Mumia era già stato trasferito in terapia intensiva alla fine di marzo, quando – dopo mesi di cure mediche negate per un eczema alla pelle – la sua situazione era precipitata. 

Due giorni fa la moglie è stata avvertita che Mumia si trovava di nuovo in ospedale; a quanto pare aveva febbre e ferite aperte sulle gambe. Ora si prospetta lo stesso disumano scenario già verificatosi alcune settimane fa: bloccato su un letto del reparto, sorvegiato notte e giorno, con visite e ricevimenti negati in maniera assolutamente arbitraria (l’ultima volta per 24 ore nemmeno i familiari e il suo avvocato riuscirono a vederlo o ottenere informazioni sulle sue condizioni di salute).

I suoi legali invitano nuovamente a fare pressione e a inviare solidarietà per pretendere alcune basilari richieste che tutelino la vita e la dignità di Mumia Abu Jamal: una diagnosi accurata della sua situazione, la possibilità per il suo medico di comunicare regolarmente e liberamente col personale e la possibilità di visite e colloqui.

FREE MUMIA!