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La disgustosa “parodia” dei Jackal sul video della bambina palestinese che piange

Che i Jackal fossero dei coglionazzi lo pensavo da tempo. Oggi è arrivata l’ennesima conferma. L’ultima loro “parodia” – ovviamente ripresa dalla schifosa “la repubblica” – della bambina palestinese che piange di fronte ad una impassibile Merkel è disgustosa, non fa ridere e genera solo tanta rabbia.

Eppure il video originale avrebbe dovuto farci tutti incazzare: la giovane Rim piange perché dopo 4 anni vissuti in Germania, nonostante abbia appreso la lingua del posto, nonostante i sacrifici della famiglia, nonostante, immaginiamo, si sia fatta degli amichetti, sarà a breve deportata insieme ai suoi genitori, cacciati dalla civilissima Europa. Come se gli esseri umani fossero dei pacchi privi di sentimenti e umanità di cui ce ne si può disfare quando è scaduto il pezzo di carta che li rende “legali”. E’ ormai così poco il valore umano che il capitale assegna ai nostri corpi

Di fronte all’umanità di Rim, il suo sogno di poter studiare all’università “come tutti” si contrappone la freddezza della Merkel, uno dei principali simboli del capitalismo europeo e dell’arroganza occidentale, la cui disumanità appare ancora più evidente quando, goffamente, prova a mostrarsi più umana avvicinandosi alla piccola palestinese. Ma il capitale non sa cosa significa piangere, non sa cosa sono i sentimenti e ignora l’umanità: e così la Merkel non offre nulla a Rim, non un parola d’amore, non una carezza, non ci pensa nemmeno per un attimo a realizzare il sogno della bambina di poter studiare. Piuttosto con freddezza e rigidità, con sguardi privi di vita le fa capire che le porte dell’ospitalità del suo Paese sono ormai chiuse annunciandole di fatto il ritorno al claustrofobico campo profughi in Libano. Ghetto in cui i nonni di Rim e in seguito i suoi familiari, vale la pena ricordarlo, sono stati costretti a vivere a causa della pulizia etnica compiuta dallo stato d’Israele (e le complicità dei paesi arabi).

Non dovremmo ridere di fronte al dramma umano di Rim. E non perché “è una bambina che piange” come spesso si sente dire scioccamente. Ma perché le sue lacrime dovrebbero essere le nostre, sono le lacrime degli emarginati di questi terra piegati dalla stessa freddezza e dalle barbarie del sistema capitalistico (e imperialista) ben rappresentati dagli occhi senza espressione della Merkel. Sono le lacrime delle centinaia di migliaia di greci che perderanno il lavoro “per restare in Europa”, le lacrime dei nostri disoccupati, precari e gli sfruttati nelle nostre città. Dovremmo sentirci tutti Rim, dovremmo tutti sentirci palestinesi dei campi profughi. Dovremmo provare rabbia di fronte a queste immagini perché arriva il momento nelle nostre vite in cui il riso deve farsi necessariamente da parte.

La satira è un’arte elevatissima, troppo per un gruppo di fighetti napoletani che giocano spesso parlando di politica. La cosa grave su cui tutti ci dovremmo interrogare non è tanto cosa facciano questi cialtroni, ma perché alla rabbia per Rim, molti di noi sostituiranno le risate procurate dalla loro “parodia”.

Roberto Prinzi – Cortocircuito

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