tragedia sfiorata allo stabilimento siderurgico AcerlorMittal di Taranto. Ieri alle 7:30 nel reparto di CCO/2 (colata continua dell’Acciaieria 2) è avvenuta un’esplosione in paniera che ha causato la fuoriuscita incontrollata di acciaio liquido, ed ha fatto spostare i pulpitini presenti sulla linea, senza per fortuna causare feriti tra i lavoratori presenti nel […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Taranto: “Daspo fuori contesto” per i supporters dell’Ardita Due Mari

“Daspo fuori contesto” per i supporters dell’Ardita Due Mari che lo scorso febbraio avevano contestato la visita di Salvini a Taranto. Tali decreti, adottati dalla digos di Taranto, vanno a colpire dritto al portafoglio dei denunciati. Erano i primi giorni di febbraio, quando il leader della Lega Matteo Salvini continuava il suo continuo tour elettorale. […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Arcelor Mittal: è sciopero contro l’arroganza padronale

Dall’altro ieri 18 maggio lavoratrici e lavoratori di Arcelor Mittal di Genova e Novi Ligure sono in stato di agitazione, contro l’improvvisa (a dir poco) decisione dell’azienda di ricorrere alla cassa integrazione: gli operai sono arrivati in fabbrica come tutti i giorni, ma il loro badge era disattivato, la cassa integrazione è partita e nessuno […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Da Taranto – Non sui nostri corpi!

Ripubblichiamo dal portale del C.U.A. di Bologna alcune considerazioni di uno studente tarantino fuorisede iscritto all’UniBo, riflessioni pensate a partire dal primo caso di Coronavirus registrato nello stabilimento ex Ilva-ArcelorMittal (TA). CHIUSURA IMMEDIATA DELL’EX ILVA E DI TUTTE LE FONTI CHE PRODUCONO SFRUTTAMENTO E PRECARIETA’, SOLIDARIZZANDO CON TUTTA LA COMUNITA’ SUBALTERNA, BASTA LAVORARE E MORIRE! […]

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Ilva: No alla licenza di uccidere

Per capire a pieno, e misurare, la dose d’”istinto criminale” che guida le grandi transnazionali corsare che navigano con spirito predatorio nel gran mare della globalizzazione, quello dell’Ilva di Taranto è davvero un caso esemplare. Di Marco Revelli per volerelaluna.it Lo “scudo penale” che pretende “l’Acquirente”, come condizione per restare è una vera e propria […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

ILVA: (quasi) tutti con ArcelorMittal per la libertà di uccidere

O siamo liberi di uccidere senza conseguenze, o questo business non ci interessa. E’ questa, in soldoni, la posizione di Arcelor Mittal sul tema del futuro dell’ILVA. Un affare multimilionario per la multinazione indiana, con un piccolo problema: ILVA è una fabbrica di morte. E quindi, se non sarà possibile uccidere senza complicazioni, ILVA chiuderà. […]